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domenica 12 gennaio 2014

Assunzioni ATM: opportunità di lavoro, anche per disabili


Assunzioni ATM: opportunità di lavoro, anche per disabili

ATM è alla ricerca di alcune figure professionali da poter assumere ed inserire all’interno del proprio organico presente sul nostro territorio nazionale. Vediamo alcune delle possibilità di impiego attualmente attive e parte dei requisiti richiesti per potersi candidare e sperare di essere assunti.

ATM, società di proprietà del comune di Milano, che si occupa della gestione del trasporto pubblico (autobus, filobus e tram) nel capoluogo lombardo, sta cercando nuove risorse da poter impiegare nel proprio team presente in Italia e, per la precisione, a Milano.

Economisti

I candidati, inseriti in team funzionali della Direzione Finanza Amministrazione e Controllo, si occuperanno di attività di back - office in area amministrativo – contabile -  rilevazione costi e ricavi – consuntivazione e analisi.
Requisiti
Laurea in Economia, preferibilmente Economia Aziendale/Finanza
Esperienza nel settore
Conoscenza del PC e del pacchetto Microsoft Office
Buona conoscenza della lingua inglese
Predisposizione al lavoro in team
Buone capacità relazionali
Capacità di problem solving
Non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso
Preferibilmente, possesso dei requisiti di cui all’art. 1 legge 68/99

Preferibilmente, appartenenza alle categorie protette di cui all’art. 18 legge 68/99

Concorso CIAPI: 1415 posti in Sicilia, richiesta licenza media e diploma




Concorso CIAPI: 1415 posti in Sicilia, richiesta licenza media e diploma

Sono ben 1415 i posti messi a disposizione dal nuovo concorso CIAPI, ovvero dal Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato che, da numerosi anni, opera attivamente nel campo della formazione professionale in Sicilia con l’obiettivo di portare avanti un reale sviluppo delle risorse umane del territorio in modo da poter rispondere concretamente alle esigenze dell’isola. 

Recentemente, infatti, è stato indetto in bando di concorso che offrirà numerose opportunità di lavoro in Sicilia, finalizzato all’assunzione a tempo determinato di 321 tutor, 60 responsabili di processo, 514 formatori,182 segretari didattici, 182 segretari amministrativi e 156 ausiliari. 

Il Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato si occupa di realizzare interessanti interventi formativi rivolti a studenti, lavoratori e disoccupati, ma anche ad imprese, sia pubbliche che private, e alle amministrazioni in modo da poter operare attivamente per il rilancio economico dell’isola mediante la creazione di numerose opportunità di lavoro in Sicilia.


Il concorso CIAPI prevede la creazione di 1415 posti di lavoro a tempo determinato con il CCNL per 36 ore settimanali, della durata complessiva di 7 mesi che potranno essere ulteriormente prorogabili in caso di esigenze particolari.
Per quanto concerne i nuovi posti di lavoro messi a disposizione, si sottolinea la richiesta di ben 514 formatori in differenti aree, ovvero scientifica, tecnico-professionale, lingue straniere, giuridico-economica. Coloro che saranno ritenuti idonei saranno impiegati in vari settori di insegnamento: energie alternative; comunicazione multimediale; mediazione culturale; artistico; turistico-portuale; termo idraulico; assistenza socio assistenziale e servizi per l’infanzia; ristorazione, pasticceria e cucina; restauro ligneo; smaltimento rifiuti; energie alternative; elettrico/elettronico ed acconciatura/estetica.

Naturalmente, da questa numerosa offerta di settori di insegnamento, si comprende come si miri da un lato a dare lavoro a tante persone che, in base alle proprie competenze, potranno esercitare il proprio ruolo di formatore e, dall’altro lato, si punta a creare numerose opportunità di lavoro in Sicilia rivolte a quanti frequenteranno i corsi di formazione che saranno organizzati in seguito in modo da poter investire nel proprio futuro professionale e poter realmente ambire a migliore le proprie attuali condizioni sia economiche che lavorative.

Per quanto riguarda la partecipazione al concorso CIAPI, è necessario:

·         essere iscritti all’albo regionale degli operatori della formazione professionale siciliana;
·         non aver riportato alcun tipo di condanna penale;
·         avere la cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione Europea e non essere al momento impiegati in attività inerenti il campo della formazione.

Oltre a questi requisiti “standard”, se desiderate presentare la vostra candidatura è necessario possedere i seguenti requisiti professionali e didattici relativi alle esigenze organizzative e tecniche dei corsi di formazione in cui si verrà impiegati: 

·         Per i formatori in materie teoriche e i tutor bisogna essere in possesso almeno del diploma;
·         Per il personale ausiliario è richiesta la licenzia media;
·         Per i formatori pratici è necessario essere in possesso di valida esperienza professionale di almeno 5 anni comprovata da apposita documentazione;
·         Per il responsabile dei processi, il segretario amministrativo e quello didattico si richiede almeno ildiploma di secondo grado. 

Se siete interessati a partecipare al concorso CIAPI avete tempo per presentare la vostra candidatura fino al21 gennaio 2014. Dopo aver completato la procedura online dovrete inviare la documentazione richiesta in busta chiusa al seguente indirizzo: CIAPI, sede in Priolo n.51, 96010 Siracusa.

Per avere maggiori informazioni e consultare attentamente il bando di concorso relativo alle numeroseopportunità di lavoro in Sicilia, basta scaricare il file allegato.


venerdì 10 gennaio 2014

Le soluzioni anticrisi del governo letta: Via il Superbollo dalle auto di lusso.




il governo pronto a cancellare la sovrattassa sulle auto di grossa cilindrata.
Secondo indiscrezioni il governo sarebbe pronto a cancellare il 'superbollo' sulle auto di grossa cilindrata.
La settimana prossima l'esecutivo incontrerà i rappresentati del settore auto, per accordarsi,  ad  eliminare la sovrattassa sulle vetture con più di 185 kW (248 cavalli) , Il 'superbollo' fu introdotto dall'esecutivo Berlusconi a luglio 2011, con una sovrattassa di 10 euro (saliti a 20 euro col governo Monti) per ogni kW eccedente i 225 (adesso scesi a 185). La misura fù definita dal decreto 'Salva Italia' firmato dal governo Monti, tale decreto, introdusse una sovrattassa per le macchine di lusso.
Oggi il decreto, dovrebbe andare definitivamente cancellato, infatti la prossima settimana, probabilmente martedì o mercoledì, e' in calendario un incontro tra esponenti del settore auto e il governo che  sarebbe disposto  a fare un passo indietro per ridare un po' di ossigeno a un mercato che, soprattutto nel settore delle auto di lusso, ha vissuto un 2013 di forte contrazione.
Già a settembre, il viceministro dell'Economia Luigi Casero ha evidenziato che il superbollo "e' stato sbagliato metterlo e costa pochissimo toglierlo" e che "il settore dell'auto e' trainante, per cui e' fondamentale un'azione di sostegno". 
In sostanza, l'eliminazione della sovrattassa avrebbe un impatto molto limitato sul gettito nel breve periodo e potrebbe invece assicurare un aumento degli introiti per lo Stato nel medio periodo.
                                                                                    Ruisi Francesco 

martedì 7 gennaio 2014

L’Italia e le sue soluzioni sul precariato















A VOLTE ANDARE DIETRO I POLITICI  PAGA.

Sentenze esemplari dalla Corte di Giustizia a Lussemburgo. Entro settembre l’Italia potrà liberarsi di 250 mila precari partendo dalla scuola.
Con due sentenze del 12 dicembre la Corte di Giustizia europea con sede in Lussemburgo ha bocciato la legislazione italiana che nega il riconoscimento delle tutele dei precari della pubblica amministrazione.
Le amministrazioni  statale che  hanno usato per anni  un esercito di circa 250 mila lavoratori precari : licenzia e riassume con contratti precari 133 mila persone nella scuola, 30 mila nella sanità, fino a 80 mila nelle regioni e negli enti locali.
Confermando la tesi del Tribunale di Napoli, la Corte europea sostiene che lo Stato italiano è il datore di lavoro di ultima istanza e quindi deve rispettare la direttiva 70 del 1999 della Commissione Europea che proibisce a tutti gli stati membri dell’Unione di rinnovare i contratti precari oltre 36 mesi, cioè tre anni.
 La Corte europea ha ribadito che deve essere applicato il decreto 368 del 2001, emanato per recepire la direttiva europea, e mai da allora applicato. Perché lo Stato, come qualsiasi altra azienda alla ricerca della scorciatoia per non assumere e prolungare all'infinito lo sfruttamento di lavoro intermittente, senza tutele pensionistiche e per la disoccupazione, ha modificato il testo del decreto nel 2007. Ciò ha provocato l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nel 2010 per quanto riguarda il personale amministrativo (Ata) nella scuola.
Nel corso del 2013, a favore di tutti i precari alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Le sentenze della Corte di Giustizia che riguardano esplicitamente i precari della scuola sono previste tra il luglio e il settembre 2014. Nel frattempo si stanno moltiplicando le ordinanze dei tribunali nazionali (da Trento a Trapani) che condannano al risarcimento dei danni per il precariato pluriennale inflitto.
I giudici italiani dovranno successivamente applicare gli orientamenti della corte europea, decidendo se procedere ad una stabilizzazione oppure ad un risarcimento.
 Per il governo italiano, sempre attento ad applicare con puntiglio le regole dettate dell’Europa  sulla parità del bilancio o sulla riduzione del debito pubblico, l’applicazione delle sentenze europee a difesa dei diritti dei precari potrebbe essere una catastrofe finanziaria.

Ora c’è da decidere quale è il danno minore.

 Stabilizzare la mostruosa anomalia creata in 20 anni di precariato selvaggio ha un costo proibitivo. Limitarsi a risarcire i danni procurati potrebbe essere peggio.

Lo Stato Italiano deve quindi provvedere a stabilizzare direttamente i precari e questo vale per tutti i livelli dell’amministrazione.
La Corte potrebbe condannare lo Stato Italiano a pagare multe fino a 8 milioni di euro per singolo caso.

                                                                                 Ruisi Francesco

domenica 5 gennaio 2014

AUGURI A TUTTE LE BEFANE



AFFETTUOSI AUGURI

                                                                                Ruisi Francesco

case di tolleranza con la chiusura solo degrado e criminalita






In Italia la prostituzione è stata regolamentata dallo Stato fin dai tempi antichi. Nel Regno delle Due Sicilie, già nel 1432, era stata rilasciata una reale patente per l'apertura di un lupanare pubblico; e anche nella Serenissima Repubblica di Venezia esistevano numerose case di prostituzione. Case di tolleranza erano presenti anche nello Stato pontificio. Il Regno di Sardegna introdusse il meretricio di stato (pensato, voluto e realizzato da Cavour), anche e soprattutto per motivi igienici, lungo il percorso delle truppe di Napoleone III nella seconda guerra di indipendenza italiana, sul modello di quanto già esisteva in Francia dai tempi del primo Napoleone.
Con l'unità d'Italia, una legge del 1860 estendeva questa pratica a tutto il paese, dove peraltro esisteva già una ricca tradizione di tolleranza in varie regioni. Lo Stato italiano si faceva carico di fissare anche i prezzi degli incontri a seconda della categoria dei bordelli, adeguandoli al tasso di inflazione. Ampi consensi popolari erano andati, ad esempio, al ministro degli Interni Giovanni Nicotera quando, nel 1891, aveva dimezzato il prezzo di un semplice trattenimento in una casa di terza classe, con ulteriori sconti per soldati e sottufficiali, mentre Urbano Rattazzi, anni prima, aveva persino stabilito con un decreto ministeriale che una prestazione basilare doveva durare venti minuti.
Il regime fascista, con il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931, aveva imposto misure restrittive nei confronti delle prostitute, obbligate a essere schedate dalle autorità di pubblica sicurezza e sottoposte a esami medici obbligatori. La frequentazione di case di tolleranza era, prima della loro chiusura, una pratica abbastanza consueta presso la popolazione maschile, mentre le donne che entravano a far parte della schiera delle prostitute avevano poche possibilità di affrancarsi da un mestiere che spesso era fonte di malattie veneree e quindi di una minore aspettativa di vita.
Anche dopo la fine della seconda guerra mondiale l'opinione pubblica era in buona parte favorevole alla prostituzione legalizzata, sia per ragioni di igiene pubblica, sia per la volontà di porre un divario con le ragazze destinate a diventare spose e madri e per garantire alla popolazione maschile una valvola di sfogo per i propri istinti sessuali.
poi arrivo la  Legge Merlin, è il nome con cui è nota la legge 20 febbraio 1958 n. 75 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 1958), della Repubblica Italiana chiamata in questo modo in quanto la prima firmataria era la senatrice socialista Lina Merlin.
Con questa legge veniva stabilita, entro sei mesi dall'entrata in vigore della Legge, la chiusura delle case di tolleranza, l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e l'introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui.
La tenacia di Lina Merlin nel portare avanti, fin dal momento della sua elezione, la propria lotta al lenocinio (favoreggiamento) inteso come sfruttamento di prostitute (e, di fatto, quindi decretare l'illegalizzazione della prostituzione) portò all'approvazione dell'omonima e ampiamente discussa legge.
Il suo primo atto parlamentare era stato quello di depositare un progetto di legge contro il sesso in compravendita e l'uso statale di riscuotere la tassa di esercizio. Un incentivo alla sua azione legislativa venne dall'adesione dell'Italia all'ONU. In virtù di questo evento, il governo dovette sottoscrivere diverse convenzioni internazionali tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (del 1948) che, tra l'altro, faceva obbligo agli Stati firmatari di porre in atto "la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione".
Dagli anni ottanta nel dibattito politico italiano hanno preso corpo numerose richieste per l'abrogazione - in tutto o in parte - della Legge Merlin, giudicata non più al passo con i tempi. La legge è ritenuta da più detrattori[senza fonte] non idonea a gestire il fenomeno della prostituzione in Italia che, di fatto, rimane una realtà presente e costante. In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato. Ciò ha permesso il proseguire, di fatto, della mercificazione corporale nelle strade oltre che nelle case, ma nella clandestinità.
Inoltre, prima dell'entrata in vigore della legge la prostituzione nelle strade era molto poco diffusa, mentre dopo l'entrata in vigore è aumentata notevolmente[senza fonte]. Negli anni novanta, soprattutto, si è sviluppato il fenomeno della prostituzione legata all'immigrazione clandestina, esploso poi negli ultimi anni: le prostitute in strada sono nella quasi totalità straniere. Due le etnie più rappresentate: nigeriane da una parte ed europee dell'Est dall'altra.
Il traffico di donne, talvolta anche minorenni, e i lauti guadagni del loro sfruttamento, è passato sotto il controllo delle mafie italiane e dei loro Paesi d'origine, sempre più presenti queste ultime sul territorio italiano. Queste nuove schiave, legate al traffico di esseri umani, sono oggi, di fatto, un problema irrisolto che ripropone con urgenza il ripensamento di tutte le leggi in questo campo, a cominciare dalla stessa legge Merlin.
Tuttavia al giorno d'oggi una regolamentazione più specifica del fenomeno parrebbe opinabile, dato che la prostituzione genera in Italia un notevole indotto (50000-70000 prostitute coinvolte, 9 milioni di clienti, 19-25 miliardi di euro il giro d'affari stimato) sottratto all'imposizione fiscale.
Il dibattito politico negli anni 2010 - 2012 sul tema è però risultato sterile dal punto di vista dei risultati, dato che attualmente la normativa in materia è la stessa del 1958, nonostante le numerose proposte di modifica presentate dai politici dei vari schieramenti.
ma oggi ci si domanda, il proibizionismo,se è accertato il suo fallimento, considerato il fatto che e solo fonte  economica per la criminalità organizzata,degrado,sfruttamento, malattie. Se tutto questo sistema venisse regolamentato, non si raggiungerebbero segni di  buona civiltà.  
                                                                                       Ruisi Francesco

sabato 4 gennaio 2014

dirette anche sulle commissioni consiliari del Comune diAlcamo



Visto i continui lavori delle commissioni, dove sicuramente con fatica,serietà e trasparenza  queste commissioni lavorano per il bene della nostra  Città, al fine di sfatare  le dicerie,  che tali in oggetto non meritano i costi sostenuti, affermando che sono soldi buttati, c'è addirittura, chi in piazza, dice di più, in merito ai compensi.
Vogliamo,  suggerire, le dirette, cosi come  già, per il consiglio comunale, si adottino anche per le commissioni.   Al solo fine di  migliorare l'approccio politico con i cittadini,  che  invitiamo  assieme a gl' addetti ai lavori, di approfittate di questo e/o altri post, per esprimere le Vostre idee in merito.
Le commissioni sono cosi composte:

Commissione Elettorale Comunale

Componenti effettivi:
·         Ruisi Mauro
·         Pipitone Antonio
·         Dara Francesco

Componenti supplenti:
·         Allegro Anna Maria
·         Campisi Giuseppe
·         Caldarella Gioacchina

I commissione consiliare

Presidente:
          Milito Stefano (1959) (PD)
E-mail: commissione1@comune.alcamo.tp.it
Componenti:
·         Raneri Pasquale Vice Presidente (PDL - Cantiere Popolare - Grande Sud)
·         Caldarella Gioacchina (UDC)
·         D'Angelo Vito Savio (Patto per Alcamo (art.3 c.1° regolamento comunale))
·         Longo Alessandro (PD)
·         Milito Stefano (1962) (Insieme per Alcamo)
·         Trovato Salvatore (Area Democratica)
·         Vesco Benedetto (Uniti per Alcamo - API)
Responsabilità:
·         Affari Generali e del Personale
·         Cultura e Scuola
·         Sport e Turismo
·         Problemi Giovanili
·         Solidarietà Sociale
·         Assistenza e Beneficenza Pubblica
·         Igiene e Sanità

II commissione consiliare

Presidente:
Vario Marianna (PD)
E-mail:  commissione2@comune.alcamo.tp.it
Componenti:
·         Di Bona Lorena Vice Presidente (Area Democratica)
·         Calvaruso Alessandro (PD)
·         Dara Sebastiano (ABC - Alcamo Bene Comune)
·         Pirrone Rosario Dario (Patto per Alcamo)
·         Rimi Francesco (Nuova Presenza - SEL)
·         Stabile Giuseppe (PD)
Responsabilità:
·         Bilancio
·         Programmazione
·         Finanze
·         Patrimonio
·         Contenzioso
·         Affari Legali
 

III commissione consiliare

Presidente:
Nicolosi Antonio (Di Pietro - Italia dei Valori)
E-mail:  commissione3@comune.alcamo.tp.it
Componenti:
·         Dara Francesco Vice Presidente  (UDC)
·         Allegro Anna Maria (Per il Partito del Sud - Noi Sud)
·         Caldarella Ignazio (Gruppo Misto)
·         Ferrarella Francesco (PD)
·         Intravaia Gaetano (Area Democratica)
·         Ruisi Mauro (ABC - Alcamo Bene Comune)
Responsabilità:
·         Lavori Pubblici
·         Urbanistica e Pianificazione del Territorio

IV commissione consiliare

Presidente:
Pipitone Antonio (Area Democratica)
E-mail:  commissione4@comune.alcamo.tp.it
Componenti:
·         Castrogiovanni Leonardo Vice Presidente (PDL - Cantiere Popolare - Grande Sud)
·         Campisi Giuseppe (Nuova Presenza - SEL)
·         Coppola Gaspare (Insieme per Alcamo)
·         Fundarò Antonio (PD)
·         Lombardo Vito (ABC - Alcamo Bene Comune)
·         Sciacca Francesco (Di Pietro - Italia dei Valori)
Responsabilità:
·         Politiche Agricole
·         Attività Produttive
·         Ambiente
·         Sicurezza
·         Mobilità Urbana
·         Politiche Energetiche