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sabato 1 novembre 2014

REGALI DI GOVERNO, RENZI ONORA LE RICORRENZE.




Da Roma altra botta al Sud: niente soldi per gli Lsu di Sicilia, Calabria e Campania

Sono i morti, ad ogni ricorrenza  e usanza fare dei doni, stavolta tocca ai  precari del Sud i  così detti  LSU.
 IL Governo Renzi , dribbla  il popolo, con il sottosegretario  Graziano Delrio  che in contemporanea  annuncia grandi attenzioni al sud e nel frattempo lo sfaff,  si dice pentito della norma, che  Treu,  durante il governo Prodi fra il 1996 e il 1998,  ministro del Welfare istituisce la figura degli Lsu, lavoratori socialmente utili da inserire negli apparati delle amministrazione pubbliche con risorse statali.  In buona sostanza, in tutto il quinquennio di governi dei centrosinistra (96-2001) mentre al Nord si finanziavano investimenti infratrutturali, al Sud si davano soldi per i lavori socialmente utili. La cosa va avanti fino al 2001. Poi arriva il governo Berlusconi e il ministero chiude i rubinetti. E cominciano i problemi, mentre i precari cominciano a chiedere di essere stabilizzati nell’ente presso cui hanno prestato servizio. Gridano a gran voce,  che per anni hanno fatto il proprio dovere anche nelle urne, ora tocca ai governanti  sinistroidi a fare la loro parte, è ora della stabilizzazione.
Ma questo governo che ora usa iphone,nel nome della modernità rilancia, con una  norma approvata, su input della maggioranza e della Lega Nord, sugli Lsu, i lavoratori socialmente utili: la Commissione Bilancio della Camera, che sta lavorando sulla Legge di Stabilità,  ha deciso di stralciare i fondi (100 milioni di euro) destinati a questa categoria  di lavoratori in Campania, Calabria e Sicilia.
Una norma che  “non solo e inopportuna, perche’ il finanziamento e’ stato rimesso in discussione dopo vent’anni di applicazione, ma rischia di generare un’emergenza sociale nel mezzogiorno”. Inutile aggiungere che gli LSU sono tantissimi. Solo in Sicilia,l, sono quasi 6mila. La maggior parte di questi lavorano nel territorio della provincia di Messina (1809). seguito da quella di Palermo (1052), Trapani (815), Agrigento (778), Ragusa (410), Enna (265), Catania (242), Siracusa (140) E Caltanissetta (100).
                                                                                             Ruisi Francesco

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