Visualizzazioni totali

martedì 7 gennaio 2014

L’Italia e le sue soluzioni sul precariato















A VOLTE ANDARE DIETRO I POLITICI  PAGA.

Sentenze esemplari dalla Corte di Giustizia a Lussemburgo. Entro settembre l’Italia potrà liberarsi di 250 mila precari partendo dalla scuola.
Con due sentenze del 12 dicembre la Corte di Giustizia europea con sede in Lussemburgo ha bocciato la legislazione italiana che nega il riconoscimento delle tutele dei precari della pubblica amministrazione.
Le amministrazioni  statale che  hanno usato per anni  un esercito di circa 250 mila lavoratori precari : licenzia e riassume con contratti precari 133 mila persone nella scuola, 30 mila nella sanità, fino a 80 mila nelle regioni e negli enti locali.
Confermando la tesi del Tribunale di Napoli, la Corte europea sostiene che lo Stato italiano è il datore di lavoro di ultima istanza e quindi deve rispettare la direttiva 70 del 1999 della Commissione Europea che proibisce a tutti gli stati membri dell’Unione di rinnovare i contratti precari oltre 36 mesi, cioè tre anni.
 La Corte europea ha ribadito che deve essere applicato il decreto 368 del 2001, emanato per recepire la direttiva europea, e mai da allora applicato. Perché lo Stato, come qualsiasi altra azienda alla ricerca della scorciatoia per non assumere e prolungare all'infinito lo sfruttamento di lavoro intermittente, senza tutele pensionistiche e per la disoccupazione, ha modificato il testo del decreto nel 2007. Ciò ha provocato l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nel 2010 per quanto riguarda il personale amministrativo (Ata) nella scuola.
Nel corso del 2013, a favore di tutti i precari alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Le sentenze della Corte di Giustizia che riguardano esplicitamente i precari della scuola sono previste tra il luglio e il settembre 2014. Nel frattempo si stanno moltiplicando le ordinanze dei tribunali nazionali (da Trento a Trapani) che condannano al risarcimento dei danni per il precariato pluriennale inflitto.
I giudici italiani dovranno successivamente applicare gli orientamenti della corte europea, decidendo se procedere ad una stabilizzazione oppure ad un risarcimento.
 Per il governo italiano, sempre attento ad applicare con puntiglio le regole dettate dell’Europa  sulla parità del bilancio o sulla riduzione del debito pubblico, l’applicazione delle sentenze europee a difesa dei diritti dei precari potrebbe essere una catastrofe finanziaria.

Ora c’è da decidere quale è il danno minore.

 Stabilizzare la mostruosa anomalia creata in 20 anni di precariato selvaggio ha un costo proibitivo. Limitarsi a risarcire i danni procurati potrebbe essere peggio.

Lo Stato Italiano deve quindi provvedere a stabilizzare direttamente i precari e questo vale per tutti i livelli dell’amministrazione.
La Corte potrebbe condannare lo Stato Italiano a pagare multe fino a 8 milioni di euro per singolo caso.

                                                                                 Ruisi Francesco

1 commento:

  1. gentile ruisi mi viene di farti una domanda : per i non precari disoccupati da 10 , 20 o più anni , che non hanno avuto modo di farsi raccomandare per essere assunti come precari , magari non avevano nessun amico politico o perchè non hanno voluto sottomettersi al politico di turno , non è previsto nessun risarcimento e nessuna assunzione ? sono dei paria ? hanno meno diritti dei precari ? io credo che anche a loro spetti un risarcimento . Che ne pensi. Occorrerà che facciano ricorso anche loro alla Corte di Giustizia e chiedano anche loro un risarcimento. O mi sbaglio ?

    RispondiElimina