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domenica 9 febbraio 2014

Afghanistan, una legge permetterà ai mariti di picchiare le mogli


Afghanistan, una legge permetterà ai mariti di picchiare le mogli

di Monica Ricci Sargentini

Una nuova legge, appena approvata dal parlamento afghano, permetterà agli uomini di picchiare mogli, bambine e sorelle senza paura di poter finire in prigione. Un passo indietro dopo anni di progressi nel combattere la violenza domestica in un Paese dove i delitti d’onore, i matrimoni forzati e gli abusi in famiglia sono all’ordine del giorno. Il provvedimento modifica il codice penale vietando ai parenti degli imputati di violenze domestiche o di matrimoni forzati di testimoniare contro di loro nei tribunali. In questo modo le vittime vengono costrette al silenzio e non possono denunciare la loro sofferenza.

Perché la legge entri in vigore manca solo la firma del presidente Karzai  ed è proprio a lui che si appellano le associazioni per i diritti umani locali e internazionali sperando che replichi il gesto compiuto nel 2009 quando aveva bocciato in extremis una legge che legalizzava lo stupro compiuto dal marito perché suo “diritto nuziale”.

“E’ pazzesco quello che sta succedendo. Non si potrà più perseguire chi compie violenza sulle donne in famiglia. Le persone più vulnerabili non otterranno mai giustizia” dice Manizha Naderi, direttrice dell’Ong Women for Afghan Women.

Non ci sarà più giustizia per le spose bambine come Sahar Gul (nella foto) che fu torturata e tenuta per mesi in un seminterrato dal marito e dai suoi parenti  perché non voleva prostituirsi. La sua storia ha commosso il mondo ed è stata una delle più lette del nostro blog.  Né potrà più raccontare il suo calvario Sitara, la donna di 31 anni cui il marito ha tagliato naso e labbra in un accesso d’ira.

 In un Paese in cui gli abusi sono già per la maggior parte impuniti (gli aguzzini di Sahar  sono stati liberati lo scorso luglio perché colpevoli solo di “violenze familiari”) diventa ora impossibile arrivare anche all’incriminazione di fratelli e padri che massacrano in nome dell’onore o che vendono le loro figlie/sorelle per mettere fine a una faida o per azzerare un debito. Tutto questo finirà fuori dal controllo della legge.

Per Human Rights Watch la nuova norma “lascia impuniti i picchiatori di donne e bambini “.

Ora tutti gli occhi sono puntati su Karzai. “Chiederemo al presidente di non firmare finché quell’articolo della legge n on sarà cambiato” dice convinta al britannico The Guardian Selay Ghaffar di un’associazione che fornisce rifugio e assistenza legale alle donne e ai bambini afghani. Ma non siamo più nel 2009, Karzai  da aprile non sarà più presidente  e le sue priorità sono altre: in primis i difficili negoziati con gli Usa sulla fase successiva al ritiro dei soldati stranieri a fine 2014.

Negli ultimi anni le forze conservative hanno ripreso vigore. Nel 2013 sono state bocciate la legge contro la violenza sulle donne e quella sulle quota rosa. A novembre si è tornati addirittura a riproporre la lapidazione in pubblico per gli adulteri.

Dalla caduta del mullah Omar a oggi per le donne afghane è cambiato poco. “All’inizio, subito dopo la sconfitta dei talebani  - racconta ancora Ghaffar – tutti avevano paura del nuovo governo e dei media. Ma poi hanno capito che possono fare quello che vogliono perché il governo non è molto a favore dei diritti delle donne”.

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