Visualizzazioni totali

sabato 1 novembre 2014

REGALI DI GOVERNO, RENZI ONORA LE RICORRENZE.




Da Roma altra botta al Sud: niente soldi per gli Lsu di Sicilia, Calabria e Campania

Sono i morti, ad ogni ricorrenza  e usanza fare dei doni, stavolta tocca ai  precari del Sud i  così detti  LSU.
 IL Governo Renzi , dribbla  il popolo, con il sottosegretario  Graziano Delrio  che in contemporanea  annuncia grandi attenzioni al sud e nel frattempo lo sfaff,  si dice pentito della norma, che  Treu,  durante il governo Prodi fra il 1996 e il 1998,  ministro del Welfare istituisce la figura degli Lsu, lavoratori socialmente utili da inserire negli apparati delle amministrazione pubbliche con risorse statali.  In buona sostanza, in tutto il quinquennio di governi dei centrosinistra (96-2001) mentre al Nord si finanziavano investimenti infratrutturali, al Sud si davano soldi per i lavori socialmente utili. La cosa va avanti fino al 2001. Poi arriva il governo Berlusconi e il ministero chiude i rubinetti. E cominciano i problemi, mentre i precari cominciano a chiedere di essere stabilizzati nell’ente presso cui hanno prestato servizio. Gridano a gran voce,  che per anni hanno fatto il proprio dovere anche nelle urne, ora tocca ai governanti  sinistroidi a fare la loro parte, è ora della stabilizzazione.
Ma questo governo che ora usa iphone,nel nome della modernità rilancia, con una  norma approvata, su input della maggioranza e della Lega Nord, sugli Lsu, i lavoratori socialmente utili: la Commissione Bilancio della Camera, che sta lavorando sulla Legge di Stabilità,  ha deciso di stralciare i fondi (100 milioni di euro) destinati a questa categoria  di lavoratori in Campania, Calabria e Sicilia.
Una norma che  “non solo e inopportuna, perche’ il finanziamento e’ stato rimesso in discussione dopo vent’anni di applicazione, ma rischia di generare un’emergenza sociale nel mezzogiorno”. Inutile aggiungere che gli LSU sono tantissimi. Solo in Sicilia,l, sono quasi 6mila. La maggior parte di questi lavorano nel territorio della provincia di Messina (1809). seguito da quella di Palermo (1052), Trapani (815), Agrigento (778), Ragusa (410), Enna (265), Catania (242), Siracusa (140) E Caltanissetta (100).
                                                                                             Ruisi Francesco

ATTENTI A QUEI DUE "RENZI-CAMUSSO"




Fermate la camusso  o sarà la fine del Sindacato 

La camusso gioca con le spalle degl’altri,  fa una guerra personale contro Matteo Renzi, che da bravo ragazzo, si lascia ordinare la controffensiva  agl’apparati sociali, mettendo  in agenda  lo svuota portafogli  ai Sindacati , non attaccando direttamente  i vertici che comunque siedono alla destra del Padre,  i quali non sentono l’esigenza di riformare apparato sindacale, fossilizzando  quei più nobili principi  di cultura Sociale che fin dal principio  Mazzini e compagnia, avevano ideato su misura per le problematiche di quell’ epoca. E ancora  alle grandi conquiste   di  riforma agraria e un consolidato  statuto dei lavoratori  che come  linea di concetto risultò, nobile,  ha difesa della popolazione, ma nel tempo  forse in alcune parti  è degenerato in eccesso, portando  per  fortuna a pochi, risultati di riserve e privilegi,  al marcio  di quei  pochi non lavoratori  che approfittandone delle  distorsioni  in alcuni punti dello statuto, sminuiscono l’efficacia dello stesso.
Renzi dal suo conto con le politiche  di attacco non tiene presente, che dietro al paniere economico concesso nel tempo alle strutture  come i CAF e i PATRONATI, ci sono migliaia di lavoratori diligenti e determinanti per le attività Sociali del Paese,  che come  missionari  si sacrificano  per il bene comune , non risparmiandosi e non risparmiando le loro famiglie. Operatori di patronato  i veri mediatori  sociali che  intervengono  con gli enti statali, portando le istituzioni in mezzo alla gente  comune e garantendo  anche un grande risparmio economico al Governo.  

                                                                                              Ruisi Francesco      

sabato 25 ottobre 2014

SINDACO NON AFFOSSARE IL COMUNE DI ALCAMO



In vista  alle nuove perplessità  che il Sindaco Bonventre, nutre verso le nuove tecnologie quali Gassificatori, impianti anaerobico e di cogenerazione,che permettono nel pieno rispetto ambientale , lo sviluppo non solo economico ma anche sociale di questa comunità ormai martoriata. È opportuno oggi gestire   l’ente Comune da vero Manager, lasciare  ai vecchi   conservatori ormai pochi ed estinti  quei concetti di blocco dello sviluppo  economico  della città rifugiandosi  nell'ignoranza  e/o meglio in quello che non si vuol conoscere. 
Caro sindaco un appello accorato, prendi  la palla a ribalzo,   fai tuo il progetto magari  allocandolo nella nostra discarica   così da valorizzarne  il sito, che oggi insiste in condizioni  degradanti, pericolosi e non controllate, tali impianti  con determinate  diligenze porterebbe ad Alcamo una grande fonte economica che di certo risolverebbe molti dei problemi di questa città, per non parlare del miglioramento ambientale che inciderebbe a gran peso sulla qualità della vita dei cittadini di Alcamo  considerato che, i controlli a pianta stabile,  sono obbligatorie per legge in questi siti.   
 Combatti così anche l’ecomafie  che crescono nel proibizionismo, che i popoli arretrati  insistono anche ai giorni nostri.  Dai, coraggio, non etichettare anche di questo titolo la nostra gente. 
    Che cos'è il Gassificatore

Per gassificatore si intende un impianto che, a partire da vari materiali (fra cui alcuni tipi di rifiuti), ricava combustibili gassosi impiegabili per la produzione di energia elettrica. 
In pratica si sfrutta la dissociazione molecolare (pirolisi) usata per convertire direttamente i materiali organici in gas; attraverso un processo di riscaldamento e in presenza di ridotte quantità di ossigeno, essi vengono completamente distrutti scindendone le molecole in altre più semplici (monossido di carbonio, idrogeno e metano). Ne risulta un "gas di sintesi" (syngas), costituito in gran parte da metano e anidride carbonica. Le applicazioni più diffuse e collaudate riguardano specifiche tipologie di rifiuti, quali ad esempio cippato, pneumatici, plastiche, biomasse (scarti vegetali, legno, ecc.); qualora si trattino biomasse, l'energia imprigionata, attraverso la fotosintesi clorofilliana in tali sostanze organiche, può essere liberata o bruciando il syngas in una caldaia, per sfruttarne il calore, o alimentando una turbina a vapore. Successivamente si impiega il syngas per produrre sia energia elettrica (con rendimenti da due a tre volte più alti di un comune inceneritore), sia calore.
I gassificatori sono impianti molto versatili, di varia tipologia e potenza, costruibili direttamente sul posto, con il vantaggio di diminuire costi e inquinamento da trasporto. Adattissimi per il comparto agricolo, permettono di sfruttare terreni poco produttivi o adatti solo a colture non pregiate per produrre energia elettrica.

    Che cos'è l’impianto anaerobico

La biodigestione è la degradazione della sostanza organica, da parte di microrganismi in condizioni di anaerobiosi - cioè senza ossigeno - si chiama digestione anaerobica ed è un processo alternativo al compostaggio che, al contrario, lavora in clima aerobico.
La digestione anaerobica avviene in digestori (reattori) concepiti per evitare il contatto tra ossigeno e biomassa, mantenendo così una temperatura costante. Al termine della lavorazione parte della  sostanza organica si trasforma in “biogas“, costituito principalmente da metano e anidride carbonica.
La digestione anaerobica può essere effettuata sia a umido che a secco. La prima si riferisce a miscele di materiale con contenuto minimo in solidi del 30%, mentre nella seconda il contenuto in solidi è del 15% minimo.
Convenzionalmente, in relazione al tipo di batteri utilizzati, esistono due differenti intervalli di temperatura in cui viene condotta la digestione anaerobica:
- con batteri “ mesofili “ si lavora a temperature comprese tra 20-45° C, con un intervallo ottimale di 37°-41° C; 
- con batteri “ termofili “ le condizioni di esercizio ottimali implicano un intervallo di temperatura compreso tra i 50°-52° C, con temperature che possono anche essere relativamente elevate e superare i 70° C.
Negli ultimi anni si è evidenziata una forte richiesta di impianti anaerobici, poiché la conoscenza attuale, supportata da una tecnologia innovativa, è in grado di soddisfare le esigenze dei potenziali acquirenti rispettando appieno i parametri ambientali imposti dalla Comunità europea.

Che cos'è la congenerazione

Col termine cogenerazione si indica la produzione contemporanea di diverse forme di energia secondaria (energia elettrica ed energia termica) partendo da un'unica fonte (sia fossile che rinnovabile) attuata in un unico sistema integrato. L’Unione Europea ha stabilito che entro il 2010 si utilizzi il 5,75% di prodotti ecologici sul totale dei combustibili, il 20% entro il 2020. I costi sempre più alti dei combustibili di origine fossile e le riserve sempre più limitate, evidenziano la necessità di produrre energia attraverso l’utilizzo di combustibili di origine vegetale non inquinanti, quali ad esempio colza, girasole, soia, palma. In questo scenario si fa largo l’opportunità di generare energia elettrica e termica grazie ad impianti che utilizzino carburanti rispettosi dell’ambiente.

Certificati bianchi

Sono titoli di efficienza energetica (TEE), riservati agli impianti di cogenerazione, che attestano gli obblighi di risparmio energetico conseguito. Vengono emessi dal Gestore del mercato Elettrico in seguito all’autorizzazione concessa dall’Autorità, dopo aver valutato e certificato l’entità dell’effettivo risparmio energetico raggiunto. Il mercato di questi titoli è molto interessante perché possono essere gestiti o venduti ai Distributori generando un valore economico aggiuntivo. Possono essere considerati come una sorta di premio per coloro che recuperano il calore, attraverso il sistema cogenerativo, evitando di consumare metano (energia primaria fossile).

                                                                                                 Ruisi Francesco









domenica 19 ottobre 2014

Matteo Salvatore dell'Italia


RENZI  va  su tutte le furie per il voto anticipato  e rilancia  “dal 1° gennaio 2015 daremo gli 80 €  ANCHE  ALLE DONNE  CHE FANNO UN FIGLIO  e per i primi tre anni, sarà  un aiuto sociale alle famiglie” 
Poi minimizza l’incazzatura delle Regioni, dei Sindacati e dei magistrati,  tanto devono gridare fino a quando si stancheranno e  Taceranno.
"Ma dico io, so a governo da appena 8 mesi, non e possibile che abbia fatto di già cosi tanti danni, se restituiamo  un po  di soldi alle famiglie e  ci proponiamo per ridurre le tasse  sul lavoro. Non è certo vero che oggi gli imprenditori, pagano un fottio di soldi e che molti non arrivano ai lavoratori. La verità e che la spesa dell’imprenditore se la mangia lo Stato, Io lo metto a dieta. Perché Io so furbo."

 Matteo un Salvatore. 

Troppo bello per essere vero, difatti solo tanto Caos in un momento storico delicato sia per i fatti interni al paese che per quelli internazionali.

Le belle parole di ripresa del premier  potrebbero avere una concretezza qualora  gli amici di Washington  riescono a spiazzare dalla piattaforma Europea  quel VLADIMIR   che dalla Russia,  gestisce una fetta troppo grande di mercato.     
Forse la strategia fatta adottare a Matteo  può dare  sollievo agli Italiani mettendo le verità davanti gli occhi saremo così ciechi da non vederle, la casta che fino ad ora e stata così ben nutrita e ora di  sacrificarla a favore  delle famiglie che per un trentennio hanno  sempre pagato, è  ora di iniziare  a fare un po' di tagli ai ministeri e alle Regioni. 
 Per la prima volta dopo anni la legge di stabilità del 2015 prevede 18 miliardi di tasse in meno, sono tanti soldi. Provabile, Abbiano capito, che l'Italia non può continuare ha chiedere sempre ai soliti di pagare, e che è ora di dare un po’ di respiro ai cittadini cosi da placare anime ormai surriscaldati.
 "Ora è arrivato il momento di mettere da parte bandiere singoli schieramenti e dire 'ragazzi ora ci sono da fare delle cose, se si fanno si vince la madre di tutte le battaglie, che è il lavoro'".
Lo stesso pensiero lo condivideva Bennardo  Provenzano, ma quella è un’altra storia, forse.


                                                                                                     Ruisi Francesco

sabato 27 settembre 2014

A Niki gli si è rotto il giocattolo





 VENDOLA  VA LETTERALMENTE IN PEZZI
opera di accordi presi nei corridoi dei palazzi di potere.
Mentre, Silvio gode due volte, una per via del tribunale dove chiamato come test sul processo Lavitola , fa il vecchietto rincoglionito,  va su di giri, si dice già innamorato della toga Giovanna Ceppaluni, che pare  non gradisca  l’ironia   del premier, l’altra  e che le manovre politiche fatte  in coordinamento  con Matteo ha dei frutti gia maturi  infatti  sono riusciti a seminar zizzania  al sel, bruciando le chiappe di Nichi Vendola.
Matteo rincuorato dalla boschi , si dice ottimista  sulla legge elettorale   “Italicum”  che azzarda  great sucess in  Senato.

 12 i  componenti di SEL che  lasciano a partire proprio del figlio acquisito  Gennarone Migliore, a seguire  lo storico eurodeputato Claudio Fava e altri 10 che si dicono proni al passaggio  nella sinistra del PD  nel frattempo di accordi potrebbero rimanere nel gruppo misto.

Vendola da parte sua si dice  infastidito ma quelli  della usa indole hanno solo bisogno di olio di gomito e iniziare da capo, ricostituendo con nuovi organici a Sel da li la corsa ai soggetti, meno abbietti delle realtà locale,  che  se abili con Niki potrebbero avere lustro nazionale.
                                                                                               Ruisi Francesco






sabato 20 settembre 2014

CHE CASINI ! << MATTEO SI - MATTEO NO>>






Da questa sera il circolo Pd di Rignano sull’Arno non ha più il suo segretario. Tiziano Renzi, papà di Matteo, si è dimesso dopo l’avviso di garanzia ricevuto per bancarotta fraudolenta dalla Procura di Genova, che indaga su una sua vecchia società di distribuzione di giornali. Renzi senior ha mostrato grande fairpaly e ha anche detto: “Ringrazio la magistratura perché è un atto a mia tutela”.

L’avviso di garanzia è arrivato lunedì, ovvero il giorno prima del duro attacco alla magistratura sferrato da Renzi figlio in Parlamento, proprio sul tema degli avvisi di garanzia. Chissà se sapeva già del padre indagato. In ogni caso, la vicenda è destinata a pesare perché d’ora in poi ogni volta che il premier affronterà i magistrati ci saranno illazioni sui problemi giudiziari di suo padre. Da oggi, insomma, Renzie è un po’ meno libero.
Giustizia a parte, la Cammusso si incazza  ancora, oggi è stato il giorno del primo via libera alla legge delega sul lavoro da parte della commissione Lavoro del Senato. Tutti e otto i senatori del Pd hanno votato a favore, anche della norma che introduce il contratto a tutele crescenti e che di fatto apre la strada al superamento parziale dell’’articolo 18 sui licenziamenti per giusta causa.
Dunque  il Pd  resta diviso. L’ex segretario Pierluigi Bersani dice che sui giornali ha letto intenzioni attribuite al governo che gli paiono “surreali” e sfida Renzie a dire al più presto con chiarezza cosa intende mettere nel decreto sul lavoro. Mentre, Matteo, concede che i titoli del Jobs Act sono condivisibili, ma si aspetta ampie variazioni da discutere in direzione. Un primo via libera, al Jobs Act arriva nel frattempo dal Fondo monetario internazionale, che parla di “obiettivi condivisibili”.
 L’organismo di Washington ha però rivisto al ribasso le stime sull’Italia e ha toccato un altro nervo scoperto, notando che “ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica”. Un taglio delle pensioni non è però all’ordine del giorno e il ministro Padoan ha già smentito più volte un intervento sugli assegni più ricchi. Sul fronte della Consulta, intanto, è andata a vuoto anche la tredicesima votazione delle Camere. I due candidati, Luciano Violante e Donato Bruno, non ce l’hanno fatta a raggiungere il quorum di 570 voti, nonostante l’inaspettato signorSi di Nichi Vendola. Non solo non è servito l’appello di ieri del presidente Napolitano, come quello di Renzie, che in mattinata aveva dichiarato: “Credo che il Parlamento oggi o nei prossimi giorni troverà una soluzione di livello”.nel frattempo Beppe Grillo ha definito il ticket Violante-Bruno “una minestra rancida”. Poi Silvio che tiene per le palle Matteo gli sussurra, la tenuta del Patto del Nazareno.
C'è anche chi trema, e sottobanco si sta organizzando  con un patto per assicurarne la sopravvivenza, i due Casini e Alfano praticamente hanno chiuso l'intesa, approfittando della debolezza altrui, in primis proprio quella del vicepremier e ministro dell'Interno. La settimana prossima nascerà infatti alla Camera dei Deputati un nuovo gruppo che avrà come capogruppo D'Alia.
L'accordo tra Pier Ferdinando e Angelino per far nascere Coalizione Popolare dall'Unione di Ncd e di Udc e' pressoché fatto.
In barba a Silvio e i suoi infiltrati in NCD a cominciare della De Girolamo Nunzia.

Stessa operazione al Senato, dove la firma farà un vero e proprio miracolo: negli accordi e' compresa anche la carica di capogruppo per Schifani Renato. Nelle prossime ore, e durante il week end, saranno definiti i dettagli (alcuni, come gli apporti economici, non sono esattamente dettagli) ma l'accordo politico è fatto. E anche Lupi Maurizio sta decidendo in queste ore il suo percorso personale. Con la proclamazione ufficiale a deputato europeo avvenuta oggi ha 30 giorni di tempo per decidere se dimettersi o restare a Strasburgo, in pratica per decidere cosa fare da grande, anche se di fatto anche lui la decisione l'ha già presa: resterà parlamentare europeo, allontanandosi dall'aria oggettivamente velenosa del Ministero delle Infrastrutture e sarà uno dei triunviri che guiderà il nuovo raggruppamento. Ma il tutto ha valenza politica se arriva Fitto Raffaele, il quale è sempre di più sbilanciato sul piede che è già fuori da Forza Italia insieme ad un nutrito gruppo di parlamentari, illudendosi di fare paura a Silvio, il quale non ha nessuna paura di un pischello come Fitto, sostenendo che le uniche paure le ha avute a Palermo e in tempi lontani.
Il pensiero di Renzi Matteo: o la maggioranza al Senato si allarga sensibilmente stabilizzando definitivamente governo e legislatura (così ci si può occupare senza problemi anche di giustizia), oppure premier e Pd non sono affatto interessati a queste operazioni che non aggiungono nulla, sono riposizionamenti. Con l'arrivo di Fitto invece, si toglierebbe ossigeno a Forza Italia e verrebbe costituito un gruppo politico forte di un centinaio di parlamentari che consentirebbe davvero a Renzi di  dettare  legge anche tra la minoranza interna.
Molti si chiedono quale sia la convenienza di Alfano Angelino a reinserire il genero di Caltariccone in un gioco politico comunque più ampio e qualcuno, come Rotondi Gianfranco, va giù piatto: “con Casini, dice l'ex ministro avellinese, Angelino rischia di fare la fine di Buttiglione Rocco, anche lui utilizzato e poi mollato da Casini qualche lustro fa".

Ma qualcuno che, almeno in fatto di risonanza di immagine, ci guadagna c'è, almeno in prospettiva: e' Carfagna Mara, la quale potrebbe essere la candidata premier del nuovo schieramento.
Non a caso, Berlusconi ai tempi in cui sulle donne ancora aveva autonomia di pensiero, della Carfagna disse, che se non era già sposato l'avrebbe sposata, e alla Boschi chiese cosa facesse, lei così carina, con i comunisti.


Renzi, a sua volta, non mira a rompere con Berlusconi. Tenta di mettergli paura per costringerlo a più miti consigli; però sa di averne bisogno per due ragioni. La prima: non desidera ritrovarsi a sua volta nelle mani di Calderoli, di Alfano o di  Casini. La seconda: senza la maggioranza dei due terzi in Parlamento, poi dovrebbe affrontare un referendum confermativo dall’esito incerto.

Chi per ora ne fa le spese è il dissidente Mineo. Il Pd ha scelto la linea dura e l’ha levato dalla Commissione delle riforme con la scusa che era lì a titolo provvisorio. La ragione vera è un’altra: Renzi vuole far vedere a Berlusconi che lui sa mettere in riga i suoi.















mercoledì 20 agosto 2014

Tutti figli del Giglio. "pericolo futuro compromesso"




Incomprensioni nelle stanze della Loggia del Giglio.  


Matteo da segnali di onnipotenza con i membri della Loggia del Giglio.

Ha  lamentarsi, Marco Carrai.  Al pari di Giorgio Gori, pare che Carrai si sia mosso un po’ troppo e poi Renzi  ormai ha la diplomazia ufficiale a disposizione. Dai comitati d'affari  ha solo da temere guai e imbarazzi.
Ma  dopo il gelo del momento Matteo deve fare i conti con qualcosa di veramente serio  come  il debito pubblico, arrivato ormai a quota 2.168 miliardi di euro

Subito al piano  studiato da Carrai, che propone ai piani alti  un “asset morti” cioè un fondo patrimoniale  dove fare confluire tutti i capitali cosi detti morti (che non producono reddito)    per poi, immetterlo, nel mercato interno ed esterno coinvolgendo anche investitori esteri, fondo costituito da un solo vincolo, quello  di detenere   il 51% dello stesso.
Dello stesso parere  Il sottosegretario Rughetti, che assieme  a Marco  hanno passato  luglio e agosto tra le carte, non ancora terminati i lavori  si intromette un altro sacerdote del Giglio, Bini Smaghi   che si sta adoperando per prendere il posto di Padoan  e stralcia  tutto il lavoro estivo di Marco Carrai dicendo un secco no ai fondi patrimoniali.
Bini che fa la voce grossa con Matteo, è fa immediatamente  smentire Palazzo Ghigi  dalle voci circolate sui piani straordinari per abbattere il debito, pare che fa male alla BCE  vecchio suo dicastero.
Di sicuro all'interno del “Giglio magico” del premier c'è una materia  su cui si sta verificando un incredibile “tutti contro tutti”. E pensare che al centro del dibattito non c'è un argomento qualunque, ma l’annosa questione della riduzione del debito, ormai arrivato alla cifra record di 2.168 miliardi di euro. Va bene che l'estate è da sempre il momento migliore per i saggi sperimentali, ma il terreno su cui ci si muove è troppo scivoloso per non muoversi con cautela.
Ora anche Renzi  smentisce, ribadendo come “non ci sia in corso alcuna trattativa, né segreta né pubblica, con l’Europa e nessun piano taglia debito. L’Italia farà la sua parte, come più volte ribadito dal premier, rispettando il vincolo del 3% senza aumentare la pressione fiscale”.
Una smentita di rito, ma la dice lunga sulla totale confusione di idee con la quale il “Giglio magico” sta affrontando il tema.
Bini Smaghi, lo dice con due colonne del Corriere della sera. (L’ex banchiere della Bce, fiorentino, rappresenta un profilo che da tempo viene citato per un possibile ingresso nel governo Renzi. Senza contare che la moglie, Veronica De Romanis, dovrebbe entrare a far parte di quel pool di esperti economici di cui il presidente del consiglio vuole avvalersi a palazzo Chigi. Insomma, tra Bini Smaghi e Renzi sembra esserci un feeling consolidato).
 Infatti Bini mette le mani in faccia a Carrai  e  Rughetti, i quali, in buona sostanza, avevano proposto la costituzione di un veicolo con dentro beni immobiliari e mobiliari di Stato, le cui quote dovrebbero essere cedute a investitori vari e Bot people.

“Chi propone di creare un fondo garantito dal patrimonio pubblico per redimere il debito esistente”, ha scritto ieri Bini Smaghi, “non considera che in questo modo quello stesso debito esistente viene deprezzato rispetto al nuovo, facendo scattare gli stessi problemi nei confronti di chi lo detiene. Le operazioni di riacquisto del debito comportano peraltro il degrado immediato da parte delle agenzie di rating, producendo effetti a catena sugli emittenti pubblici e privati”.

L’assunto è che “con il solo avanzo primario non ne usciremo mai”. Peccato che proprio l’avanzo primario, ovvero la differenza tra entrate e uscite al netto della spesa per interessi sul debito, sia la ricetta di base rilanciata da Bini Smaghi, il quale sul punto ha scritto che “una riduzione del debito pubblico al 100% del pil non elimina comunque la necessità di raggiungere un surplus primario di bilancio (al netto dei tassi d’interesse), pari a circa il 4% (dal 2,6% previsto per quest’anno)”.
Carrai si dice offeso, nel fra tempo,  sul tema il governo va in ordine sparso. Fino alla smentita di palazzo Chigi. In fin dei conti l’ennesimo pasticcio su un argomento a dir poco cruciale, per l’economia dei prossimi 20 anni.
                                                                                                       Ruisi Francesco