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lunedì 21 aprile 2014

giù le mani da Papa Francesco





ex segretario di stato Tarcisio Bertone non  ci sta  e sfida  Papa Francesco  spostando la sua residenza in un attico  di 700 metri quadrati una vera reggia d’oro,che si trova a l’ultimo piano di palazzo San Carlo assieme alle tre sorelle che si occupano della sua persona, a pochi metri dalla residenza di Papa Francesco   che ha scelto  di  stare  al residence  Santa Marta  in un’appartamento modesto, un  locale diviso in due in modo da ottenere i bilocali ad un’aria di 70 mq di cui uno e abitato dall’attuale segretario Parolin, che segue Bergoglio nella sua  umiltà.
Attualmente, Bertone, dopo l'uscita dalla commissione di vigilanza dello Ior, conserva ora solo l'incarico di camerlengo.
Un cambio di vertice che non va giù a tanti,  una circostanza che non si verificava almeno dai tempi di Pio XII, quello del 2006, quando il cardinale Sodano, stizzito per la sua rimozione a favore di un non diplomatico come Bertone, tergiversò quasi un anno prima di liberare l'appartamento dai suoi scatoloni, costringendo il salesiano a fare anticamera nella Torre di San Giovanni.
Piuttosto, l'appartamento extralarge di Bertone non è andato giù a Bergoglio,che  sceglie il tempo come punizione.

Dall’altra parte Bertone e la sua gang risponde provocatoriamente  con un silenzio assordante, ma i suoi amici  e le vicende strane che si sono susseguite fin dall’insediamento di papa Benedetto, invece echeggiano, pare che nella vicenda siano coinvolte i fatti della diocesi di Trapani, fatti che tuonano come i rombi di motori degl' aerei da guerra, che lascia nell’aria un alone pericoloso, che in realtà, disposti ha difendere fino alla morte quei conti dello IOR.
                                           
                                                                                                         Ruisi Francesco

sabato 19 aprile 2014

BUONA PASQUA. non mangiarmi.


per questa pasqua prova ha mangiare del buon cioccolato  e non partecipare al massacro  degl'agnelli, pensa se fossi tu il sacrificio.

Buona Pasqua,  
                                                                                                        Ruisi Francesco


sabato 5 aprile 2014

una ventata di fortuna per l'economia Italiana




  I chiarimenti di BLACKROCK  parla ANDREA  VIGANO’.

Gli uffici della Blackrock  in Italia sono via Brera , a Milano  sembra  un modestissimo  ufficio  con ingresso al piano terra, stanze piccole e arredi poco appariscenti, due piani in tutto - di cui uno seminterrato - uffici e open space che ospitano in tutto 40 persone tra dirigenti, trader e consulenti.
Se pensiamo, che ha in cassa, pronta ad investire in Italia, 4.300 miliardi di dollari e che parliamo di un decimo del totale portafoglio attivo in gestione al colosso Americano.
Ma pensate, solo i 4.300 miliardi di dollari  e 10 volte la capitalizzazione totale della borsa italiana. La Blackrock si presenta con tanta  sostanza e con poca  immagine contrariamente come siamo abituati a vedere le sfere della finanza Italiana. Ecco BlackRock, l'asset manager americano - oggi il più grande del mondo - che con i suoi blitz su azioni e titoli di Stato è in grado di condizionare la percezione degli investitori su un titolo, una Borsa, un intero mercato nazionale.
Lo sa bene Piazza Affari, che dopo la fuga di capitali del 2011 si trova ormai da alcuni mesi sotto assedio da parte dei grandi fondi americani, dei fondi sovrani e degli hedge fund, con BlackRock in testa: da inizio anno a ieri, la Borsa di Milano ha messo in cassa oltre 76 miliardi di euro di valore aggiuntivo, portando a ben 186 miliardi di euro l'aumento di capitalizzazione rispetto a un anno fa. È la migliore performance tra le Borse europee e in generale tra quelle mondiali, ed è soprattutto il mercato in cui sono affluiti più capitali esteri in assoluto.
 I nomi dietro alle cifre sono tanti e spesso insignificanti, ma non quello di BlackRock: in Italia ogni suo acquisto fa notizia, genera entusiasmo ma anche paura, atteggiamento tipico dei mercati poco sviluppati e tendenzialmente diffidenti nei confronti di tutto ciò che non capiscono.

«È proprio qui il problema - spiega Andrea Viganò, country head in Italia del fondo americano - In Italia, per tante ragioni, c'è scarsa conoscenza di chi opera sui mercati, delle differenze sostanziali tra gli investitori di lungo termine come noi e gli speculatori a breve come gli hedge fund, tra gestori passivi e investitori attivisti.
Viganò, nei limiti del consentito dal quartier generale di New York,  rivela che dal 2000 a oggi le attività in gestione in Italia sono passate da zero a 58 miliardi di euro, che l'anno scorso la raccolta investita in prodotti finanziari e previdenziali è salita di oltre 8 miliardi e che quest'anno si dovrebbe fare anche di più. Il grosso degli investimenti effettuati sulla Borsa Italiana - spiega Viganò, da 14 anni manager  di BlackRock Italia - viene dall'estero: l'Italia, il suo mercato, le aziende medie e grandi dell'energia, delle telecomunicazioni, del credito o del settore manifatturiero sono estremamente attraenti non solo in termini di valutazioni, ma anche per fattori speriamo più strutturali, come le riforme e le privatizzazioni. Noi siamo il consulente, il collettore e il gestore di questa domanda: il nostro obiettivo è far guadagnare i clienti investendo solo in un'ottica di lungo periodo, senza condizionare i manager, influenzare l'azionariato o orientare le scelte delle aziende. Non siamo raider, speculatori o partner di questa o quella cordata, come purtroppo alcuni ci hanno dipinto. Non abbiamo trading proprietario, non abbiamo conflitti di interesse e neppure un unico centro decisionale o regia centralizzata sugli investimenti: ogni fondo decide autonomamente, esegue le richieste dei clienti, e vota nelle assemblee in piena indipendenza e sulla base delle raccomandazioni di voto delle società di proxi. Mai abbiamo chiesto o chiederemo di avere un nostro rappresentante nel consiglio di una società quotata.
I timori sono ingiustificati, ma se esistono è forse anche per colpa nostra: avremmo dovuto presentarci di più e meglio agli italiani. Qui c'è meno abitudine e conoscenza di altri Paesi alle operazioni e alle tecniche dei grandi fondi. Solo qui salire oltre il 2% in un'azienda diventa notizia su cui ricamare: all'estero non succede. Gli italiani, le istituzioni, le authority e le imprese dovrebbero essere invece contenti del nostro ruolo di grande investitore indipendente: BlackRock è ormai considerato un benchmark per gli investitori internazionali, al punto che spesso il mercato ci segue sui mercati e sui titoli in cui investiamo.  E oggi l'Italia, per Blackrock, è una grande opportunità di investimento.
Molti in Italia temono che dietro a BlackRock ci siano speculatori, come in genere si pensa di Wall Street...Ma è falso. Il 50% dei nostri clienti mondiali è fatto di istituzioni finanziarie, banche e assicurazioni, e l'altro 50% di famiglie e risparmiatori che hanno magari a disposizione anche solo 10mila euro da investire. In Italia la quota non cambia: le posso dire che i clienti-famiglia di BlackRock sono ormai di decine di milioni tra Palermo e Bolzano. >>
Viganò però confessa che  per raggiungere il massimo  non basta fare operazioni di borsa  ma la blackrock vuole conquistare il mercato interno e per questo è pronta ad investire sui singoli progetti che valuteranno dai
Fattori tecnici, prospettive di redditività, valutazioni dei titoli, governance delle aziende, affidabilità e liquidità dei mercati. <<Siamo consulenti dei clienti, operatori di mercato e veicolo di crescita per le piazze finanziarie e per le stesse aziende in cui investiamo. Non siamo attivisti e non vogliamo condizionare i board.>>

                                                                                           Ruisi Francesco


venerdì 4 aprile 2014

Concorso Guardia Forestale per allievi Agenti, richiesta licenza media




La Guardia Forestale ha indetto un concorso pubblico per 16 Allievi Agenti del Corpo forestale dello Stato, una grande opportunità per tutti coloro che da tempo cercano, e non trovano, un'occupazione stabile. I vincitori saranno impiegati in qualità di atleti del gruppo sportivo. Prima di procedere vi aiutiamo a conoscere la Guardia Forestale.

Il Corpo Forestale dello Stato nasce nel lontano 1822, si occupa della tutela della natura e dei paesaggi, inoltre si occupa della prevenzione dei reati ambientali.

Questo Corpo ha svariate competenze, tipo garantire sicurezza agli abitanti montani e agli amanti dello sport invernale, ma soprattutto il soccorso pubblico.

Requisiti
Per poter accedere al Corpo Forestale, bisogna avere specifici requisiti:
- cittadinanza italiana;
- licenza di scuola media (obbligatorio);
- l'età non deve essere inferiore ai 18 e superiore ai 30 anni;
- idoneità psico fisica e attitudinale;
- altri titoli, considerati motivo di preferenza (patenti di varie categorie, diplomi e brevetti, corsi di specializzazione, titoli sportivi);
- non possono partecipare gli obiettori di coscienza.

Al concorso possono prender parte tutti i cittadini italiani, maschi e femmine. Lo stesso avverrà per titoli.

Scadenza
Le domande di partecipazione al concorso per Allievi Agenti del Corpo Forestale, possono essere inviate fino al 28 aprile 2014.



lunedì 31 marzo 2014

RENZI e la spartizione dei pani,


 I carbonari non tanto segreti, si stanno  spartendo i colossi  dell'economia reale e finanziaria Eni e Enel,Finmeccanica, Terna.

Partono le andropause o/e menopause, tutti in grande agitazione,il colore rosso sangue riflette  negli occhi dei delusi che annunciano vendette, ma alla fine sarà lui a decidere quanto profondo e plateale deve essere il rinnovamento.  Così si da il via alla geo-strategia politica,si pensano gli accordi affaristici e si misura la tenuta di promesse fatte solo qualche mese fa.

 Oggi si sente un mormorio tra i palazzi Romani, tutti sanno e tutti dicono, senza pretesa di verità ma certamente con certezza di non sbagliare.
si dice che i carbonarelli RENZI,LOTTI e CARRAI, decideranno sabato 12 a Firenze in un summit.mentre Alfano e Cesa  faranno pesare il loro voto al Senato sulle riforme in cambio di poltrone  nelle aziende di Stato. Quando c’è chi giura che Silvio ne esce indebolito dallo scontro con Verdini  e offusca la capacità di Forza Italia di incidere sulle nomine. nel frattempo quelli del Tesoro si sentano orgogliosi del loro ruolo di azionisti delle aziende di Stato e che non vogliano mollare nessuna poltrona mostrando i canini a Matteo.Ma l’ambasciata americana  mostra  i muscoli e propone alcuni  candidati. Ma  c’è chi come Scaroni giura un atto di redenzione e punta tutto sulla presidenza di Eni, ma alla porta si trova Maugeri, allora perché e stato contattato Stefano Cao, già capo dell'E&P di Eni fino al 2008,  per fare il boss che accarezza il cane a sei zampe.
Ma  Renzi, lancia Lorenzo Simonelli per Eni,una sorte di bimbo prodigio di General Electric. Molto discreto appare  D'Alema, pare che abbia chiesto un solo posto, quello di Finmeccanica per Domenico Arcuri, però  De Gennaro mostra il dito medio e  si sente sicuro di rimanere alla presidenza di Finmeccanica, sai, forse per quel fatto dei marò, ma anche per dossier militari sulle agende digitali che ha redatto Caio. Pronto a subentrare in Enel Gubitosi ma lo vogliono alle poste, invece Conti auspica la presidenza di Enel, ma  il circolo magico fiorentino voglia alla presidenza l'avvocato di fiducia Bianchi invece Starace abbia avuto "ampie rassicurazioni" sulla sua nomina  di Enel da Carrai, in un viaggio in Israele nel quale i due hanno deciso di investire in pale eoliche, ma le Banche e investitori anche vicini a Renzi puntino su Luigi Ferraris, che avrebbe il gradimento della maggioranza dei manager Enel, però Renzi, per Enel, ha una carta segreta: Castellucci, anche Cattaneo si sente "molto sicuro" della conferma, perché in  Terna potrebbe riparare Starace.
Nell’ombra la Cisl dove i big sono terrorizzati di perdere le Poste.
Ma tutto quanto sopra può sempre cambiare se arriva la telefonata di obama.
                                                                                       Ruisi Francesco

domenica 30 marzo 2014

GRASSO AVANTI TUTTA ABBASCIATORE NON PORTA PENNEE....













La minoranza del PD  con alcuni cori di Forza Italia e di NCD  mandano avanti  Grasso per dichiarare guerra a Renzi sulla riforma del senato che per avere il via libera  occorre una maggioranza di 213 Senatori.
Il senatore Minzolini ha subito dato il grido di battaglia paragonado Matteo Renzi a Fantozzi  nel film dove si è evocato La corazzata Potëmkin secondo il giudizio estetico del ragionier Fantozzi: «La riforma del Senato di Renzi è una c... pazzesca».
Con i tempi stretti per incassare il via libera a Palazzo Madama prima delle Europee, il pallottoliere diventa fondamentale.
Minzolini  ora addetto a fare i conti raccoglie i malumori di Palazzo madama, «I numeri per approvare la riforma di Renzi non ci sono. Serve la maggioranza qualificata, i due terzi del Senato e basta guardare com'è finito il voto sul decreto Province, soltanto 160 sì, per capire che la strada per Renzi è tutta in salita».

Per il via libera al nuovo Senato renziano - assemblea non elettiva composta da sindaci e delegati regionali - e permettere così al segretario-premier di presentarsi alle Europee, suo primo test elettorale, con un succulento slogan in più («Abbiamo abolito il Senato, 315 stipendi in meno») servirebbero 213 senatori favorevoli, e anche tolta l'opposizione, i margini restano affilati come rasoi.
Un big dei senatori Forza Italia, ha posto un dubbio politico: «Ha senso dare uno slogan elettorale così a Renzi a pochi giorni dalle elezioni?», il senatore Malan («Non ha senso tenere un Senato non eletto, prima ci si lamentava dei nominati del Porcellum, ma qui sarebbero nominati tutti e non dagli elettori, per cui meglio abolirlo totalmente»), altri come Matteoli pensano che la guerra al Senato sia sbagliata di per sé («Si rischia di fare un doppione della Conferenza Stato-Regioni, in tutte le grandi democrazie ci sono due Camere» spiega l'ex ministro).
Berlusconi non sarebbe convinto e sussurra («Come la vuole Renzi, la riforma del Senato certo non passa»).
Ma i dubbi attraversano tutto l'emiciclo di Palazzo Madama, a partire dal partito del premier. «Io ho presentato un disegno di legge per il superamento del Senato un anno fa, quindi non sono certo contrario - racconta Stefano Esposito, senatore Pd - Ma dico che c'è molto da discutere e la fretta è cattiva consigliera. Soprattutto se Renzi insiste con le battute sui "315 stipendi che si risparmiano". Se c'è un modo per far incazzare quelli che già non sono contenti è proprio trattarli come mangiapane a tradimento.
I senatori possono chiedere il voto segreto. E sulla riforma del Senato, non è pensabile che gli stessi possano emularsi all’altare della Patria come agnelli sacrificali.
                                                                                         Ruisi Francesco


fonte bracalini

OBAMA PASSA ALL'INCASSO









Nemmeno il tempo di lasciare Roma e l'Europa per il Medio Oriente, ed ecco che Barack Obama passa subito all'incasso. Ai vertici della Nato arriva il socialista norvegese  Jens Stoltenberg, per Washington garanzia assoluta di spesa militare in aumento costante, cosi  il ministro della Difesa Roberta Pinotti, Renzi e Napolitano alla fine si sono scoperti buttando nel cestino i due illusi  “Frattini Franco e  Aspenio Letta” che  sapevano, che gli USA avevano altre idee..
Grillo, in questo caso più che un grillo ha fatto la parte del  CRASTUNI (alias – lumacone)  che esce la testa  solo dopo essersi accertato che OBAMA  era fuori dall’Europa e attacca  con gran vigore dicendo che  la visita di Obama è servita solo ha  vendere la “mercanzia”.
Pare  invece che OBAMA abbia dato ordini precisi scatenando un vero terremoto. Il primo ha sentirlo è  Visco che subito scarica la mala economia sui sindacati e la confindustria , rincarando la dose,afferma che i loro rappresentanti sono dei benemeriti idioti che sanno solo parlare  a vambera.
Quanto al nostro premier, si mostra di avere iniziato i compiti e al via l’operazione per i cambi di poltrone, che a modi accattivante fa un discorso  di risparmio economico  nella spesa  compensata ai manager.  Che  viene criticata  come   il magnete Mauro Maoretti il quale non dorme tranquillo dopo la circolare di Padoan, che:  «Prima si decide la missione, la strategia, subito dopo si decidono i nomi che sono consequenza di Washington ».
 Il premier Matteo Renzi ha cercato di buttarla sul filosofico, ma in realtà la partita delle nomine nelle aziende partecipate dal Tesoro è tutt'altro che una questione nominalistica. In realtà,l'inquilino di Palazzo Chigi vuole «rottamare» i manager che da anni siedono sulle poltrone di Eni, Enel, Terna, Poste e Finmeccanica. Senza tanti complimenti, così come ha deciso il suo BIG… Obama.

E per arrivare all'obiettivo, non ci sono mezze misure. Lo dimostra la lettera inviata dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, (e da Cdp per le sue controllate) ai consigli di amministrazione delle società partecipate quotate in Borsa (Eni, Enel, Finmeccanica e Terna). La richiesta è l'introduzione nello statuto di «un'apposita clausola in materia di requisiti di onorabilità».
La legge, però, esclude i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna oltre a quelli degli emittenti di obbligazioni come Poste, Ferrovie e Cdp. Per queste ultime viene disposto un taglio dei compensi del 25 per cento. Ad esempio, gli 873mila euro di Moretti dovrebbero diventare 654.750 euro. Altro che i 248mila euro del presidente della Repubblica! E sulle quotate il Tesoro (che è azionista di minoranza avendo al massimo il 30% di ognuna) ha messo le mani avanti: le proposte in assemblea potrebbero essere respinte. Resta, comunque, una sensazione poco gradevole: quella di uno spoil system praticato con altri mezzi su società fondamentali per l'economia italiana.
 Per la successione di Scaroni e di Conti circolano anche nomi interni a Eni (De Scalzi e l'ex Cao) ed Enel (Starace). Un posto al sole negli altri gruppi potrebbero guadagnarlo grandi manager come Francesco Caio o Mario Greco che piace al premier e che in Generali sta lavorando bene.
                                                                                          Ruisi Francesco