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lunedì 31 marzo 2014

RENZI e la spartizione dei pani,


 I carbonari non tanto segreti, si stanno  spartendo i colossi  dell'economia reale e finanziaria Eni e Enel,Finmeccanica, Terna.

Partono le andropause o/e menopause, tutti in grande agitazione,il colore rosso sangue riflette  negli occhi dei delusi che annunciano vendette, ma alla fine sarà lui a decidere quanto profondo e plateale deve essere il rinnovamento.  Così si da il via alla geo-strategia politica,si pensano gli accordi affaristici e si misura la tenuta di promesse fatte solo qualche mese fa.

 Oggi si sente un mormorio tra i palazzi Romani, tutti sanno e tutti dicono, senza pretesa di verità ma certamente con certezza di non sbagliare.
si dice che i carbonarelli RENZI,LOTTI e CARRAI, decideranno sabato 12 a Firenze in un summit.mentre Alfano e Cesa  faranno pesare il loro voto al Senato sulle riforme in cambio di poltrone  nelle aziende di Stato. Quando c’è chi giura che Silvio ne esce indebolito dallo scontro con Verdini  e offusca la capacità di Forza Italia di incidere sulle nomine. nel frattempo quelli del Tesoro si sentano orgogliosi del loro ruolo di azionisti delle aziende di Stato e che non vogliano mollare nessuna poltrona mostrando i canini a Matteo.Ma l’ambasciata americana  mostra  i muscoli e propone alcuni  candidati. Ma  c’è chi come Scaroni giura un atto di redenzione e punta tutto sulla presidenza di Eni, ma alla porta si trova Maugeri, allora perché e stato contattato Stefano Cao, già capo dell'E&P di Eni fino al 2008,  per fare il boss che accarezza il cane a sei zampe.
Ma  Renzi, lancia Lorenzo Simonelli per Eni,una sorte di bimbo prodigio di General Electric. Molto discreto appare  D'Alema, pare che abbia chiesto un solo posto, quello di Finmeccanica per Domenico Arcuri, però  De Gennaro mostra il dito medio e  si sente sicuro di rimanere alla presidenza di Finmeccanica, sai, forse per quel fatto dei marò, ma anche per dossier militari sulle agende digitali che ha redatto Caio. Pronto a subentrare in Enel Gubitosi ma lo vogliono alle poste, invece Conti auspica la presidenza di Enel, ma  il circolo magico fiorentino voglia alla presidenza l'avvocato di fiducia Bianchi invece Starace abbia avuto "ampie rassicurazioni" sulla sua nomina  di Enel da Carrai, in un viaggio in Israele nel quale i due hanno deciso di investire in pale eoliche, ma le Banche e investitori anche vicini a Renzi puntino su Luigi Ferraris, che avrebbe il gradimento della maggioranza dei manager Enel, però Renzi, per Enel, ha una carta segreta: Castellucci, anche Cattaneo si sente "molto sicuro" della conferma, perché in  Terna potrebbe riparare Starace.
Nell’ombra la Cisl dove i big sono terrorizzati di perdere le Poste.
Ma tutto quanto sopra può sempre cambiare se arriva la telefonata di obama.
                                                                                       Ruisi Francesco

domenica 30 marzo 2014

GRASSO AVANTI TUTTA ABBASCIATORE NON PORTA PENNEE....













La minoranza del PD  con alcuni cori di Forza Italia e di NCD  mandano avanti  Grasso per dichiarare guerra a Renzi sulla riforma del senato che per avere il via libera  occorre una maggioranza di 213 Senatori.
Il senatore Minzolini ha subito dato il grido di battaglia paragonado Matteo Renzi a Fantozzi  nel film dove si è evocato La corazzata Potëmkin secondo il giudizio estetico del ragionier Fantozzi: «La riforma del Senato di Renzi è una c... pazzesca».
Con i tempi stretti per incassare il via libera a Palazzo Madama prima delle Europee, il pallottoliere diventa fondamentale.
Minzolini  ora addetto a fare i conti raccoglie i malumori di Palazzo madama, «I numeri per approvare la riforma di Renzi non ci sono. Serve la maggioranza qualificata, i due terzi del Senato e basta guardare com'è finito il voto sul decreto Province, soltanto 160 sì, per capire che la strada per Renzi è tutta in salita».

Per il via libera al nuovo Senato renziano - assemblea non elettiva composta da sindaci e delegati regionali - e permettere così al segretario-premier di presentarsi alle Europee, suo primo test elettorale, con un succulento slogan in più («Abbiamo abolito il Senato, 315 stipendi in meno») servirebbero 213 senatori favorevoli, e anche tolta l'opposizione, i margini restano affilati come rasoi.
Un big dei senatori Forza Italia, ha posto un dubbio politico: «Ha senso dare uno slogan elettorale così a Renzi a pochi giorni dalle elezioni?», il senatore Malan («Non ha senso tenere un Senato non eletto, prima ci si lamentava dei nominati del Porcellum, ma qui sarebbero nominati tutti e non dagli elettori, per cui meglio abolirlo totalmente»), altri come Matteoli pensano che la guerra al Senato sia sbagliata di per sé («Si rischia di fare un doppione della Conferenza Stato-Regioni, in tutte le grandi democrazie ci sono due Camere» spiega l'ex ministro).
Berlusconi non sarebbe convinto e sussurra («Come la vuole Renzi, la riforma del Senato certo non passa»).
Ma i dubbi attraversano tutto l'emiciclo di Palazzo Madama, a partire dal partito del premier. «Io ho presentato un disegno di legge per il superamento del Senato un anno fa, quindi non sono certo contrario - racconta Stefano Esposito, senatore Pd - Ma dico che c'è molto da discutere e la fretta è cattiva consigliera. Soprattutto se Renzi insiste con le battute sui "315 stipendi che si risparmiano". Se c'è un modo per far incazzare quelli che già non sono contenti è proprio trattarli come mangiapane a tradimento.
I senatori possono chiedere il voto segreto. E sulla riforma del Senato, non è pensabile che gli stessi possano emularsi all’altare della Patria come agnelli sacrificali.
                                                                                         Ruisi Francesco


fonte bracalini

OBAMA PASSA ALL'INCASSO









Nemmeno il tempo di lasciare Roma e l'Europa per il Medio Oriente, ed ecco che Barack Obama passa subito all'incasso. Ai vertici della Nato arriva il socialista norvegese  Jens Stoltenberg, per Washington garanzia assoluta di spesa militare in aumento costante, cosi  il ministro della Difesa Roberta Pinotti, Renzi e Napolitano alla fine si sono scoperti buttando nel cestino i due illusi  “Frattini Franco e  Aspenio Letta” che  sapevano, che gli USA avevano altre idee..
Grillo, in questo caso più che un grillo ha fatto la parte del  CRASTUNI (alias – lumacone)  che esce la testa  solo dopo essersi accertato che OBAMA  era fuori dall’Europa e attacca  con gran vigore dicendo che  la visita di Obama è servita solo ha  vendere la “mercanzia”.
Pare  invece che OBAMA abbia dato ordini precisi scatenando un vero terremoto. Il primo ha sentirlo è  Visco che subito scarica la mala economia sui sindacati e la confindustria , rincarando la dose,afferma che i loro rappresentanti sono dei benemeriti idioti che sanno solo parlare  a vambera.
Quanto al nostro premier, si mostra di avere iniziato i compiti e al via l’operazione per i cambi di poltrone, che a modi accattivante fa un discorso  di risparmio economico  nella spesa  compensata ai manager.  Che  viene criticata  come   il magnete Mauro Maoretti il quale non dorme tranquillo dopo la circolare di Padoan, che:  «Prima si decide la missione, la strategia, subito dopo si decidono i nomi che sono consequenza di Washington ».
 Il premier Matteo Renzi ha cercato di buttarla sul filosofico, ma in realtà la partita delle nomine nelle aziende partecipate dal Tesoro è tutt'altro che una questione nominalistica. In realtà,l'inquilino di Palazzo Chigi vuole «rottamare» i manager che da anni siedono sulle poltrone di Eni, Enel, Terna, Poste e Finmeccanica. Senza tanti complimenti, così come ha deciso il suo BIG… Obama.

E per arrivare all'obiettivo, non ci sono mezze misure. Lo dimostra la lettera inviata dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, (e da Cdp per le sue controllate) ai consigli di amministrazione delle società partecipate quotate in Borsa (Eni, Enel, Finmeccanica e Terna). La richiesta è l'introduzione nello statuto di «un'apposita clausola in materia di requisiti di onorabilità».
La legge, però, esclude i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna oltre a quelli degli emittenti di obbligazioni come Poste, Ferrovie e Cdp. Per queste ultime viene disposto un taglio dei compensi del 25 per cento. Ad esempio, gli 873mila euro di Moretti dovrebbero diventare 654.750 euro. Altro che i 248mila euro del presidente della Repubblica! E sulle quotate il Tesoro (che è azionista di minoranza avendo al massimo il 30% di ognuna) ha messo le mani avanti: le proposte in assemblea potrebbero essere respinte. Resta, comunque, una sensazione poco gradevole: quella di uno spoil system praticato con altri mezzi su società fondamentali per l'economia italiana.
 Per la successione di Scaroni e di Conti circolano anche nomi interni a Eni (De Scalzi e l'ex Cao) ed Enel (Starace). Un posto al sole negli altri gruppi potrebbero guadagnarlo grandi manager come Francesco Caio o Mario Greco che piace al premier e che in Generali sta lavorando bene.
                                                                                          Ruisi Francesco

sabato 29 marzo 2014

Indennità di maternità per libere professioniste



Indennità di maternità e libera professione: i chiarimenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su come esercitare il diritto.

Anche le libere professioniste hanno diritto all’indennità di maternità da parte di un Ente previdenziale di categoria, ma solo se non svolgono altra attività di lavoro dipendente, autonomo, di imprenditoria agricola o commerciale.

A chiarire le procedure da seguire è il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’interpello n. 22 del 4 Luglio 2013.
Le libere professioniste esercitano il proprio diritto all’indennità di maternità inviando all’ente di categoria l’apposita domanda redatta ai sensi degli articoli 70 e 71 del Decreto Legislativo n. 151 del 2001 recante le disposizioni in materia di “tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53”.

Indennità spettanti

L’art. 70 prevede che:

«1. Alle libere professioniste, iscritte a una cassa di previdenza e assistenza di cui alla tabella D allegata al presente testo unico, è corrisposta un’indennità di maternità per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi alla stessa.

2. L’indennità di cui al comma 1 viene corrisposta in misura pari all’80% di cinque dodicesimi del reddito percepito e denunciato ai fini fiscali dalla libera professionista nel secondo anno precedente a quello della domanda.

3. In ogni caso l’indennità di cui al comma 1 non può essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione calcolata nella misura pari all’80% del salario minimo giornaliero stabilito dall’articolo 1 del decreto-legge 29 luglio 1981, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 settembre 1981, n. 537, e successive modificazioni, nella misura risultante, per la qualifica di impiegato, dalla tabella A e dai successivi decreti ministeriali di cui al secondo comma del medesimo articolo».
Istruzioni per la domanda

L’articolo 71 stabilisce termini e modalità per la presentazione della domanda:

«1. L’indennità di cui all’articolo 70 è corrisposta, indipendentemente dall’effettiva astensione dall’attività, dalla competente cassa di previdenza e assistenza per i liberi professionisti, a seguito di apposita domanda presentata dall’interessata a partire dal compimento del sesto mese di gravidanza ed entro il termine perentorio di centottanta giorni dal parto.

2. La domanda, deve essere corredata da certificato medico comprovante la data di inizio della gravidanza e quella presunta del parto, nonché dalla dichiarazione redatta ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, attestante l’inesistenza del diritto alle indennità di maternità di cui al Capo III e al Capo XI.

3. L’indennità di maternità spetta in misura intera anche nel caso in cui, dopo il compimento del sesto mese di gravidanza, questa sia interrotta per motivi spontanei o volontari, nei casi previsti dagli articoli 4, 5 e 6 della legge 22 maggio 1978, n. 194.

4. Le competenti casse di previdenza e assistenza per i liberi professionisti provvedono d’ufficio agli accertamenti amministrativi necessari».

Nel caso i cui la libera professionista svolge anche un attività lavorativa subordinata con contratto part-time, allora, l'ente previdenziale principale, integra la parte di indennità fino alla  concorrenza della  misura minima prevista dall'ente che gestisce il sistema previdenziale della lavoratrice autonoma.

                                                                                                  Ruisi Francesco 


fonte ricci 

giovedì 27 marzo 2014

OBAMA IN ITALIA " L'OCCHIO DEL PADRONE INGRASSA IL CAVALLO"




















La stampa  americana  esalta l’incontro con   PAPA FRANCESCO  e in modi strategia  fa qualche  riga al vero fine di  questo  week end, che è servito  ad fare sentire in diretta   la voce grossa  da vero padrone.
Chiare, rimbombano le parole di Obama, nei padiglioni auricolari di Renzi, dicendo allo stile fiorentino a  NAPOLETANO  e ora che ti togli  dai coglioni, capite  l’italiano , le regole sono tre,  avanti tutta  con gli armamenti compresi gli F35, Il mercato del  gas deve cambiare, lo gestiamo noi, infine  NIENTE sconti sul debito pubblico.
"Mi fido di Renzi", assicura Barack Obama. E quindi avanti con gli F35 e la spesa per la difesa. Niente scherzi sulla Russia, dalla quale dobbiamo imparare a comprare meno gas. E basta con questa "falsa contrapposizione", come la definisce il capo della Casa Bianca, tra crescita e rigore di bilancio: ci vogliono entrambe.
Renzie,dal canto suo, non ha potuto che confessarsi un totale fan di Barack:"Obama è per me e per la mia squadra fonte di ispirazione e modello da emulare ‘Yes we can'".
Nel frattempo Papa Francesco,in mattinata, alle sette precise, coglie l’occasione  per fare una lavata di testa  ai  176 senatori, 298 deputati, 9 ministri e 20 sottosegretari che erano andati a messa da Bergoglio,il quale pur conoscendo la politica italiana da poco tempo, ha mollato loro un bel discorso sulla gravità della corruzione.
Non si può non notare,  il grande assente, Silvio Berlusconi, che pur di levarselo dalle palle, è stato convocato come testimone al processo di Bari sul giro di escort che avrebbero frequentato le sue residenze.

                                                                                                    Ruisi Francesco

martedì 25 marzo 2014

MATTEO RENZI SOTTO ESAME DA BARACK OBAMA






Renzi suda freddo, domani l’esame de Padrone, Barack Obama. Il terzo potere manda in campo  alla trattazione  della crisi OBAMA-PUTIN, l' innovato Silvio Berlusconi che ritorna sulla scena internazionale in veste di ambasciatore dell'amico Putin.  Silvio da subito mette i paletti - "Trovo controproducente e antistorica la decisione di escludere la Russia dal G8, fiero di ricordare il lungo e poderoso lavoro diplomatico portato avanti dall'Italia e dai governi da me presieduti per includere la Russia a pieno titolo nel consesso delle democrazie occidentali". Lo stesso addita  come  fattore scatenante  della crisi in atto tra America e Russia,   “Paolo Scaroni”, padron dell’ Eni che assecondò le politiche filorusse, oggi colpevole di tradimento per evere aperto il  Business del  gas a stelle e strisce che Obama vuole cominciare a vendere agli alleati con la scusa di renderli meno dipendenti da Putin.

Quindi Matteo Renzi  è sotto esame  dal capo della Casa Bianca, così come il  dossier energetico, oltre che sulle riforme economiche che ha in mente, d’altro lato  Renzi spera e attende una qualche benedizione elettoralmente spendibile.

Silvio incaricato a fare da PACERE, dimostra di rinascere nella  scena politica  internazionale, è come da buona cultura  commerciale  per dimostrare la disponibilità  ad OBArenzi, salva  il culo  al giovane premier. Dove era  a rischio  la riforma delle provincie, e dopo una mattinata in cui il ddl Del rio è andato sotto due volte in Commissione (decisiva l'assenza sbandierata come un trofeo da Mario Mauro), in Aula la pregiudiziale d'incostituzionalità dei grillini non è passata per soli quattro voti. Con la voce di un "soccorso azzurro" decisamente insistente.
                                                                                     Ruisi Francesco

domenica 23 marzo 2014

Blackrock, I padroni dell’ITALIA per colpa degli incompetenti uomini politici Italiani escono allo scoperto.



 Mps, IntesaSanpaolo e Unicredit, e stato solo l’inizio, ora i Blackrock  presenti come sceicchi  vogliono tutti  i«prodotti » made in Italy.
Il gigante americano - il più grande fondo finanziario del mondo - sta preparando l’assalto alle medie imprese italiane. Il colosso Usa ha allargato il suo portafoglio al 5,75% del Monte dei paschi di Siena e ora è il secondo socio della banca presieduta da Alessandro Profumo dopo la Fondazione di palazzo Sansedoni, scesa al 15%.
 Il portafoglio già pieno d’interesse per le banche della Penisola (secondo azionista sia di Unicredit col 5,2% sia di Intesa col 5%, è poco sotto il 5% in Ubibanca),oggi  per il listino di piazza Affari: Blackrock ha infatti una posizione di primo piano in Telecom (attorno al 5%), Generali (3%), Fiat Industrial (4%), Mediaset (2%) e ha circa il 5% di Atlantia, Azimut e Prysmian. Si registra anche  l’ingresso nel capitale di Rocca Salimbeni.
Larry Fink si trova alla guida  del colosso americano, abbile  ebreo californiano,  in 20 anni ha creato una realtà  da 4.300 miliardi di dollari di investimenti su scala globale
Fink non e solo anche lui deve obbedire ai signori Americani che lavorano con tanti uomini europei  per la conquista economica  del vecchio continente tenendo a bada  le varie scelte dagli stati che compongono  come la Germania o l’infuenza Russa, che potrebbero nuocere agl’affari USA.
 Quindi  una  ciambella di salvataggio arriva nelle mani di Renzi  tramite la combriccola Carrai /De benedetti/Padoan, infatti  potrebbe  scattare l’operazione «pmi». Il progetto, per ora a livelli embrionali, è allo studio con i vertici della Cassa depositi e prestiti. Pochi giorni fa, secondo indiscrezioni, emissari di Blackrock arrivati dalla sede di Londra hanno incontrato a Roma Bernardo Bini Smaghi, responsabile progetti speciali di Cdp. Sul tavolo, la creazione di un «fondo dei fondi» volto a incentivare il mercato dei mini bond. Si tratta di strumenti di indebitamento, sostenuti,ma senza successo, dal decreto «Destinazione Italia» varato a febbraio dal governo di Enrico Letta.
La Cdp sta passando al setaccio varie soluzioni volte ad aiutare le aziende per utilizzare queste speciali obbligazioni che hanno l’obiettivo di aggirare il credit crunch. I prestiti bancari ormai vengono sistematicamente negati e servono alternative per finanziare lo sviluppo delle imprese. La Cassa vuole sfruttare l’enorme liquidità inutilizzata di Blackrock e dare così un nuovo sostegno alle medie aziende del Belpaese. Il piano sembra trovare il gradimento del colosso Usa che, proprio per studiare a fondo l’eco - nomia italiana, ha intensificato le visite dentro i nostri confini: dal quartier generale londinese, i «pellegrinaggi» di manager Blackrock in Italia si sarebbero intensificati da inizio anno. D’altra parte, per comprare un titolo sul listino di piazza Affari bastano grafici e slide, mentre per investire nella cosiddetta economia reale serve una conoscenza diretta del territorio. E forse non è un caso che quest’anno la convention dei 150 top manager Blackrock si terrà in Italia, a Milano.
 I soldi americani potrebbero essere accompagnati da altre fonti di liquidità: la Cassa intenderebbe coinvolgere nel progetto enti di previdenza e fondi pensione. Alcuni approfondimenti su questa opzione dovrebbero essere al centro di una riunione, in programma l’1 aprile, tra l’alta dirigenza della Cdp e i rappresentanti della Covip, l’autorità di vigilanza sulla previdenza complementare.
Il tutto sotto l’attenta regia del presidente della spa controllata dal Tesoro, Franco Bassanini. Che sta progressivamente mutando la natura della Cdp. Senza dimenticare, che lo stesso esecutivo di Matteo Renzi scommette sulla Cassa per sbloccare definitivamente il pagamento dello stock di debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.