L’ITALIA UMILIATA E DERISA
L’Italia deve ritenersi sotto attacco, con il caso dei due marò italiani.
Accusati di aver ucciso due pescatori indiani, la vicenda si rivela torbida sin dagli inizi in una miscela di toni sensazionalistici.
Storia iniziata il 15 febbraio 2012 quando dalla Enrica Lexie, petroliera privata protetta dalla Marina militare italiana, partono i colpi che uccideranno Ajesh Binki (25 anni) e Valentine Jelastine (45), le vere vittime di questo vicenda. Da lì in poi, ci si imbatte in ricostruzioni inventate, notizie nascoste e non verificate, doppie versioni costruite dalla Farnesina e dalla stampa compiacente, un ruolo ambiguo della farsa politica, diplomatica e umana, dello scontro con il gigante indiano.
Una vicenda che mette in mostra un'Italia debole e inetta dal punto di vista della politica internazionale. Iniziata perchè i marò hanno ucciso due pescatori indiani, ormai più di un anno fa, mentre erano in servizio anti-pirateria dopo essere stati attaccati dai veri pirati, trovano nella loro traiettoria di fuoco, i due giovani indiani, poi vallo a capire se erano pescatori, e di cosa.
Intanto, Massimiliano La torre e Salvatore Girone sono trattenuti in India da quasi due anni e dal gennaio scorso ospiti dell'ambasciata italiana a Delhi, in libertà su cauzione. Ora rischiano di venir processati secondo una legge che prevede la pena di morte. «Narendra Modi, il nazionalista indù che vuole la testa dei marò, potrebbe diventare il prossimo premier indiano, dopo le elezioni di maggio».
Nel fra tempo suonano ambigue le feste in onore dell’india del nostro ambasciatore, che il 24 e 25 novembre ha guidato una missione italiana nello stato indiano del Gujarat, dove Modi governa da 13 anni. «Nella prospettiva del rafforzamento della presenza economica-commerciale in India» scrive il sito della nostra ambasciata. Non si fa alcun cenno al caso dei marò.
Le imbarazzanti posizioni dell’ambasciatore italiano che lancia la candidatura a premier del governatore del Gujarat. Il discusso leader indù, accusato di aver istigato un pogrom contro i musulmani costato mille morti.
Quindi, Mancini il nostro ambasciatore fa campagna a favore del candidato premier che pubblicamente si è espresso a favore della pena di morte ha danno dei nostri marò. Contestando perfino «il privilegio» della libertà provvisoria concessa ai marò.
Se i marò venissero giudicati secondo il codice penale indiano sarebbe previsto sia l'ergastolo che la pena capitale.
Ora l’Italia è chiamata a decidere se sacrificare i marò nel nome dell’intercorsi interessi economici, o pensare come fece la Francia e L'Inghilterra. Infatti ci sono tutte le condizioni per ritenere L’Italia sotto attacco in quanto l’india si è resa colpevole di avere preso prigionieri due militari Italiani nelle funzioni del loro servizio,di antipirateria, comandatogli dallo Stato Italiano. Quindi e quasi obbligata a dare un’ultimatum, a pena Intervento Difesa Militare.
Ruisi Francesco
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