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domenica 16 febbraio 2014

RENZI E SOLO UN BURATTINO NELLE MANI DI MARCO CARRAI.















Il puparo di RENZI 

E'  da  tempo tutto deciso  il grande PUPARO si chiamerebbe  Marco Carrai  e la sua famiglia  che assieme al consigliere Yoram Gutgeld attuerebbero le grandi manovre decise  dalla destra Repubblica Americana  che esercita  sull’Italia  un grande potere  Politico-economico.
Così la scelta di Renzi che forse inconsapevole di essere un burattino  nelle mani dei poteri forti.
Pare che  l’unico ostacolo sia da sempre  la banda di Berlusconi, con un’altra cordata  di potere economico,  fin dai tempi di Craxi. Quindi e tutto segnato nei minimi particolari, dopo la morte di Giulio Andreatti gli equilibri sono compromessi,da li i disegni, i  colpi della magistratura, alle debolezze anche perverse  di Berlusconi, Dalema e Prodi e l’avvento dell’Euro, la nomina di Napolitano, il golpe bianco e la caduta di Berlusconi, poi Bersani considerato non all’altezza del Gioco, a  seguire Monti e Letta per giungere al rampollo Renzi Matteo, che nato e  allevato  dalla famiglia CARRAI con a capo stratega MARCO che tira le fila di Matteo   per attuare  alcune manovre di vitale importanza di quei poteri forti di cui fa parte.
Nello sfondo dopo Napolitano torna  Prodi, per avere il potere  assoluto nel portare al termine  quei disegni nati nella sala comando di  Washington.
                                                                                              Ruisi Francesco


venerdì 14 febbraio 2014

POPOLO SENZA SOVRANITA'












Il vizietto della sinistra governare senza essere stati eletti dal popolo, che differenza c'è tra la Democrazia e la Dittatura  all' ITALIANA.
il popolo non conta deve solo subire le incompetenze prepotenti dei sedicenti Governatori.
ora arriva Renzi  con la benedizione  di Napolitano che dice  che l'elezioni sono una sciocchezza.
 ma  se Matteo Renzi  era partito come rottamatore e rinnovatore, oggi cosa ha fatto fare un netto cambio di rotta a Matteo,  e possibile che Matteo stia subendo i bagliori dei poteri forti? e possibile che non veda che cosi facendo  rischia di essere bruciato prima di partire.   E ADESSO........................................
non rischiamo   una vera rivoluzione, con tanto di disordini.
                                                                                        Ruisi Francesco
    

giovedì 13 febbraio 2014

IL MINISTERO DEL TESORO VUOLE RIPRENDERSI 600 EURO DALLE BUSTE PAGA DEI BIDELLI


Si tratta di soldi riconosciuti dall’ultimo contratto di lavoro, che spetterebbero per la prestazione svolta a partire dal settembre 2011. Il taglio rra già stato annunciato per le buste paga degli insegnanti. Allora intervenne il ministro Carrozza che bloccò tutto.

Dopo gli insegnanti, i bidelli. Il ministero del Tesoro vuole riprendersi 600 euro dalle buste paga del personale non docente della scuola. Si tratta di soldi riconosciuti dall'ultimo contratto di lavoro, che spetterebbero per la prestazione svolta a partire dal settembre 2011. Adesso come ha riportato il quotidiano Libero, il Ministero ha chiesto la restituzione degli importi.

IL COMPENSO RIGUARDA MANSIONI AGGIUNTIVE La cifra in questione riguarda le mansioni aggiuntive, che non sono soltanto un lavoro in più ma competenze riconosciute dopo appositi corsi di specializzazione, una sorta di premio al merito per incarichi in aggiunta ai normali compiti, come dare assistenza ai ragazzi disabili, essere in grado di garantire il primo soccorso, sostituire il direttore dei servizi amministrativi e dare supporto alla didattica.

Queste funzioni possono essere svolte solo da personale selezionato e formato: poco più di settemila dipendenti sui quasi 200mila Ata in servizio nelle scuole. Le mansioni sono già state svolte e retribuite.

Assunzioni in Banca: lavoro in tutta Italia, nelle filiali UniCredit



Assunzioni in Banca: lavoro in tutta Italia, nelle filiali UniCredit

Chi cerca un lavoro in banca può cogliere questa opportunità interessante. Lavorare per UniCredit significa collaborare con uno dei gruppi finanziari più importanti a livello europeo. Attualmente UniCredit ha programmato varie assunzioni, in tutta Italia per il ruolo di addetto servizio clienti e in sedi specifiche per gli altri ruoli. 

Le regioni interessate come sedi di lavoro sono: Trentino Alto Adige, Lazio, Sardegna, Liguria, Basilicata, Lombardia, Veneto, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria.
Addetto servizio clienti
Chi riveste il ruolo di addetto servizio clienti si occupa di assicurare l'efficienza dell'operatività di sportello in un'agenzia, di promuovere e vendere i prodotti e servizi di base di UniCredit, di captare le opportunità commerciali consigliando i clienti, di collaborare in modo attivo con i colleghi. 

Requisiti richiesti:
 - Avere conseguito la laurea in materie economiche, giuridiche o matematico-statistiche;
 - Essere in possesso di patente di guida;
 - Padroneggiare a livello intermedio la lingua inglese.

Il lavoro prevede un contratto a tempo determinato per il periodo estivo, da giugno a settembre. 


mercoledì 12 febbraio 2014

Sentenza a favore dei co.co.pro.

Il Tribunale di Bergamo con la sentenza n°941 del 12 dicemdre 2013 garantisce  anche i co.co.pro. che recita  hanno diritto alla pensione nonostante il datore non ha versato i contributi.

 Così come il lavoratore subordinato, anche il lavoratore con contratto a progetto ha diritto ad ottenere la pensione nel caso in cui il datore non abbia versato i contributi previdenziali.

Anche se la legge prevede espressamente tale diritto solo per i lavoratori subordinati, la norma va interpretata in modo estensivo e quindi va intesa anche a favore dei co.co.pro. in quanto la situazione dei collaboratori è assimilabile a quella degli altri dipendenti.

Lo afferma di Bergamo in una recente sentenza. Quindi, se il collaboratore coordinato e continuativo, dopo aver lavorato per un’azienda per diversi anni, presenta domanda all’Inps per ottenere la pensione di vecchiaia, ma riceve un rifiuto, in quanto il datore non ha correttamente versato i contributi alla gestione competente, può fare ricorso in tribunale per ottenere quanto le spetta dall’Inps.

Il cosiddetto principio  dell’automaticità delle prestazioni  sancito dall’art. 2116 del codice  civile, che  riconosce ai lavoratori il diritto di percepire il trattamento pensionistico anche qualora l’azienda abbia omesso di versare i contributi previdenziali maturati. Stando al tenore letterale della norma, il principio si applica solo ai lavoratori “subordinati” e quindi non può essere invocato dai collaboratori con contratti co.co.

Tale lettura, fino alla sentenza del Tribunale di Bergamo, era pacifica e indiscussa, tanto che non pochi progetti di legge in passato hanno tentato di superare il problema, estendendo la tutela anche ai collaboratori non dipendenti. La sentenza di Bergamo, però, rovescia questa interpretazione, forzando in maniera evidente il dato legislativo.

Secondo il tribunale bergamasco, è vero che il Codice civile menziona soltanto i rapporti di lavoro subordinato tra quelli rientranti nell’ambito del principio dell’automaticità delle prestazioni, tuttavia questo principio ha una portata generale e quindi va inteso anche per i contratti di lavoro parasubordinato come, appunto, i contratti a progetto.


Bisogna quindi concludere per l’estensione del principio in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, in quanto il regime previdenziale di tali soggetti sarebbe sostanzialmente identico a quello dei lavoratori dipendenti. Se la situazione è identica, conclude la pronuncia, si deve applicare una regola uguale, e quindi si deve estendere anche ai collaboratori il principio dell’automaticità delle prestazioni.
 Ragionando diversamente, la norma sarebbe incostituzionale, per violazione del principio di eguaglianza in forza dell’art. 3 della Costituzione Italiana.
                                                                                Ruisi Francesco 

lunedì 10 febbraio 2014

Assicurazione R.C.A. a volte i bordellyne fanno bene.


Assicurazione R.C.A.    a volte i bordellyne  fanno bene.

 Alla Camera dei Deputati è stato appena stralciato il pacchetto rca dal Decreto Destinazione Italia, per la precisione, l'art. 8, si tratta di una sequela di norme che hanno una significativa ricaduta sul settore delle RCA. Dopo il BORDELLYNe di molti del PD per l'appunto, renziani in testa, ma anche MoVimento 5 Stelle e Sel, che si erano messi di traverso.
Ora, parte ex novo un apposito disegno di legge che conterrà le nuove norme rimodulate, tra le quali figureranno la nuova disciplina contrattuale della cessione del credito, la scatola nera, l'inconcepibile decadenza lampo di mesi tre per richiedere il risarcimento, il testimone da indicare in denuncia, oltre al valore tabellare del danno da morte.
                                                                                      Ruisi Francesco

domenica 9 febbraio 2014

Afghanistan, una legge permetterà ai mariti di picchiare le mogli


Afghanistan, una legge permetterà ai mariti di picchiare le mogli

di Monica Ricci Sargentini

Una nuova legge, appena approvata dal parlamento afghano, permetterà agli uomini di picchiare mogli, bambine e sorelle senza paura di poter finire in prigione. Un passo indietro dopo anni di progressi nel combattere la violenza domestica in un Paese dove i delitti d’onore, i matrimoni forzati e gli abusi in famiglia sono all’ordine del giorno. Il provvedimento modifica il codice penale vietando ai parenti degli imputati di violenze domestiche o di matrimoni forzati di testimoniare contro di loro nei tribunali. In questo modo le vittime vengono costrette al silenzio e non possono denunciare la loro sofferenza.

Perché la legge entri in vigore manca solo la firma del presidente Karzai  ed è proprio a lui che si appellano le associazioni per i diritti umani locali e internazionali sperando che replichi il gesto compiuto nel 2009 quando aveva bocciato in extremis una legge che legalizzava lo stupro compiuto dal marito perché suo “diritto nuziale”.

“E’ pazzesco quello che sta succedendo. Non si potrà più perseguire chi compie violenza sulle donne in famiglia. Le persone più vulnerabili non otterranno mai giustizia” dice Manizha Naderi, direttrice dell’Ong Women for Afghan Women.

Non ci sarà più giustizia per le spose bambine come Sahar Gul (nella foto) che fu torturata e tenuta per mesi in un seminterrato dal marito e dai suoi parenti  perché non voleva prostituirsi. La sua storia ha commosso il mondo ed è stata una delle più lette del nostro blog.  Né potrà più raccontare il suo calvario Sitara, la donna di 31 anni cui il marito ha tagliato naso e labbra in un accesso d’ira.

 In un Paese in cui gli abusi sono già per la maggior parte impuniti (gli aguzzini di Sahar  sono stati liberati lo scorso luglio perché colpevoli solo di “violenze familiari”) diventa ora impossibile arrivare anche all’incriminazione di fratelli e padri che massacrano in nome dell’onore o che vendono le loro figlie/sorelle per mettere fine a una faida o per azzerare un debito. Tutto questo finirà fuori dal controllo della legge.

Per Human Rights Watch la nuova norma “lascia impuniti i picchiatori di donne e bambini “.

Ora tutti gli occhi sono puntati su Karzai. “Chiederemo al presidente di non firmare finché quell’articolo della legge n on sarà cambiato” dice convinta al britannico The Guardian Selay Ghaffar di un’associazione che fornisce rifugio e assistenza legale alle donne e ai bambini afghani. Ma non siamo più nel 2009, Karzai  da aprile non sarà più presidente  e le sue priorità sono altre: in primis i difficili negoziati con gli Usa sulla fase successiva al ritiro dei soldati stranieri a fine 2014.

Negli ultimi anni le forze conservative hanno ripreso vigore. Nel 2013 sono state bocciate la legge contro la violenza sulle donne e quella sulle quota rosa. A novembre si è tornati addirittura a riproporre la lapidazione in pubblico per gli adulteri.

Dalla caduta del mullah Omar a oggi per le donne afghane è cambiato poco. “All’inizio, subito dopo la sconfitta dei talebani  - racconta ancora Ghaffar – tutti avevano paura del nuovo governo e dei media. Ma poi hanno capito che possono fare quello che vogliono perché il governo non è molto a favore dei diritti delle donne”.