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mercoledì 6 gennaio 2016

BUONA BEFANA



AUGURI BEFANE
                                                                       

                                                                                 Ruisi Francesco

venerdì 18 settembre 2015

ALCAMO E IL SUO CRACK FINANZIARIO







Dissesto finanziario: cosa cambia per il cittadino e il Comune


Il crack di un Comune produce molteplici effetti che irrigidiscono l’operatività dell’ente producendo conseguenze anche sulla vita dei cittadini soprattutto in ambito economico finanziario e sociale. Tempi duri anche per gli amministratori considerati colpevoli di aver causato il default
L’art. 244 del testo Unico 267 del 2000 stabilisce che si ha dissesto finanziario quando il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori bilancio.
 Il dissesto finanziario di un ente locale non può essere equiparato al fallimento di un’impresa privata: l’ente locale non può cessare di esistere.
In caso di dissesto, si crea semplicemente una frattura tra passato e futuro. Nel caso del dissesto, infatti, pur essendo sentita l’esigenza di tutelare i creditori dell’ente occorre sempre considerare la necessità di assicurare al Comune la continuità di esercizio nonostante il grave stato di crisi in quanto gli squilibri economici finanziari che hanno causato lo stato di crisi dell’ente, non possono portare ad una forzata cessazione della sua attività.
 Gli oneri pregressi (compresi i residui attivi e passivi non vincolati), sono estrapolati dal bilancio comunale e passati alla gestione straordinaria. Un apposito Organo, nominato dal Presidente della Repubblica, si incarica delle insolvenze, attraverso la redazione di un piano di estinzione con il quale viene azzerata la situazione che ha creato il deficit, mentre l’Ente Locale con il suo consiglio eletto inizia una nuova vita finanziaria.
Introdotto per la prima volta nell'ordinamento giuridico italiano con l’articolo 25 del decreto legge 2 marzo 1989, in seguito l’istituto del dissesto finanziario si è modificato seguendo un’evoluzione che lo ha portato a trovare il maggiore equilibrio possibile fra i diritti dei cittadini e i diritti dei creditori dell’ente.
 Il risanamento dell’ente dissestato ha durata di cinque anni decorrenti da quello per il quale viene redatta l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato.

LA DICHIARAZIONE DI DISSESTO 

 La dichiarazione di dissesto finanziario è adottata, tramite apposita deliberazione, dal Consiglio Comunale il quale è tenuto a valutare le cause che hanno determinato lo squilibrio.
La deliberazione non è revocabile, deve essere accompagnata da una dettagliata relazione dell’organo di revisione economico finanziaria che analizzi le cause che hanno provocato il dissesto ed è trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutività, al Ministero dell’interno ed alla Procura regionale presso la Corte dei Conti competente per territorio.
 La deliberazione è pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Ministero dell’interno, unitamente al decreto del Presidente della Repubblica di nomina dell’organo straordinario di liquidazione.

LE CONSEGUENZE DEL DISSESTO

Il default di un ente locale produce una serie di effetti in cascata che ne irrigidiscono l’operatività soprattutto in ambito economico finanziario e sociale, ma anche politico perché i suoi effetti si ripercuotono sugli amministratori considerati colpevoli di aver causato il crack.
 Con il dissesto si pone fine alle gestioni economiche “squilibrate” e si obbliga l’ente ad applicare i principi di buona amministrazione, al fine di non aggravare la posizione debitoria.

Conseguenze sul piano finanziario.

 Dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione. 
Le procedure esecutive pendenti alla data della dichiarazione di dissesto, nelle quali sono scaduti i termini per l’opposizione giudiziale da parte dell’ente, o la stessa benché proposta è stata rigettata, sono dichiarate estinte d’ufficio dal giudice con inserimento nella massa passiva dell’importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese. 
I pignoramenti eventualmente eseguiti dopo la deliberazione dello stato di dissesto non vincolano l’ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle somme per i fini dell’ente e le finalità di legge.
Dalla data della deliberazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto i debiti insoluti a tale data e le somme dovute per anticipazioni di cassa già erogate non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria. 
Uguale disciplina si applica ai crediti nei confronti dell’ente che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione a decorrere dal momento della loro liquidità ed esigibilità.
Il Comune che va in dissesto non può contrarre mutui e non può impegnare per ciascun intervento somme complessivamente superiori a quelle definitivamente previste nell'ultimo bilancio approvato, comunque nei limiti delle entrate accertate. 
I relativi pagamenti in conto competenza non possono mensilmente superare un dodicesimo delle rispettive somme impegnabili, con esclusione delle spese non suscettibili di pagamento frazionato in dodicesimi.

Per le imposte e le tasse locali, diverse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, le aliquote e le tariffe di base vengono innalzate nella misura massima consentita:
 la delibera non è revocabile ed ha efficacia per cinque anni. Per la tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio e, per i servizi produttivi ed i canoni patrimoniali, devono applicare le tariffe nella misura massima consentita dalle disposizioni vigenti.
Per i servizi a domanda individuale (ad esempio mense scolastiche,  scuolabus, etc), il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti.

Conseguenze sul piano politico. 

Gli amministratori che la Corte dei Conti riconosce responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario,non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, ove la Corte, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. 
I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo.

Conseguenze sul piano sociale.

 Con il dissesto si hanno inevitabilmente risvolti economici e politici, ma purtroppo anche sociali, con il ridimensionamento della spesa per i costi del lavoro ed il collocamento in disponibilità del personale eccedente. 
L’ente locale dissestato è, infatti, obbligato a rideterminare la dotazione organica, dichiarando eccedente il personale comunque in servizio e in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti /popolazione (definiti in base al decreto emanato con cadenza triennale dal Ministero dell’Interno), fermo restando l’obbligo di accertare le compatibilità di bilancio. I dipendenti dichiarati in eccedenza sono collocati in disponibilità. 
La spesa per il personale a tempo determinato deve essere ridotta a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta a tale titolo per l’ultimo triennio antecedente l’anno cui l’ipotesi si riferisce.
 I contratti a tempo determinato di dirigenti, alte specializzazioni o funzionari dell’area direttiva, sono risolti di diritto.

LA PROCEDURA DI RISANAMENTO

 La procedura di risanamento necessaria a ritrovare l’equilibrio finanziario, viene affidata dal Testo Unico degli Enti locali all'organo straordinario di liquidazione ed agli organi istituzionali dell’ente (sindaco, giunta, Consiglio comunale). 
Il primo provvede al ripiano dell’indebitamento pregresso con i mezzi consentiti dalla legge mentre gli altri assicurano condizioni stabili di equilibrio della gestione finanziaria rimuovendo le cause strutturali che hanno determinato il dissesto.
Per i comuni con popolazione sino a 5.000 abitanti l’organo straordinario di liquidazione è composto da un singolo commissario nominato fra magistrati a riposo della Corte dei Conti, della magistratura ordinaria, del Consiglio di Stato, fra funzionari dotati di un’idonea esperienza nel campo finanziario e contabile in servizio o in  quiescenza degli uffici centrali o periferici del Ministero dell’interno, del Ministero del tesoro del bilancio e della programmazione economica, del Ministero delle finanze e di altre amministrazioni dello Stato, fra i segretari ed i ragionieri comunali e provinciali particolarmente esperti, anche in quiescenza, fra gli iscritti nel registro dei revisori contabili, gli iscritti nell'albo dei dottori commercialisti e gli iscritti nell'albo dei ragionieri.
L’organo straordinario di liquidazione ha potere di accesso a tutti gli atti dell’ente locale, può utilizzare il personale ed i mezzi operativi dell’ente locale ed emanare direttive burocratiche. 
L’ente locale è tenuto a fornire,a richiesta dell’organo straordinario di liquidazione, idonei locali ed attrezzature nonché il personale necessario.
L’organo straordinario di liquidazione può autorganizzarsi, e, per motivate esigenze, dotarsi di personale, acquisire consulenze e attrezzature le quali, al termine dell’attività di ripiano dei debiti rientrano nel patrimonio dell’ente locale. In ogni caso di accertamento di danni cagionati all'ente locale o all'erario, l’organo straordinario di liquidazione provvede alla denuncia dei fatti alla Procura Regionale presso la Corte dei conti ed alla relativa segnalazione al Ministero dell’interno tramite le prefetture.
                                                                                                          Francesco Ruisi 

sabato 25 luglio 2015

Il PSI SALVA RENZI DRITTI COME UN TRENO DI NUOVA GENERAZIONE DOVE TRA I VAGONI ESISTE L’IBRIDO.





Lucio Barani socialista della prima ora al momento unico parlamentare nel Nuovo PSI,  prescelto per guidare il neogruppo composto anche da Denis Verdini e i suoi  assieme salveranno il governo Renzi  

 Il PSI ritorna protagonista   dopo una lenta ma progressiva crescita, ora Matteo Renzi deve un “benvenuto formale”  e spazi  importanti  che potrebbero dare un nuovo slancio all’intero PSI.
Certo  Lucio Barani deve fare i conti con Denis Verdini toscano pure lui, dopo essersi fatto la guerra per anni si troveranno fianco a fianco imbarcati in questa avventura.
I veri nemici di questa operazione di governo  sono proprio quelli del PD  a cominciare del  capogruppo  Luigi Zanda avrebbe fatto volentieri a meno di un nuovo gruppo con cui trattare… poi c’è la starna posizione di  Saverio Romano che non  ha dato l’ok al suo senatore di riferimento, Giuseppe Ruvolo.
Il motivo? Romano avrebbe desiderato un ingresso formale in maggioranza e al governo,  e qualche immediato incarico di sottogoverno, e allora Romano ha tentato una strada diversa: la fusione dei verdiniani con Scelta Civica. Lui sarebbe diventato capogruppo alla Camera e avrebbe dato il via libera a Ruvolo, e poi preoccupato che  il PSI possa crescere in modo smisurato, tanto da spiazzare certe aree che hanno nostalgie di Socialismo.
                                                                                                         Ruisi Francesco 

mercoledì 22 luglio 2015

CONQUISTA SOCIALE PER LE FAMIGLIE DI ALCAMO





















 E' STATA VOTATA UNA NORMA A FAVORE DELLE FAMIGLIE DI ALCAMO .

 ieri sera in consiglio comunale ad Alcamo  è stata votata una norma che ha azzerato il limite minimo di reddito ISEE  per dare in comodato d'uso le case ai famigliari, usufruendone  i diritti di prima casa in seno alle tassazioni, norma  che andava contro la logica dell'aiuto sociale.
La norma, prima prevedeva che quelle famiglie  che avevano un ISEE  sotto i 5000,00 euro  non potevano usufruire del diritto come prima casa, la norma  assurda nel merito  penalizzava  le famiglie povere di Alcamo, era passata la logica che chi non lavora e ha un reddito a zero  non ha nessun diritto. Oggi la norma ha corretto questa anomalia.
il limite di reddito per dare in comodato d'uso al proprio famigliare passa da un parametro ISEE da zero a 15000,00 la modifica del regolamento Icu è di fatto  una conquista  per il popolo, contestata da alcune strane logiche   di gruppi consiliari che mistificano la realtà gridando che questa norma correttiva sarebbe una fucina per evasori fiscali. La strana  presa di posizione contro i cittadini di Alcamo  era stata tentata  presentando due emendamenti seduta stante il consiglio,  emendamenti che erano inammissibili  in quanto non confermate e firmate dai revisori, procedura che forzava è modificava la norma nazionale conquistando il primato Italiano in quanto Alcamo sarebbe stato l'unico comune a stravolgerla.
bocciati i proponenti  cioè Sinistra democratica  e ABC  che per l'occasione  si sono maritati,  in estremiss hanno abbandonato i lavori  nella speranza di mancato numero legale.
a conclusione  si può asserire che    con un detto Siciliano " L'ABBUFFICATO DI RANA UN CRIRI CHI LU POVIRU UN SI PO' SAZZIARI DI PANI"
                                                                                                 Ruisi Francesco

   



domenica 14 giugno 2015

fare solidarietà agli immigrati, quando i propri cittadini muoiono di fame.


fare  solidarietà agli immigrati, quando i propri cittadini muoiono di fame.

Ieri nella tarda serata, con il primo caldo,  ho deciso di fare una passeggiata in auto,girovagando per la mia Città  nei pressi di una pizzeria  vedo che  una persona   si aggirava  tutta imbacuccata  con  giubbotto e cappuccio, ad una distanza di venti metri,  la vedo in faccia, la riconosco, è una signora che sempre piena di orgoglio e fiera dei suoi figli, mai e poi mai, a differenza di altri mi hanno chiesto  qualcosa o di interagire nei vari banco alimentari oppure di fare una domanda di aiuto economico al comune.  la seguo con lo sguardo,  è mi accorgo, che quella persona  rovistava all'interno del cassonetto  posto sul retro.  io mi sono vergognato.  in quel momento ho deciso di non fermarmi per non mortificare ancora di più questa persona. ma tornando a casa  mi sono trovato con gli occhi lucidi, quando mio figlio  di soli cinque anni  prende il proprio salvadenaio  è mi propone di darne la metà alla signora, io non c'è la faccio più, e scoppio in pianto.

Un buon Padre di famiglia si può definire tale, quando prima di fare attività social bisiness, non si cura  nel dare da mangiare ai propri figli!.  

                                                                                                 Ruisi Francesco      

venerdì 12 giugno 2015

Angelino che confusione.


Angelino  rischia un ricovero forzato, quel diavolo lo fa sofrire,dopo il caso Azzolini, ncd non sa che pesce pigliare, la scelta e ardua tornare da quel bel pezzo di pesce Silvio, che come un ruba cuori fà le serenate d’amore ai Senatori di Angelino, oppure tenere banco a Matteo che ogni giorno è più esigente, del resto in amore non ci sono regole.
Non tutto si può controllare, quando la casa scricchiola e non sai se reggerà.
 Inoltre  la De Girolamo con la Lorenzin  cercano riaprire l’ex casa chiusa di Arcore… e Quagliarello poco sobrio dice:  «Non possiamo restare immobili, né continuare a subire passivamente, quanto dobbiamo ancora farci aggredire? Non siamo mica tutti Marrazzo!».

Rancori e faide ministeriali, senatori pronti a tutto, Total Caus al centro, ventre molle della maggioranza, nuovo incubo di Palazzo Chigi. La Boschi avverte Matteo, cosi ci tocca SILVO.
Non tanto per volontà ribaltonista, piuttosto per l’estrema confusione di cui è preda Ncd. E se ai piani alti del Pd l’allerta è tornata a crescere, Silvio Berlusconi ha fiutato l’odore del sangue, è ha ripreso a telefonare con una certa insistenza ai senatori di Alfano inviando messaggi sublimi : «Se mollate il governo, io rompo con Salvini per ricostruire assieme a voi il centrodestra».

Il ministro dell’Interno, però, ha già deciso la linea: guerra senza quartiere per difendere Giuseppe Castiglione – potente sottosegretario a lui legato da incrollabile sodalizio - barricate di cartone per il presidente della commissione Bilancio. Non a caso, due big del calibro di Maurizio Lupi e Renato Schifani mettono le mani avanti: «Azzollini? La tenuta dell’esecutivo non si discute».

la linea illustrata da Quagliariello ai senatori di NCD è, che c’è spazio per ricostruire il centrodestra, lontani dagli estremismi di Salvini, rompere prima che sia troppo tardi, il problema, insomma, è soprattutto quello di capire come e quando staccarsi dall’attuale esecutivo. Del resto la collaborazione con il Pd è temporanea.

 Qualche senatore, sottovoce, spera addirittura che Alfano usi il pugno di ferro sciogliendo presto il consiglio comunale di Roma per scatenare l’inferno nel Pd. Poi ci sono gli appetiti ministeriali.

Di pensiero opposto è Renato Schifani,che  difende a spada tratta l’esecutivo. Ma MATTEO però, è stato chiaro: «Voglio una donna al governo». Promozione per la deputata Dorina Bianchi, dunque? Apriti cielo. La verità è che in cima alle preoccupazioni centriste c’è questa legge elettorale. Con l’Italicum l’Ncd trema e Silvio ha gioco facile a tentare i vecchi compagni di squadra.
                                                                                                               Ruisi francesco

domenica 24 maggio 2015

lo ha detto Berlusconi Silvio


testuali parole  di Silvio Berlusconi

CIT:
"Io alle europee ho decretato la decadenza politica di Grillo. Oggi non c'è nessuna possibilità che vada da alcuna parte, i suoi parlamentari non contano nulla. E' una ferita nel complesso della democrazia, ma non è più un pericolo. Il disegno politico dei Cinque Stelle è un modello demenziale e non porta da alcuna parte."