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domenica 30 marzo 2014

OBAMA PASSA ALL'INCASSO









Nemmeno il tempo di lasciare Roma e l'Europa per il Medio Oriente, ed ecco che Barack Obama passa subito all'incasso. Ai vertici della Nato arriva il socialista norvegese  Jens Stoltenberg, per Washington garanzia assoluta di spesa militare in aumento costante, cosi  il ministro della Difesa Roberta Pinotti, Renzi e Napolitano alla fine si sono scoperti buttando nel cestino i due illusi  “Frattini Franco e  Aspenio Letta” che  sapevano, che gli USA avevano altre idee..
Grillo, in questo caso più che un grillo ha fatto la parte del  CRASTUNI (alias – lumacone)  che esce la testa  solo dopo essersi accertato che OBAMA  era fuori dall’Europa e attacca  con gran vigore dicendo che  la visita di Obama è servita solo ha  vendere la “mercanzia”.
Pare  invece che OBAMA abbia dato ordini precisi scatenando un vero terremoto. Il primo ha sentirlo è  Visco che subito scarica la mala economia sui sindacati e la confindustria , rincarando la dose,afferma che i loro rappresentanti sono dei benemeriti idioti che sanno solo parlare  a vambera.
Quanto al nostro premier, si mostra di avere iniziato i compiti e al via l’operazione per i cambi di poltrone, che a modi accattivante fa un discorso  di risparmio economico  nella spesa  compensata ai manager.  Che  viene criticata  come   il magnete Mauro Maoretti il quale non dorme tranquillo dopo la circolare di Padoan, che:  «Prima si decide la missione, la strategia, subito dopo si decidono i nomi che sono consequenza di Washington ».
 Il premier Matteo Renzi ha cercato di buttarla sul filosofico, ma in realtà la partita delle nomine nelle aziende partecipate dal Tesoro è tutt'altro che una questione nominalistica. In realtà,l'inquilino di Palazzo Chigi vuole «rottamare» i manager che da anni siedono sulle poltrone di Eni, Enel, Terna, Poste e Finmeccanica. Senza tanti complimenti, così come ha deciso il suo BIG… Obama.

E per arrivare all'obiettivo, non ci sono mezze misure. Lo dimostra la lettera inviata dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, (e da Cdp per le sue controllate) ai consigli di amministrazione delle società partecipate quotate in Borsa (Eni, Enel, Finmeccanica e Terna). La richiesta è l'introduzione nello statuto di «un'apposita clausola in materia di requisiti di onorabilità».
La legge, però, esclude i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna oltre a quelli degli emittenti di obbligazioni come Poste, Ferrovie e Cdp. Per queste ultime viene disposto un taglio dei compensi del 25 per cento. Ad esempio, gli 873mila euro di Moretti dovrebbero diventare 654.750 euro. Altro che i 248mila euro del presidente della Repubblica! E sulle quotate il Tesoro (che è azionista di minoranza avendo al massimo il 30% di ognuna) ha messo le mani avanti: le proposte in assemblea potrebbero essere respinte. Resta, comunque, una sensazione poco gradevole: quella di uno spoil system praticato con altri mezzi su società fondamentali per l'economia italiana.
 Per la successione di Scaroni e di Conti circolano anche nomi interni a Eni (De Scalzi e l'ex Cao) ed Enel (Starace). Un posto al sole negli altri gruppi potrebbero guadagnarlo grandi manager come Francesco Caio o Mario Greco che piace al premier e che in Generali sta lavorando bene.
                                                                                          Ruisi Francesco

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