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sabato 23 gennaio 2016

PER LE VIOLENZE A COLONIA L'IMAM SAMI ABU-YUSUF GIUSTIFICA I VIOLENTATORI E ACCUSA LA DONNA OCCIDENTALE





imam
i•màm/
sostantivo maschile
1. Grande personaggio dell'Islam; per gli sciiti, ciascuno dei dodici ‘eredi’ del Profeta (da Alì al Mahdi), oggetto di un culto simile alla dulia dei cristiani; per i sunniti, il califfo, cioè il sovrano della monarchia universale musulmana.
2. Lettore dei sacri testi islamici; part., il confratello cui è affidata la direzione della preghiera rituale.


L’ Imam di una moschea salafita Sami Abu-Yusuf, ha parlato.


Quasi un mese fà a Colonia  la notte di capodanno un migliaio di uomini di origine Nord Africana, molti dei quali sono risultati  poi profughi immigrati accolti dalla Germania, si adoperarono a commettere a danno di giovani donne e ragazze,  intenti ai festeggiamenti di capodanno, una serie di aggressioni, violenze sessuali, furti e rapine.  Pare  che  l’Imam  Sami Abu-Yusuf  , in una intervista abbia giustificato  la furia violenta di centinaia di molestatori  “Integralisti Islamici”,  rincarando   punta il dito proprio sulle donne che hanno subito le violenze , colpevoli di vestirsi all’occidentale, in modo non appropriato alla cultura islamica, con l’aggravante di portare   indosso profumi che  istigano l’uomo “ISLAMICO INTEGRALISTA” .

 “Ciò che è successo a Capodanno è colpa delle ragazze, andavano in giro mezze nude e indossavano profumo.“Vestirsi così è come aggiungere benzina sul fuoco, non mi sorprende che gli uomini volessero attaccarle” - avrebbe dichiarato l’Imam a una tv russa, stando a ciò che riporta Breitbart.
Nella moschea, Sami Abu- Yusuf  predica una forma di islamismo ultra-conservatore: il luogo di culto finì addirittura sotto indagine nel 2004, quando i servizi segreti tedeschi tentavano di smantellare una rete segreta di mujaheddin.

Le cronache dei giorni scorsi ce lo ricordano, numerose donne sono state attaccate da una folla di uomini nel centro cittadino di Colonia alla vigilia di Capodanno. All'inizio, il numero delle aggressioni denunciate era arrivato a 521. Dall'inizio del 2016, le denunce per aggressione arrivate agli uffici di polizia sono arrivate a quasi 800.

La polizia di Colonia sta indagando su 21 persone provenienti dal Nord Africa che avrebbero commesso atti di rapina, furto e traffico di merce rubata. Attualmente otto sospettati sono in stato di fermo, uno di loro è accusato di violenza sessuale ai danni di una donna. I registri della polizia, dalla notte di Capodanno in poi, hanno raccolto centinaia di “testimonianze dell’ orrore” : in particolare, molte donne riferiscono di un assalto incontrollato di una folla di uomini vicino alle scale della cattedrale della città.

Le note rivelano poi di come gli uomini cercassero di mettere le mani dentro le loro calze o mutande. Alcuni avrebbero tentato di inserire le loro dita nelle parti intime delle malcapitate. Una donna ha riferito alla polizia di essersi ritrovata tra 20 uomini di aspetto nordafricano che cercavano di metterle le mani addosso, sia sul seno che sul sedere.

La lista delle denunce sembra dunque interminabile: tra queste, anche quella che riferisce di un gruppo di uomini intento a rubare borsette, cellulari e carte di credito durante uno spettacolo pirotecnico di fronte alla stazione ferroviaria della città. Da quella notte, sono state perlustrate altre città tedesche e altre città europee in Svezia, Finlandia e Austria. In seguito a questi attacchi di massa, numerose sono state le proteste in giro per l’Europa per limitare il processo di immigrazione dentro i confini dell’ Ue.
                                                                                                              Ruisi Francesco


venerdì 22 gennaio 2016

Indennità di disoccupazione NASpI






 Indennità di disoccupazione NASpI


 COSA E'

E' una prestazione economica, istituita dal 1° maggio 2015, che sostituisce l’indennità di disoccupazione denominata Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASpI). È una prestazione a domanda, erogata a favore dei lavoratori dipendenti che abbiano perduto involontariamente l'occupazione, per gli eventi di disoccupazione che si verificano dal 1° maggio 2015.

A CHI SPETTA

Spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente l'occupazione, ivi compresi:
gli apprendisti;
i soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato;
il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
i dipendenti a tempo determinato delle Pubbliche Amministrazioni.

A CHI NON SPETTA

Non sono destinatari della indennità di disoccupazione NASpI:
i dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni;
gli operai agricoli a tempo determinato e indeterminato;
i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per i quali resta confermata la specifica normativa.
Inoltre, non possono accedere all'indennità di disoccupazione NASpI i lavoratori titolari di trattamento pensionistico diretto.

QUANDO SPETTA

Spetta in presenza dei seguenti requisiti:
stato di disoccupazione involontario;
requisito contributivo;
requisito lavorativo.

STATO DI DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIO

La nuova disoccupazione NASPI 2016  introdotta dalla legge delega con l'attuazione del Jobs Act, è un'indennità, che verrà gestita dalla nuova Agenzia unica del lavoro attraverso i centri per l’impiego a cui il lavoratore licenziato si dovrà rivolgere per sottoscrivere la DID, dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e attivare così le procedure di politica attiva del lavoro, e dall'INPS che avrà il compito di recepire, lavorare le domande telematiche di disoccupazione ed erogare l'indennità spettante.

L'indennità non spetta nelle ipotesi in cui il rapporto di lavoro sia cessato a seguito di dimissioni o risoluzione consensuale, salvo i casi di seguito specificati:

  • dimissioni: il lavoratore ha diritto all'indennità nelle ipotesi di dimissioni durante il periodo tutelato di maternità – da 300 giorni prima della data presunta del parto fino al compimento del primo anno di vita del figlio - ovvero di dimissioni per giusta causa.
  • risoluzione consensuale, non impedisce il riconoscimento della prestazione: 
    • se intervenuta nell'ambito della procedura conciliativa presso la Direzione Territoriale del Lavoro, secondo le modalità previste all'art. 7 della legge n. 604 del 1966, come sostituito dall'art. 1, comma 40 della legge di riforma del mercato del lavoro (Legge 28 giugno 2012 n.92);
    • nell’ipotesi di licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione di cui all’art.6, comma 1, del decreto legislativo n.23 del 2015, proposta dal datore di lavoro entro i termini di impugnazione stragiudiziale del licenziamento (sessanta giorni dalla comunicazione in forma scritta del licenziamento, ex art. 6 della legge n.604 del 1966);
    • qualora intervenga a seguito del rifiuto del lavoratore al proprio trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante oltre 50 km dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o oltre con i mezzi di trasporto pubblici.
In relazione all’ipotesi di dimissioni per giusta causa l'Inps - Circolare n. 97/2003 – sì è conformata all’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale nella sentenza 269/2002. Con tale pronuncia la Corte Costituzionale ha affermato il principio secondo cui sussiste l'ipotesi di dimissioni "per giusta causa" allorché le dimissioni non siano riconducibili alla libera scelta del lavoratore, ma siano indotte da comportamenti altrui, idonei ad integrare la condizione di improseguibilità del rapporto di lavoro.

Pertanto, il diritto all'indennità di disoccupazione NASpI deve riconoscersi anche ogni qual volta la cessazione del rapporto di lavoro sia avvenuta per giusta causa, e cioè quando si sia verificata una causa che non consente la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto di lavoro.

Con la successiva circolare n. 163/2000 sono state indicate le fattispecie - riconosciute dalla giurisprudenza - di dimissioni per giusta causa, che di seguito si elencano:

  • mancato pagamento della retribuzione;
  • aver subito molestie sessuali nei luoghi di lavoro;
  • modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative;
  • ipotesi di mobbing, intendendosi per tale la lesione dell'equilibrio psico-fisico del lavoratore, a causa di comportamenti vessatori da parte dei superiori gerarchici o dei colleghi (per tutte, Corte di Cassazione, sentenza n. 143/2000);
  • notevoli variazioni delle condizioni di lavoro a seguito di cessione dell'azienda (Corte di Giustizia Europea, sentenza del 24 gennaio 2002);
  • spostamento del lavoratore da una sede aziendale ad un'altra, senza che sussistano le "comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive" (Corte di Cassazione, sentenza n. 1074/1999).
  • comportamento ingiurioso posto in essere dal superiore gerarchico nei confronti del dipendente (Corte di Cassazione, sentenza n. 5977/1985).

Nel presentare la domanda, il lavoratore deve allegare la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà da cui risulti la sua volontà di "difendersi in giudizio" nei confronti di un comportamento illecito del datore di lavoro, nonché altri documenti quali diffide, esposti, denunce, citazioni, ricorsi d'urgenza ex art. 700 c.p.c., sentenze od ogni altro documento idoneo, e deve impegnarsi a comunicare l'esito della controversia giudiziale o extragiudiziale. Qualora le dimissioni siano determinate da mancato pagamento della retribuzione, il lavoratore non dovrà più allegare alcuna dichiarazione da cui risulti la volontà di "difendersi in giudizio". Se l'esito della controversia non riconosce la giusta causa di dimissioni, l'Inps recupererà l'indennità eventualmente corrisposta, così come già avviene nel caso in cui il lavoratore, a seguito di licenziamento giudicato illegittimo, viene reintegrato nel posto di lavoro.

Si precisa, inoltre, che la presentazione della domanda di indennità NASpI all’INPS equivale a rendere la Dichiarazione di immediata disponibilità (DID), ed è trasmessa dall’INPS all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro – istituita con D.Lgs. n.150 del 2015, art. 4 - ai fini dell’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche attive.

Il disoccupato che abbia presentato domanda di indennità NASpI è tenuto a contattare il centro per l’impiego entro i successivi quindici giorni ai fini della stipula del patto di servizio personalizzato.

REQUISITO CONTRIBUTIVO

Sono necessarie almeno tredici settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Per contribuzione utile si intende anche quella dovuta ma non versata. Ai fini del diritto sono valide tutte le settimane retribuite, purché risulti erogata o dovuta per ciascuna settimana una retribuzione non inferiore ai minimali settimanali (legge n. 638/1983 e legge n. 389/1989). La disposizione relativa alla retribuzione di riferimento non si applica ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, agli operai agricoli e agli apprendisti per i quali continuano a permanere le regole vigenti.

Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo, si considerano utili:

  • i contributi previdenziali comprensivi di quota DS, ASpI e NASpI versati durante il rapporto di lavoro subordinato;
  • i contributi figurativi accreditati per maternità obbligatoria, se all'inizio dell'astensione risulta già versata contribuzione, e per i periodi di congedo parentale, purché regolarmente indennizzati e intervenuti in costanza di rapporto di lavoro;
  • i periodi di lavoro all'estero in paesi comunitari o convenzionati, ove sia prevista la possibilità di totalizzazione (non sono utili i periodi di lavoro all'estero in Stati con i quali l'Italia non ha stipulato convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale);
  • i periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli fino agli 8 anni di età, nel limite di cinque giorni lavorativi nell'anno solare.

Qualora il lavoratore abbia periodi di lavoro nel settore agricolo e periodi di lavoro in settori non agricoli, i periodi sono cumulabili ai fini del conseguimento dell'indennità di disoccupazione agricola o dell'indennità di disoccupazione NASpI, sulla base del criterio della prevalenza nell’ambito del periodo di osservazione.
Tenuto conto che ai fini delle prestazioni di disoccupazione agricola ed extra agricola sono previste differenti forme di tutela in ordine ai requisiti minimi ed ai termini di decadenza per la presentazione della relativa domanda, in presenza di contribuzione mista nel quadriennio di osservazione sarà necessario verificare preliminarmente la prevalenza in agricoltura o in industria;
Qualora dall’osservazione del quadriennio si rilevi prevalenza di contribuzione in agricoltura, si procede in subordine ad una ulteriore verifica della contribuzione prevalente negli ultimi dodici mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro a seguito della quale è stata presentata domanda di NASpI. Se nei predetti ultimi dodici mesi si rileva prevalenza di contribuzione non agricola, la domanda di NASpI potrà essere accolta.
Si ricorda che per il riconoscimento di una settimana contributiva sono necessari 6 contributi agricoli giornalieri.

Non sono invece considerati utili, pur se coperti da contribuzione figurativa:

  • i periodi di malattia e infortunio sul lavoro, solo nel caso non vi sia integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro, nel rispetto del minimale retributivo;
  • i periodi di cassa integrazione straordinaria e ordinaria con sospensione dell'attività a zero ore;
  • i periodi interessati da contratti di solidarietà, risalenti nel tempo ed utilizzati in concreto a zero ore;
  • i periodi di assenza per permessi e congedi fruiti dal lavoratore che sia coniuge convivente, genitore, figlio convivente, fratello o sorella convivente di soggetto con handicap in situazione di gravità;
  • i periodi di aspettativa non retribuita in relazione a funzioni pubbliche elettive o cariche sindacali, ai sensi dell’art.31 della legge n.300 del 1970;
  • i periodi di lavoro all’estero presso Stati con i quali l’Italia non ha stipulato accordi bilaterali in tema di assicurazione contro la disoccupazione.

Ai fini della determinazione del quadriennio per la verifica del requisito contributivo, i suddetti periodi - non considerati utili - devono essere neutralizzati, con conseguente ampliamento del quadriennio di riferimento.

In relazione ai lavoratori in somministrazione, con contratto di lavoro a tempo indeterminato con indennità di disponibilità, di cui all’art.34 del D.Lgs. n.81 del 2015, ed a quelli inseriti nelle procedure di riqualificazione professionale di cui all’art.25 del CCNL per le Agenzie di somministrazione del lavoro, i periodi di disponibilità e quelli durante i quali il lavoratore è inserito nelle procedure di riqualificazione professionale non possono essere neutralizzati ai fini della ricerca del requisito contributivo.

REQUISITO LAVORATIVO (ALMENO TRENTA GIORNATE DI EFFETTIVO LAVORO NEGLI ULTIMI DODICI MESI)

Sono necessarie almeno trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.
Per giornate di effettivo lavoro si intendono quelle di effettiva presenza al lavoro, a prescindere dalla loro durata oraria.

In relazione ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari – per i quali non si dispone di un dato relativo al numero di giornate effettivamente lavorate – la presenza al lavoro per almeno trenta giornate negli ultimi 12 mesi si determina con riferimento al sistema in uso per l’accredito della contribuzione e per il pagamento delle prestazioni relative ai lavoratori domestici: la presenza di contribuzione per almeno cinque settimane - considerate convenzionalmente di sei giorni ciascuna - equivale a trenta giornate di lavoro.

Tenuto conto che per l’accredito delle settimane si fa riferimento al trimestre solare e che per la copertura di una settimana sono necessarie 24 ore, le settimane accreditate nel trimestre si calcolano sommando tutte le ore di lavoro presenti nel trimestre e dividendo le stesse per 24: ad esempio, 80 ore lavorate nel trimestre/24=3,33 settimane di contribuzione, arrotondate a 4.

Il requisito si intende soddisfatto quando, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione, il numero di settimane risultante dalla somma dei contributi settimanali riconosciuti per ciascun trimestre – e versati dal datore di lavoro o dai datori di lavoro se il lavoratore aveva in essere più rapporti - è pari o superiore a cinque.

Con riferimento alle altre categorie di lavoratori in relazione alle quali non è possibile risalire al dato delle giornate lavorate (lavoratori a domicilio, lavoratori con dati contributivi derivanti da formulari esteri), ai fini della verifica della sussistenza del requisito sono necessarie cinque settimane di contribuzione utile nei dodici mesi precedenti l’evento di cessazione.

Per i lavoratori agricoli, qualora il dato delle giornate lavorate non risulti dagli archivi telematici o non risultino ancora aggiornati e tuttavia risultino decisivi ai fini della verifica della sussistenza del requisito delle trenta giornate di lavoro effettivo negli ultimi dodici mesi, si farà ricorso alle buste paga del lavoratore agricolo.

Alcuni eventi determinano l’ampliamento, pari alla durata degli stessi, del periodo di dodici mesi all’interno del quale ricercare il requisito delle trenta giornate, qualora si verifichino o siano in corso nei dodici mesi che precedono la disoccupazione:

  • malattia e infortunio sul lavoro;
  • cassa integrazione straordinaria ed ordinaria con sospensione dell’attività a zero ore;
  • periodi interessati da contratti di solidarietà, risalenti nel tempo ed utilizzati in concreto a zero ore;
  • assenze per congedi e permessi fruiti dal lavoratore che sia coniuge convivente, genitore, figlio convivente, fratello o sorella convivente di soggetto con handicap in situazione di gravità;
  • periodi di assenza dal lavoro per congedo obbligatorio di maternità, purché all’inizio dell’astensione risulti già versata o dovuta contribuzione;
  • periodi di assenza per congedo parentale, purché regolarmente indennizzati ed intervenuti in costanza di rapporto di lavoro;
  • periodi di percezione dell’indennità di disponibilità e quelli durante i quali il lavoratore in somministrazione con contratto di lavoro a tempo indeterminato è inserito nelle procedure di riqualificazione;
  • periodi di fruizione di aspettativa non retribuita per motivi politici e sindacali di cui all’art.31 della legge n.300 del 1970;
  • periodi di lavoro all’estero presso Stati con i quali l’Italia non ha stipulato accordi bilaterali in tema di assicurazione contro la disoccupazione.


LA DOMANDA

La domanda per il riconoscimento dell'indennità di disoccupazione NASpI deve essere presentata all'INPS, esclusivamente in via telematica.

La domanda deve essere presentata entro il termine di decadenza di sessantotto giorni, che decorre:
dalla data di cessazione dell'ultimo rapporto di lavoro. Qualora nel corso dei sessantotto giorni si verifichi un evento di maternità indennizzabile, il termine rimane sospeso per un periodo pari alla durata dell’evento e riprende a decorrere al termine dello stesso per la parte residua.
 Nell’ipotesi in cui si verifichi un evento di malattia comune indennizzabile o di infortunio sul lavoro/malattia professionale indennizzabile dall’INAIL, insorto entro i sessanta giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, il termine rimane sospeso per la durata dell’evento:

  • dalla data di cessazione del periodo di maternità indennizzato, quando questo sia insorto nel corso del rapporto di lavoro successivamente cessato;
  • dalla data di cessazione del periodo di malattia indennizzato o di infortunio/malattia professionale, quando questi siano insorti nel corso del rapporto di lavoro successivamente cessato;
  • dalla data di definizione della vertenza sindacale o dalla data di notifica della sentenza giudiziaria;
  • dalla data di fine del periodo corrispondente all’indennità di mancato preavviso ragguagliato a giornate;
  • dal trentesimo giorno successivo alla data di cessazione per licenziamento per giusta causa.

DECORRENZA

L'indennità di disoccupazione NASpI spetta:

  • dall'ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda viene presentata entro l'ottavo giorno;
  • dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda, nel caso in cui questa sia presentata dopo l'ottavo giorno;
  • dall’ottavo giorno successivo al termine del periodo di maternità, malattia, infortunio sul lavoro/malattia professionale o preavviso, qualora la domanda sia presentata entro l’ottavo giorno - dal giorno successivo alla presentazione della domanda qualora sia presentata successivamente all’ottavo giorno ma comunque nei termini di legge;
  • dall’ottavo giorno successivo al licenziamento per giusta causa, qualora la domanda sia presentata entro l’ottavo giorno - dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda, qualora sia presentata oltre l’ottavo giorno successivo al licenziamento.

L’eventuale rioccupazione nel corso degli otto giorni che seguono la cessazione non può dare luogo a sospensione della prestazione, ai sensi dell’art. 9 del d.lgs. n. 22 del 2015.


LA DURATA

La NASpI è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni.

Ai fini del calcolo della durata, i periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione delle prestazioni di disoccupazione sono esclusi dal computo della contribuzione utile. E’ parimenti esclusa interamente la contribuzione che ha dato luogo a prestazioni fruite in unica soluzione in forma anticipata.

I periodi di contribuzione relativi al o ai rapporti di lavoro successivi all’ultima prestazione di disoccupazione, non avendo dato luogo ad alcuna prestazione, sono sempre utili ai fini della determinazione della durata di una nuova NASpI.

LA SOSPENSIONE

La sospensione della prestazione opera nelle seguenti ipotesi:

  • rioccupazione con contratto di lavoro subordinato di durata non superiore a sei mesi: l'indennità NASpI è sospesa per la durata del rapporto di lavoro. La sospensione opera d'ufficio, sulla base delle comunicazioni obbligatorie. Per l'individuazione del periodo di sospensione si considera la durata di calendario del rapporto di lavoro, prescindendo da ogni riferimento alle giornate effettivamente lavorate. Al termine di un periodo di sospensione di durata inferiore o pari a sei mesi l'indennità riprende ad essere corrisposta per il periodo residuo spettante al momento in cui l'indennità stessa era stata sospesa (circ. 94 del 12/5/2015);
  • nuova occupazione all’estero, con contratto di durata non superiore a sei mesi, sia che si tratti di paesi appartenenti all’UE o con cui l’Italia abbia stipulato convenzioni bilaterali in tema di assicurazione contro la disoccupazione, sia che si tratti di paesi extracomunitari;
  • omessa comunicazione all’INPS del reddito annuo presunto, entro un mese dall’inizio della nuova attività di lavoro subordinato non superiore in durata a sei mesi.

L'IMPORTO DELL'INDENNITA'

La misura della prestazione è pari (circ. 94 del 12/5/2015):

  • al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, se questa è pari o inferiore ad un importo stabilito dalla legge e rivalutato annualmente sulla base della variazione dell'indice ISTAT (per l'anno 2015 pari ad € 1.195,00);
  • al 75% dell'importo stabilito (per l'anno 2015 pari ad € 1.195,00) sommato al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile imponibile ed euro 1.195,00 (per l'anno 2015), se la retribuzione media mensile imponibile è superiore al suddetto importo stabilito.

L'importo della prestazione non può comunque superare un limite massimo individuato annualmente per legge (per l’anno 2015 pari ad € 1.300,00). All'indennità mensile si applica una riduzione del 3% per ciascun mese, a partire dal primo giorno del quarto mese di fruizione (91° giorno di prestazione).
Per i soci lavoratori delle cooperative di cui al DPR 30 aprile 1970, n. 602, e per il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato, dal 1° maggio 2015 la misura della NASpI è allineata a quella della generalità dei lavoratori.

Il pagamento avviene mensilmente ed è comprensivo degli Assegni al Nucleo Familiare se richiesti e spettanti.


RETRIBUZIONE DI RIFERIMENTO


L' indennità è commisurata alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni (comprensiva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive), divisa per il totale delle settimane di contribuzione (indipendentemente dalla verifica del minimale) e moltiplicata per il coefficiente numerico 4,33.

RIDUZIONE DELL'INDENNITÀ

L'importo dell'indennità si riduce:

  • nei casi di svolgimento da parte del beneficiario di attività lavorativa in forma autonoma, da cui derivi un reddito inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione. In tal caso l'indennità viene ridotta di un importo pari all'80% dei redditi presunti, rapportati al tempo che intercorre tra le date di inizio e fine attività (o alla fine dell'anno, se precedente). Il soggetto, a pena di decadenza dalla prestazione, è tenuto a comunicare all’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività di lavoro autonomo, o dalla data di presentazione della domanda di NASpI se l’attività preesisteva, il reddito derivante dalla stessa;
  • nei casi di nuova occupazione con contratto di lavoro subordinato del percettore di NASpI, qualora il reddito che ne derivi sia inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione. In tal caso l’indennità viene ridotta di un importo pari all’80% dei redditi previsti, rapportati al periodo di tempo intercorrente tra la data iniziale del rapporto di lavoro subordinato e la data in cui termina il godimento dell’indennità o se anteriore la fine dell’anno, a condizione:
    • che il percettore comunichi all’INPS il reddito annuo previsto, entro un mese dall’inizio dell’attività;
    • che il datore di lavoro o l’utilizzatore, nel caso di contratto di somministrazione, siano diversi dal datore di lavoro o dall’utilizzatore per i quali il lavoratore prestava la propria attività quando è cessato il rapporto di lavoro che ha dato luogo alla NASpI, e che non presentino rispetto ad essi rapporti di collegamento o di controllo ovvero assetti proprietari sostanzialmente coincidenti.
  • nell’ipotesi in cui il titolare di due o più rapporti di lavoro subordinato a tempo parziale cessi da uno dei due rapporti con diritto alla prestazione di disoccupazione e qualora il reddito percepito sia inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione. In tal caso la NASpI è concessa per un importo pari all’80% del reddito previsto, rapportato al tempo che intercorre tra le date di inizio e fine attività (o alla fine dell'anno, se precedente), purché comunichi entro un mese all’INPS il reddito che prevede di trarre dal o dai rapporti rimasti in essere;
  • qualora il soggetto percettore di indennità NASpI svolga attività di lavoro accessorio e preveda di trarre dalla stessa un reddito annuo compreso tra 3.000 euro e 7.000 euro. In tal caso la NASpI sarà ridotta di un importo pari all’80% del compenso, rapportato al periodo compreso tra la data di inizio attività e quella in cui termina il godimento dell’indennità o, se antecedente, la fine dell’anno. Il soggetto, a pena di decadenza dalla prestazione, è tenuto a comunicare all’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività di lavoro accessorio, o dalla data di presentazione della domanda di NASpI se l’attività preesisteva, il reddito derivante dalla stessa;
  •  nell’ipotesi di rioccupazione con contratto di lavoro intermittente, con o senza obbligo di risposta alla chiamata, qualora il reddito prodotto sia tale da consentire il mantenimento dello stato di disoccupazione. In tal caso l’importo della NASpI è ridotto di un importo pari all’80% del predetto reddito.

INCENTIVO ALL’AUTOIMPRENDITORIALITA’ (LIQUIDAZIONE ANTICIPATA della NASpI)

Il beneficiario di indennità NASpI, che intenda avviare un’attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale ovvero sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa, può richiedere la liquidazione anticipata in un’unica soluzione dell’importo complessivo spettante e non ancora erogato. A tal fine, l’assicurato è tenuto a presentare la domanda di anticipazione in via telematica, a pena di decadenza entro 30 giorni dall’inizio dell’attività autonoma o di impresa individuale o dalla sottoscrizione delle quote di capitale della società cooperativa, ovvero dalla presentazione della domanda di NASpI se l’attività era già stata avviata precedentemente alla cessazione che ha fatto sorgere il diritto alla NASpI.

L’anticipazione, eventualmente ottenuta, deve essere restituita per intero nel caso di rioccupazione con contratto di lavoro subordinato instaurato prima della scadenza del periodo per il quale è riconosciuta la liquidazione anticipata della NASpI, salvo il caso in cui il rapporto venga instaurato con la società cooperativa della quale il percettore della NASpI ha sottoscritto una quota del capitale sociale.

Qualora il percettore di NASpI sia beneficiario dell’indennità in misura ridotta per effetto di precedente opzione per il cumulo, la prestazione anticipata sarà erogata considerando l’importo residuo da corrispondere senza l’applicazione della riduzione stessa.

MODALITA’ DI RISCOSSIONE

L'indennità può essere riscossa:

  • mediante accredito su conto corrente bancario o postale o su libretto postale;
  • mediante bonifico domiciliato presso Poste Italiane allo sportello di un ufficio postale rientrante nel CAP di residenza o domicilio del richiedente. Secondo le vigenti disposizioni di legge, le Pubbliche Amministrazioni non possono effettuare pagamenti in contanti per prestazioni il cui importo netto superi la soglia massima stabilita con legge (attualmente 1.000 euro, come previsto dal decreto legge 4 dicembre 2011 n.201, convertito con legge 22 dicembre 2011 n.214).

NUOVA ATTIVITA' LAVORATIVA

Attività di lavoro subordinato in costanza di percezione di indennità NASpI, la rioccupazione con contratto di lavoro subordinato dal quale derivi un reddito annuo superiore a quello minimo escluso da imposizione determina la decadenza dalla prestazione, qualora la durata del nuovo rapporto sia superiore a sei mesi o a tempo indeterminato. Al contrario, nell’ipotesi di contratto di durata pari o inferiore al predetto limite, la prestazione è sospesa d’ufficio per l’intera durata del rapporto di lavoro, per essere nuovamente corrisposta per il periodo residuo al termine della sospensione.
La sospensione opera anche nell’ipotesi di rapporto di lavoro a tempo determinato di durata non superiore a sei mesi, stipulato presso uno stato estero, appartenente all’UE o extracomunitario. Qualora il reddito presunto derivante dal nuovo contratto di lavoro subordinato sia inferiore al reddito minimo escluso da imposizione, la prestazione viene erogata in misura ridotta alle seguenti condizioni:

    • che il percettore comunichi all’INPS, entro un mese dall’inizio dell’attività, il reddito annuo che prevede di trarre dal nuovo rapporto;
    • che il datore di lavoro (o l’utilizzatore in caso di contratto di somministrazione) sia diverso dal datore di lavoro (o dall’utilizzatore) per il quale il percettore prestava la propria attività lavorativa quando è cessato il rapporto di lavoro che ha fatto insorgere il diritto alla NASpI, e che non presenti rispetto ad essi rapporti di collegamento o di controllo, ovvero assetti proprietari sostanzialmente coincidenti.

Ricorrendo entrambe le condizioni, l’importo dell’indennità è ridotto di una somma pari all’80% del reddito annuo presunto, rapportato al periodo di tempo intercorrente tra l’inizio della nuova attività e il termine finale di godimento della NASpI o, se antecedente, la fine dell’anno. La mancata comunicazione del reddito determina la sospensione della prestazione nell’ipotesi di nuovo rapporto di lavoro di durata pari o inferiore a sei mesi, ovvero la decadenza dalla stessa in caso di contratto di durata superiore a sei mesi o a tempo indeterminato.
Attività lavorativa in forma autonoma: nelle ipotesi di svolgimento di attività lavorativa in forma autonoma, di impresa individuale o parasubordinata, dalla quale derivi un reddito inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione, la misura dell’indennità è ridotta di un importo pari all’80% del reddito previsto, rapportato al periodo intercorrente tra l’inizio dell’attività e la data finale dell’indennità o, se precedente, la fine dell’anno, a condizione che l’interessato comunichi all’INPS il reddito annuo presunto entro un mese dall’inizio della nuova attività o dalla presentazione della domanda di NASpI, nel caso in cui l’attività autonoma fosse precedente rispetto allo stato di disoccupazione. Qualora il soggetto intenda modificare il reddito dichiarato, può farlo attraverso una dichiarazione " a montante", cioè comprensiva del reddito in precedenza dichiarato e delle variazioni a maggiorazione o diminuzione. In tal caso l'indennità verrà rideterminata.
Qualora il reddito annuo presunto sia superiore al previsto limite per la conservazione dello stato di disoccupazione, si applica l’istituto della decadenza.
La mancata comunicazione del reddito presunto entro il previsto termine perentorio produce decadenza dalla prestazione.

Attività lavorativa di natura meramente occasionale (lavoro accessorio con voucher): la NASpI è interamente cumulabile con i compensi derivanti dallo svolgimento di lavoro accessorio nel limite complessivo di 3.000 euro per anno civile.
Nel caso in cui i compensi superino il predetto limite ma siano inferiori a 7.000 euro la NASpI sarà ridotta di un importo pari all’80% del compenso, rapportato al periodo intercorrente tra l’inizio dell’attività e il termine finale di godimento dell’indennità, o la fine dell’anno se precedente.

Attività di lavoro all’estero:

  • il soggetto percettore di indennità NASpI che si rechi in cerca di occupazione in un paese che applica la normativa comunitaria esportando la prestazione - ovvero in un paese non comunitario ma che sia convenzionato con l’Italia in materia di disoccupazione con previsione dell’esportabilità della prestazione - dovrà iscriversi come persona in cerca di lavoro nello Stato ospitante. Una volta occupato presso il predetto Stato, il soggetto decadrà dal diritto alla NASpI (artt. n.7, 63 e 64 del Regolamento UE n.883 del 2004);
  • al soggetto percettore di indennità NASpI che si rechi presso un paese che applica la normativa comunitaria - ovvero in un paese non comunitario ma che sia convenzionato con l’Italia in materia di disoccupazione con previsione dell’esportabilità della prestazione - avendo già stipulato un contratto di lavoro, si applica l’istituto della sospensione fino ad un massimo di sei mesi. Terminato il contratto, l’indennità sospesa verrà ripristinata a condizione che il soggetto non abbia richiesto analoga prestazione al paese ospitante;
  • se il soggetto percettore di indennità NASpI si reca in un paese non comunitario e non convenzionato con l’Italia in materia di disoccupazione, avendo già stipulato un contratto di lavoro nel paese in cui si reca, l’indennità NASpI sarà sospesa per un massimo di sei mesi. Qualora, invece, l’interessato si rechi presso uno dei predetti paesi per brevi periodi e per motivi documentati, l’indennità continuerà ad essere corrisposta anche in relazione alle giornate di permanenza all’estero, purché produca idonea documentazione attestante i motivi del soggiorno (Messaggio n.367 del 8/1/2009);
  • nel caso in cui il titolare di indennità NASpI stipuli in Italia un contratto di lavoro subordinato da eseguire in un paese che applica la normativa comunitaria, trovano applicazione gli istituti della sospensione, del cumulo e della decadenza come nelle ipotesi di percettore di NASpI che si rioccupi in Italia.

DECADENZA

Il beneficiario decade dall'indennità nei seguenti casi:

  • perdita dello stato di disoccupazione;
  • inizio di un’attività di lavoro subordinato senza provvedere alla comunicazione all’INPS del reddito presunto derivante da detta attività entro il termine perentorio di un mese dall’inizio dell’attività;
  • mancata comunicazione, entro un mese dalla domanda di NASpI, del reddito derivante da altro rapporto di lavoro part time, nei casi di cessazione di almeno uno, tra vari rapporti di lavoro a tempo parziale, che ha dato diritto alla NASpI;
  • inizio di attività lavorativa in forma autonoma senza provvedere alla comunicazione del reddito presunto entro un mese dall’avvio dell’attività;
  • raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • acquisizione del diritto all'assegno ordinario di invalidità, se non si opta per l'indennità NASpI;
  • mancata partecipazione alle iniziative di attivazione lavorativa ed ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai Servizi competenti (art. 7 del D.Lgs. n. 22 del 2015).


L’art. 21 del D.Lgs. 14 settembre 2015 n. 150 ha introdotto misure volte a rafforzare i meccanismi di condizionalità, ai fini della fruizione delle prestazioni di disoccupazione, integrando e specificando le disposizioni, di cui al suddetto art.7 del D.Lgs. n.22 del 2015, relative agli obblighi di partecipazione alle misure di politica attiva del disoccupato.
Per l’inosservanza dei prescritti obblighi, il predetto art. 21 ha introdotto un sistema di sanzioni proporzionali che vanno dalla decurtazione di una frazione o di un’intera mensilità di prestazione, fino alla decadenza dalla prestazione stessa e dallo stato di disoccupazione.
 La sanzione della decadenza dalla prestazione è comminata nelle seguenti ipotesi:

  • mancata partecipazione, dalla terza convocazione ed in assenza di giustificato motivo, alle iniziative ed ai laboratori per il rafforzamento delle competenze nella ricerca attiva di lavoro;
  • mancata partecipazione, dalla seconda convocazione ed in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altre iniziative di politica attiva o di attivazione;
  • mancata presentazione, a partire dalla terza convocazione ed in assenza di giustificato motivo, alle convocazioni ovvero agli appuntamenti previsti per la conferma dello stato di disoccupazione, per la profilazione e la stipula del patto di servizio personalizzato e per la frequenza ordinaria di contatti con il responsabile delle attività;
  • mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua, come definita dall’art. 25 del D.Lgs. n. 150 del 2015.

Per i casi di cui al n. 2 e al n.4 non si ha decadenza quando le attività lavorative o di formazione ovvero di riqualificazione si svolgono in un luogo che dista più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore, o comunque raggiungibile mediamente in più di 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici.

ASSEGNO AL NUCLEO FAMILIARE

I percettori dell'indennità di disoccupazione NASpI possono richiedere l'assegno al nucleo familiare, sussistendone i requisiti. I requisiti sono gli stessi previsti per la generalità dei lavoratori dipendenti.

CONTRIBUZIONE FIGURATIVA

I periodi di percezione della NASpI sono coperti da contribuzione figurativa, calcolata sulla base delle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni (le stesse prese in considerazione per stabilire l'importo dell'indennità).
I contributi figurativi sono utili ai fini del diritto e della misura dei trattamenti pensionistici; non sono utili ai fini del conseguimento del diritto, nei soli casi in cui la normativa richieda il computo della sola contribuzione effettivamente versata.

ISTITUTI IN VIGORE

Per quanto non espressamente previsto dalle disposizioni che disciplinano l’indennità NASpI si applicano le disposizioni in materia di ASpI e DS (art. 14 D.Lgs. del 4 marzo 2015 n.22 e art. 2, co. 24 bis della L. 28 giugno 2012 n. 92).

https://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=11316






domenica 17 gennaio 2016

Pensione ai superstiti, quando non si applica la riduzione?






Pensione ai superstiti, quando non si applica la riduzione?


la pensione di reversibilità  non può essere ridotta per limiti di cumulo  se nel nucleo famigliare ci sino figli minori,studenti o inabili.




La pensione ai superstiti (che può essere indiretta, laddove il deceduto sia un lavoratore, o di reversibilità, nel caso in cui invece sia un pensionato) è uno dei trattamenti ai quali ancora si applicano i limiti al cumulo dei redditi: in pratica, nel caso in cui i redditi del pensionato (che svolga attività di lavoro dipendente, autonomo, d’impresa, o che comunque possieda altri introiti oltre alla pensione) superino determinate soglie, il trattamento è ridotto.
La riduzione non si applica, però, nel caso in cui nel nucleo familiari risultino minori, studenti o inabili, ma soltanto qualora siano rispettate delle specifiche condizioni. Vediamo ora nel dettaglio le ipotesi in cui si applicano i limiti nella cumulabilità dei redditi, l’ammontare delle soglie, ed i requisiti per la non applicazione del taglio alla pensione.


Pensione ai superstiti: limiti di cumulo


Secondo la Legge Dini L. 335/1995. , è possibile cumulare la pensione ai superstiti o indiretta con gli altri redditi del beneficiario, sino alle seguenti soglie:


  1. Reddito superiore a 3 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld), calcolato in misura pari a 13 volte l’importo in vigore al primo gennaio: in questo caso, la percentuale di cumulabilità del trattamento di reversibilità è pari al 75%;
  2. Reddito superiore a 4 volte il trattamento minimo annuo Fpld: in questo caso, la percentuale di cumulabilità del trattamento di reversibilità è pari al 60%;
  3. Reddito superiore a 5 volte il trattamento minimo annuo Fpld: in questo caso, la percentuale di cumulabilità del trattamento di reversibilità è pari al 50%.


Per comprendere meglio, vediamo la seguente tabella, che contiene i limiti di cumulo dei redditi per le pensioni ai superstiti suddivisi per annualità (poiché ogni anno cambia il trattamento minimo annuo Fpld):

AnnoTrattamento minimo mensile FpldTrattamento minimo annuo FpldSoglia pari al triplo del trattamento minimo
(pensione ridotta del 25%)
Soglia pari al quadruplo del trattamento minimo
(pensione ridotta del 40%)
Soglia pari al quintuplo del trattamento minimo
(pensione ridotta del 50%)
2012481625318.75925.01231.265
2013495,436440,5919.321,7725.762,3632.202,95
2014500,886511,4419.534,3226.045,7632.557,20
2015502,396531,0719.593,2126.124,2832.655,35
2016501,896524,5719.573,7126.098,2832.622,85


Pensione ai superstiti: disapplicazione dei limiti


Come accennavamo, i limiti al cumulo dei redditi non devono essere applicati se chi percepisce la pensione fa parte di un nucleo familiare con figli minori, studenti o inabili Art.1, Co.41, L. 335/1995.

Una recente circolare dell’Inps Inps Circ. n. 185/2015. ha poi chiarito che i tetti di cumulo devono essere applicati nei casi di pensione ai superstiti spettante al solo coniuge, ovvero a genitori, fratelli o sorelle, e non trovano invece applicazione nei casi in cui siano titolari della pensione figli minori, studenti o inabili, da soli o in concorso con il coniuge.

Inoltre, secondo quanto disposto dalla Legge Dini e confermato dall’Inps nella citata circolare, il trattamento proveniente dal cumulo dei redditi con la pensione ridotta non può essere inferiore a quello spettante, qualora il reddito risultasse pari al limite massimo delle fasce immediatamente precedenti a quella in cui si colloca il reddito posseduto.


Pensione ai superstiti: requisiti degli studenti


Gli studenti, perché non si applichino i limiti al cumulo dei redditi (e perché possano beneficiare della pensione ai superstiti) devono possedere i seguenti requisiti:

  1.  iscrizione presso una scuola media o professionale, qualora possiedano un’età pari o inferiore a 21 anni, e vivenza a carico del deceduto, purché vi sia assenza di attività lavorativa retribuita;
  2. iscrizione all’Università, non oltre il compimento di 26 anni, e vivenza a carico del deceduto, purché vi sia assenza di attività lavorativa retribuita; la pensione spetta solo per la durata del corso legale di laurea. 
  • Nel dettaglio, sono considerati studenti universitari i figli iscritti a:
      1. università statali e non statali riconosciute;
      2. altra tipologia di scuola legalmente riconosciuta, accessibile solo mediante diploma d’istruzione superiore;
      3. corsi di livello universitario;
      4. corsi di formazione artistica e musicale (conservatori);
      5. Istituti Tecnici Superiori (Its);
      6. scuole di specializzazione o di perfezionamento, corsi di perfezionamento (come i master), corsi di integrazione e di cultura annessi a facoltà universitarie;
      7. dottorati di ricerca;
      8. corsi di studio esteri, equipollenti ai corrispondenti corsi di studio in Italia; 
Conserva lo status di studente universitario Italiano lo studente che sia beneficiario di borsa di studio Erasmus e svolga un periodo di studi all’estero.

Laddove uno studente sia fuori corso, ma dall’inizio del corso stesso non sia stato superato il termine legale di durata dell’intero ciclo di studi, il diritto potrà essere riconosciuto ugualmente (ad esempio, se un corso di studi dura 4 anni, e lo studente non ha ancora completato gli esami del primo anno, ma è al terzo anno di frequenza, il diritto alla pensione sarà ugualmente riconosciuto).

Se il superstite è studente universitario a tempo parziale, bisognerà comunque considerare la durata normale del corso di studi, e non quella prolungata.

Se lo studente si laurea e s’iscrive a un nuovo corso universitario, avrà diritto comunque alla pensione, sempreché non superi i 26 anni d’età; se invece risulta iscritto a singoli corsi, conserva lo status di studente universitario solo nel periodo di frequenza, e fino al superamento del relativo esame.

Qualora, infine, lo studente possieda un piccolo reddito (inferiore alla pensione minima maggiorata del 30%) da attività lavorativa, questo non comporta la perdita della qualifica di studente: pertanto, anche la sola decurtazione di una quota della pensione lederebbe il suo diritto agli studi, in contrasto con numerosi principi Costituzionali. Nessuna decurtazione anche se lo studente è utilizzato nei lavoratori socialmente utili (Lsu), o se svolge una borsa lavoro, o risulta impegnato in un progetto di servizio civile, pur in presenza di retribuzione o rimborso spese.


Pensione ai superstiti: decurtazione illegittima


Una volta verificato il possesso dei suddetti requisiti in capo ai figli studenti presenti nel nucleo, o qualora in famiglia siano presenti minorenni o maggiorenni in possesso d’inabilità a proficuo lavoro, non vi sono dubbi sul fatto che eventuali decurtazioni della pensione basate sui limiti al cumulo dei redditi siano palesemente illegittime.
Pertanto, contro il provvedimento Inps che dispone la decurtazione della pensione (cosiddetto Pratica indebito) si dovrà proporre ricorso amministrativo entro 90 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione. Qualora non intervenga alcuna decisione nei successivi 90 giorni, si potrà proporre un’azione giudiziaria, da notificare direttamente alla sede emittente.

                                                                                                        Ruisi Francesco



mercoledì 6 gennaio 2016

LO SBARCO DEI MILLE IMMIGRATI ESTREMISTI ISLAMICI.





Lo stupro di massa per mano degl'immigrati che da noi sono accolti, serviti e riveriti.

   La GERMANIA PIANGE le 80 donne che sono state violentate, molestate e derubate.

Aumentano le denunce di donne stuprate a Capodanno per mano di cittadini di origine starniera.non solo a Colonia ,ma in diverse Città tedesche.
La Germania inaugura il nuovo anno con una serie di violenze sessuali. Non solo a Colonia, ma in tutto il Paese la polizia ha registrato durante la notte di Capodanno diversi stupri, abusi, furti e aggressioni ai danni di giovani donne.
I fatti più gravi, però, rimangono quelli di Colonia, la cui stazione centrale è caduta per una notte in mano a gruppi di persone di origini nordafricane, che si sono lasciati andare a furti, stupri e violenze. I numeri sono in continuo aumento. Se fino a ieri le denunce di violenze sessuali subite erano 35, oggi sono oltre 90 le donne che hanno trovato il coraggio di rendere note alle autorità quanto subito. Secondo gli investigatori, inoltre, ci sarebbero altre decine di vittime che ancora sono rimaste in silenzio, per questo le denunce potrebbero aumentare vertiginosamente nei prossimi giorni.

Ad aumentare è anche il numero degli autori delle violenze. A seguito delle nuove testimonianze emerse e delle immagini ricavate dalle telecamere di sicurezza e dai filmati girati dai cellulari di alcuni testimoni la polizia ha constatato che siano oltre mille (1000!) le persone che abbiano partecipato all'occupazione della stazione e alle aggressioni di gruppo. Tutte di età compresa tra i 15 e i 35 anni.La gravità dei fatti non ha precedenti. Quanto avvenuto a Colonia, infatti, non può essere considerato come un fattore avvenuto spontaneamente. Si tratta invece di un’azione organizzata da parte di centinaia di persone che hanno seminato il panico per tutta la notte. Ad essere di questo avviso è sia la polizia che le istituzioni tedesche. Secondo Ralf Jäger, il Ministro degli interni della regione Nord-Reno-Vestfalia, “è inaccettabile che gruppi di uomini nordafricani si organizzino per impossessarsi di fette di territorio e aggredire sessualmente delle giovani donne indifese.
 Angela Merkel ha dichiarato di essere indignata per le vili aggressioni e gli attentati sessuali, che richiedono una risposta severa dalla legge: "Tutto il possibile deve essere fatto per identificare i colpevoli più rapidamente e nel modo più completo possibile e punire a prescindere dalla loro origine o il loro passato", ha detto la cancelliera.
   Il Governo italiano tace sull'accaduto in virtù del Proget.Integration.Business in atto da diversi anni che vede  la Boldrini come prima grande sostenitrice.
 E noi qui ad Alcamo siamo al sicuro? il vedere proliferare queste strutture di Accoglienza  mi mette in angoscia, credo che poi non ci sia tutta questa sicurezza del territorio, di contro qualche manifestazione di violenza l'hanno  anche accennata, e  la fantomatica MOSCHEA che insiste ad Alcamo, nei pressi dell'ospedale è veramente luogo di sano culto, non facciamo che poi si scopre che anche ad Alcamo  si predica la JIIHAD.
                                         
                                                                                  Ruisi Francesco.














BUONA BEFANA



AUGURI BEFANE
                                                                       

                                                                                 Ruisi Francesco

venerdì 18 settembre 2015

ALCAMO E IL SUO CRACK FINANZIARIO







Dissesto finanziario: cosa cambia per il cittadino e il Comune


Il crack di un Comune produce molteplici effetti che irrigidiscono l’operatività dell’ente producendo conseguenze anche sulla vita dei cittadini soprattutto in ambito economico finanziario e sociale. Tempi duri anche per gli amministratori considerati colpevoli di aver causato il default
L’art. 244 del testo Unico 267 del 2000 stabilisce che si ha dissesto finanziario quando il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori bilancio.
 Il dissesto finanziario di un ente locale non può essere equiparato al fallimento di un’impresa privata: l’ente locale non può cessare di esistere.
In caso di dissesto, si crea semplicemente una frattura tra passato e futuro. Nel caso del dissesto, infatti, pur essendo sentita l’esigenza di tutelare i creditori dell’ente occorre sempre considerare la necessità di assicurare al Comune la continuità di esercizio nonostante il grave stato di crisi in quanto gli squilibri economici finanziari che hanno causato lo stato di crisi dell’ente, non possono portare ad una forzata cessazione della sua attività.
 Gli oneri pregressi (compresi i residui attivi e passivi non vincolati), sono estrapolati dal bilancio comunale e passati alla gestione straordinaria. Un apposito Organo, nominato dal Presidente della Repubblica, si incarica delle insolvenze, attraverso la redazione di un piano di estinzione con il quale viene azzerata la situazione che ha creato il deficit, mentre l’Ente Locale con il suo consiglio eletto inizia una nuova vita finanziaria.
Introdotto per la prima volta nell'ordinamento giuridico italiano con l’articolo 25 del decreto legge 2 marzo 1989, in seguito l’istituto del dissesto finanziario si è modificato seguendo un’evoluzione che lo ha portato a trovare il maggiore equilibrio possibile fra i diritti dei cittadini e i diritti dei creditori dell’ente.
 Il risanamento dell’ente dissestato ha durata di cinque anni decorrenti da quello per il quale viene redatta l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato.

LA DICHIARAZIONE DI DISSESTO 

 La dichiarazione di dissesto finanziario è adottata, tramite apposita deliberazione, dal Consiglio Comunale il quale è tenuto a valutare le cause che hanno determinato lo squilibrio.
La deliberazione non è revocabile, deve essere accompagnata da una dettagliata relazione dell’organo di revisione economico finanziaria che analizzi le cause che hanno provocato il dissesto ed è trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutività, al Ministero dell’interno ed alla Procura regionale presso la Corte dei Conti competente per territorio.
 La deliberazione è pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Ministero dell’interno, unitamente al decreto del Presidente della Repubblica di nomina dell’organo straordinario di liquidazione.

LE CONSEGUENZE DEL DISSESTO

Il default di un ente locale produce una serie di effetti in cascata che ne irrigidiscono l’operatività soprattutto in ambito economico finanziario e sociale, ma anche politico perché i suoi effetti si ripercuotono sugli amministratori considerati colpevoli di aver causato il crack.
 Con il dissesto si pone fine alle gestioni economiche “squilibrate” e si obbliga l’ente ad applicare i principi di buona amministrazione, al fine di non aggravare la posizione debitoria.

Conseguenze sul piano finanziario.

 Dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione. 
Le procedure esecutive pendenti alla data della dichiarazione di dissesto, nelle quali sono scaduti i termini per l’opposizione giudiziale da parte dell’ente, o la stessa benché proposta è stata rigettata, sono dichiarate estinte d’ufficio dal giudice con inserimento nella massa passiva dell’importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese. 
I pignoramenti eventualmente eseguiti dopo la deliberazione dello stato di dissesto non vincolano l’ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle somme per i fini dell’ente e le finalità di legge.
Dalla data della deliberazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto i debiti insoluti a tale data e le somme dovute per anticipazioni di cassa già erogate non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria. 
Uguale disciplina si applica ai crediti nei confronti dell’ente che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione a decorrere dal momento della loro liquidità ed esigibilità.
Il Comune che va in dissesto non può contrarre mutui e non può impegnare per ciascun intervento somme complessivamente superiori a quelle definitivamente previste nell'ultimo bilancio approvato, comunque nei limiti delle entrate accertate. 
I relativi pagamenti in conto competenza non possono mensilmente superare un dodicesimo delle rispettive somme impegnabili, con esclusione delle spese non suscettibili di pagamento frazionato in dodicesimi.

Per le imposte e le tasse locali, diverse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, le aliquote e le tariffe di base vengono innalzate nella misura massima consentita:
 la delibera non è revocabile ed ha efficacia per cinque anni. Per la tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio e, per i servizi produttivi ed i canoni patrimoniali, devono applicare le tariffe nella misura massima consentita dalle disposizioni vigenti.
Per i servizi a domanda individuale (ad esempio mense scolastiche,  scuolabus, etc), il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti.

Conseguenze sul piano politico. 

Gli amministratori che la Corte dei Conti riconosce responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario,non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, ove la Corte, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. 
I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo.

Conseguenze sul piano sociale.

 Con il dissesto si hanno inevitabilmente risvolti economici e politici, ma purtroppo anche sociali, con il ridimensionamento della spesa per i costi del lavoro ed il collocamento in disponibilità del personale eccedente. 
L’ente locale dissestato è, infatti, obbligato a rideterminare la dotazione organica, dichiarando eccedente il personale comunque in servizio e in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti /popolazione (definiti in base al decreto emanato con cadenza triennale dal Ministero dell’Interno), fermo restando l’obbligo di accertare le compatibilità di bilancio. I dipendenti dichiarati in eccedenza sono collocati in disponibilità. 
La spesa per il personale a tempo determinato deve essere ridotta a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta a tale titolo per l’ultimo triennio antecedente l’anno cui l’ipotesi si riferisce.
 I contratti a tempo determinato di dirigenti, alte specializzazioni o funzionari dell’area direttiva, sono risolti di diritto.

LA PROCEDURA DI RISANAMENTO

 La procedura di risanamento necessaria a ritrovare l’equilibrio finanziario, viene affidata dal Testo Unico degli Enti locali all'organo straordinario di liquidazione ed agli organi istituzionali dell’ente (sindaco, giunta, Consiglio comunale). 
Il primo provvede al ripiano dell’indebitamento pregresso con i mezzi consentiti dalla legge mentre gli altri assicurano condizioni stabili di equilibrio della gestione finanziaria rimuovendo le cause strutturali che hanno determinato il dissesto.
Per i comuni con popolazione sino a 5.000 abitanti l’organo straordinario di liquidazione è composto da un singolo commissario nominato fra magistrati a riposo della Corte dei Conti, della magistratura ordinaria, del Consiglio di Stato, fra funzionari dotati di un’idonea esperienza nel campo finanziario e contabile in servizio o in  quiescenza degli uffici centrali o periferici del Ministero dell’interno, del Ministero del tesoro del bilancio e della programmazione economica, del Ministero delle finanze e di altre amministrazioni dello Stato, fra i segretari ed i ragionieri comunali e provinciali particolarmente esperti, anche in quiescenza, fra gli iscritti nel registro dei revisori contabili, gli iscritti nell'albo dei dottori commercialisti e gli iscritti nell'albo dei ragionieri.
L’organo straordinario di liquidazione ha potere di accesso a tutti gli atti dell’ente locale, può utilizzare il personale ed i mezzi operativi dell’ente locale ed emanare direttive burocratiche. 
L’ente locale è tenuto a fornire,a richiesta dell’organo straordinario di liquidazione, idonei locali ed attrezzature nonché il personale necessario.
L’organo straordinario di liquidazione può autorganizzarsi, e, per motivate esigenze, dotarsi di personale, acquisire consulenze e attrezzature le quali, al termine dell’attività di ripiano dei debiti rientrano nel patrimonio dell’ente locale. In ogni caso di accertamento di danni cagionati all'ente locale o all'erario, l’organo straordinario di liquidazione provvede alla denuncia dei fatti alla Procura Regionale presso la Corte dei conti ed alla relativa segnalazione al Ministero dell’interno tramite le prefetture.
                                                                                                          Francesco Ruisi