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lunedì 31 marzo 2014

RENZI e la spartizione dei pani,


 I carbonari non tanto segreti, si stanno  spartendo i colossi  dell'economia reale e finanziaria Eni e Enel,Finmeccanica, Terna.

Partono le andropause o/e menopause, tutti in grande agitazione,il colore rosso sangue riflette  negli occhi dei delusi che annunciano vendette, ma alla fine sarà lui a decidere quanto profondo e plateale deve essere il rinnovamento.  Così si da il via alla geo-strategia politica,si pensano gli accordi affaristici e si misura la tenuta di promesse fatte solo qualche mese fa.

 Oggi si sente un mormorio tra i palazzi Romani, tutti sanno e tutti dicono, senza pretesa di verità ma certamente con certezza di non sbagliare.
si dice che i carbonarelli RENZI,LOTTI e CARRAI, decideranno sabato 12 a Firenze in un summit.mentre Alfano e Cesa  faranno pesare il loro voto al Senato sulle riforme in cambio di poltrone  nelle aziende di Stato. Quando c’è chi giura che Silvio ne esce indebolito dallo scontro con Verdini  e offusca la capacità di Forza Italia di incidere sulle nomine. nel frattempo quelli del Tesoro si sentano orgogliosi del loro ruolo di azionisti delle aziende di Stato e che non vogliano mollare nessuna poltrona mostrando i canini a Matteo.Ma l’ambasciata americana  mostra  i muscoli e propone alcuni  candidati. Ma  c’è chi come Scaroni giura un atto di redenzione e punta tutto sulla presidenza di Eni, ma alla porta si trova Maugeri, allora perché e stato contattato Stefano Cao, già capo dell'E&P di Eni fino al 2008,  per fare il boss che accarezza il cane a sei zampe.
Ma  Renzi, lancia Lorenzo Simonelli per Eni,una sorte di bimbo prodigio di General Electric. Molto discreto appare  D'Alema, pare che abbia chiesto un solo posto, quello di Finmeccanica per Domenico Arcuri, però  De Gennaro mostra il dito medio e  si sente sicuro di rimanere alla presidenza di Finmeccanica, sai, forse per quel fatto dei marò, ma anche per dossier militari sulle agende digitali che ha redatto Caio. Pronto a subentrare in Enel Gubitosi ma lo vogliono alle poste, invece Conti auspica la presidenza di Enel, ma  il circolo magico fiorentino voglia alla presidenza l'avvocato di fiducia Bianchi invece Starace abbia avuto "ampie rassicurazioni" sulla sua nomina  di Enel da Carrai, in un viaggio in Israele nel quale i due hanno deciso di investire in pale eoliche, ma le Banche e investitori anche vicini a Renzi puntino su Luigi Ferraris, che avrebbe il gradimento della maggioranza dei manager Enel, però Renzi, per Enel, ha una carta segreta: Castellucci, anche Cattaneo si sente "molto sicuro" della conferma, perché in  Terna potrebbe riparare Starace.
Nell’ombra la Cisl dove i big sono terrorizzati di perdere le Poste.
Ma tutto quanto sopra può sempre cambiare se arriva la telefonata di obama.
                                                                                       Ruisi Francesco

domenica 30 marzo 2014

GRASSO AVANTI TUTTA ABBASCIATORE NON PORTA PENNEE....













La minoranza del PD  con alcuni cori di Forza Italia e di NCD  mandano avanti  Grasso per dichiarare guerra a Renzi sulla riforma del senato che per avere il via libera  occorre una maggioranza di 213 Senatori.
Il senatore Minzolini ha subito dato il grido di battaglia paragonado Matteo Renzi a Fantozzi  nel film dove si è evocato La corazzata Potëmkin secondo il giudizio estetico del ragionier Fantozzi: «La riforma del Senato di Renzi è una c... pazzesca».
Con i tempi stretti per incassare il via libera a Palazzo Madama prima delle Europee, il pallottoliere diventa fondamentale.
Minzolini  ora addetto a fare i conti raccoglie i malumori di Palazzo madama, «I numeri per approvare la riforma di Renzi non ci sono. Serve la maggioranza qualificata, i due terzi del Senato e basta guardare com'è finito il voto sul decreto Province, soltanto 160 sì, per capire che la strada per Renzi è tutta in salita».

Per il via libera al nuovo Senato renziano - assemblea non elettiva composta da sindaci e delegati regionali - e permettere così al segretario-premier di presentarsi alle Europee, suo primo test elettorale, con un succulento slogan in più («Abbiamo abolito il Senato, 315 stipendi in meno») servirebbero 213 senatori favorevoli, e anche tolta l'opposizione, i margini restano affilati come rasoi.
Un big dei senatori Forza Italia, ha posto un dubbio politico: «Ha senso dare uno slogan elettorale così a Renzi a pochi giorni dalle elezioni?», il senatore Malan («Non ha senso tenere un Senato non eletto, prima ci si lamentava dei nominati del Porcellum, ma qui sarebbero nominati tutti e non dagli elettori, per cui meglio abolirlo totalmente»), altri come Matteoli pensano che la guerra al Senato sia sbagliata di per sé («Si rischia di fare un doppione della Conferenza Stato-Regioni, in tutte le grandi democrazie ci sono due Camere» spiega l'ex ministro).
Berlusconi non sarebbe convinto e sussurra («Come la vuole Renzi, la riforma del Senato certo non passa»).
Ma i dubbi attraversano tutto l'emiciclo di Palazzo Madama, a partire dal partito del premier. «Io ho presentato un disegno di legge per il superamento del Senato un anno fa, quindi non sono certo contrario - racconta Stefano Esposito, senatore Pd - Ma dico che c'è molto da discutere e la fretta è cattiva consigliera. Soprattutto se Renzi insiste con le battute sui "315 stipendi che si risparmiano". Se c'è un modo per far incazzare quelli che già non sono contenti è proprio trattarli come mangiapane a tradimento.
I senatori possono chiedere il voto segreto. E sulla riforma del Senato, non è pensabile che gli stessi possano emularsi all’altare della Patria come agnelli sacrificali.
                                                                                         Ruisi Francesco


fonte bracalini

OBAMA PASSA ALL'INCASSO









Nemmeno il tempo di lasciare Roma e l'Europa per il Medio Oriente, ed ecco che Barack Obama passa subito all'incasso. Ai vertici della Nato arriva il socialista norvegese  Jens Stoltenberg, per Washington garanzia assoluta di spesa militare in aumento costante, cosi  il ministro della Difesa Roberta Pinotti, Renzi e Napolitano alla fine si sono scoperti buttando nel cestino i due illusi  “Frattini Franco e  Aspenio Letta” che  sapevano, che gli USA avevano altre idee..
Grillo, in questo caso più che un grillo ha fatto la parte del  CRASTUNI (alias – lumacone)  che esce la testa  solo dopo essersi accertato che OBAMA  era fuori dall’Europa e attacca  con gran vigore dicendo che  la visita di Obama è servita solo ha  vendere la “mercanzia”.
Pare  invece che OBAMA abbia dato ordini precisi scatenando un vero terremoto. Il primo ha sentirlo è  Visco che subito scarica la mala economia sui sindacati e la confindustria , rincarando la dose,afferma che i loro rappresentanti sono dei benemeriti idioti che sanno solo parlare  a vambera.
Quanto al nostro premier, si mostra di avere iniziato i compiti e al via l’operazione per i cambi di poltrone, che a modi accattivante fa un discorso  di risparmio economico  nella spesa  compensata ai manager.  Che  viene criticata  come   il magnete Mauro Maoretti il quale non dorme tranquillo dopo la circolare di Padoan, che:  «Prima si decide la missione, la strategia, subito dopo si decidono i nomi che sono consequenza di Washington ».
 Il premier Matteo Renzi ha cercato di buttarla sul filosofico, ma in realtà la partita delle nomine nelle aziende partecipate dal Tesoro è tutt'altro che una questione nominalistica. In realtà,l'inquilino di Palazzo Chigi vuole «rottamare» i manager che da anni siedono sulle poltrone di Eni, Enel, Terna, Poste e Finmeccanica. Senza tanti complimenti, così come ha deciso il suo BIG… Obama.

E per arrivare all'obiettivo, non ci sono mezze misure. Lo dimostra la lettera inviata dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, (e da Cdp per le sue controllate) ai consigli di amministrazione delle società partecipate quotate in Borsa (Eni, Enel, Finmeccanica e Terna). La richiesta è l'introduzione nello statuto di «un'apposita clausola in materia di requisiti di onorabilità».
La legge, però, esclude i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna oltre a quelli degli emittenti di obbligazioni come Poste, Ferrovie e Cdp. Per queste ultime viene disposto un taglio dei compensi del 25 per cento. Ad esempio, gli 873mila euro di Moretti dovrebbero diventare 654.750 euro. Altro che i 248mila euro del presidente della Repubblica! E sulle quotate il Tesoro (che è azionista di minoranza avendo al massimo il 30% di ognuna) ha messo le mani avanti: le proposte in assemblea potrebbero essere respinte. Resta, comunque, una sensazione poco gradevole: quella di uno spoil system praticato con altri mezzi su società fondamentali per l'economia italiana.
 Per la successione di Scaroni e di Conti circolano anche nomi interni a Eni (De Scalzi e l'ex Cao) ed Enel (Starace). Un posto al sole negli altri gruppi potrebbero guadagnarlo grandi manager come Francesco Caio o Mario Greco che piace al premier e che in Generali sta lavorando bene.
                                                                                          Ruisi Francesco

sabato 29 marzo 2014

Indennità di maternità per libere professioniste



Indennità di maternità e libera professione: i chiarimenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su come esercitare il diritto.

Anche le libere professioniste hanno diritto all’indennità di maternità da parte di un Ente previdenziale di categoria, ma solo se non svolgono altra attività di lavoro dipendente, autonomo, di imprenditoria agricola o commerciale.

A chiarire le procedure da seguire è il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’interpello n. 22 del 4 Luglio 2013.
Le libere professioniste esercitano il proprio diritto all’indennità di maternità inviando all’ente di categoria l’apposita domanda redatta ai sensi degli articoli 70 e 71 del Decreto Legislativo n. 151 del 2001 recante le disposizioni in materia di “tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53”.

Indennità spettanti

L’art. 70 prevede che:

«1. Alle libere professioniste, iscritte a una cassa di previdenza e assistenza di cui alla tabella D allegata al presente testo unico, è corrisposta un’indennità di maternità per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi alla stessa.

2. L’indennità di cui al comma 1 viene corrisposta in misura pari all’80% di cinque dodicesimi del reddito percepito e denunciato ai fini fiscali dalla libera professionista nel secondo anno precedente a quello della domanda.

3. In ogni caso l’indennità di cui al comma 1 non può essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione calcolata nella misura pari all’80% del salario minimo giornaliero stabilito dall’articolo 1 del decreto-legge 29 luglio 1981, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 settembre 1981, n. 537, e successive modificazioni, nella misura risultante, per la qualifica di impiegato, dalla tabella A e dai successivi decreti ministeriali di cui al secondo comma del medesimo articolo».
Istruzioni per la domanda

L’articolo 71 stabilisce termini e modalità per la presentazione della domanda:

«1. L’indennità di cui all’articolo 70 è corrisposta, indipendentemente dall’effettiva astensione dall’attività, dalla competente cassa di previdenza e assistenza per i liberi professionisti, a seguito di apposita domanda presentata dall’interessata a partire dal compimento del sesto mese di gravidanza ed entro il termine perentorio di centottanta giorni dal parto.

2. La domanda, deve essere corredata da certificato medico comprovante la data di inizio della gravidanza e quella presunta del parto, nonché dalla dichiarazione redatta ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, attestante l’inesistenza del diritto alle indennità di maternità di cui al Capo III e al Capo XI.

3. L’indennità di maternità spetta in misura intera anche nel caso in cui, dopo il compimento del sesto mese di gravidanza, questa sia interrotta per motivi spontanei o volontari, nei casi previsti dagli articoli 4, 5 e 6 della legge 22 maggio 1978, n. 194.

4. Le competenti casse di previdenza e assistenza per i liberi professionisti provvedono d’ufficio agli accertamenti amministrativi necessari».

Nel caso i cui la libera professionista svolge anche un attività lavorativa subordinata con contratto part-time, allora, l'ente previdenziale principale, integra la parte di indennità fino alla  concorrenza della  misura minima prevista dall'ente che gestisce il sistema previdenziale della lavoratrice autonoma.

                                                                                                  Ruisi Francesco 


fonte ricci 

giovedì 27 marzo 2014

OBAMA IN ITALIA " L'OCCHIO DEL PADRONE INGRASSA IL CAVALLO"




















La stampa  americana  esalta l’incontro con   PAPA FRANCESCO  e in modi strategia  fa qualche  riga al vero fine di  questo  week end, che è servito  ad fare sentire in diretta   la voce grossa  da vero padrone.
Chiare, rimbombano le parole di Obama, nei padiglioni auricolari di Renzi, dicendo allo stile fiorentino a  NAPOLETANO  e ora che ti togli  dai coglioni, capite  l’italiano , le regole sono tre,  avanti tutta  con gli armamenti compresi gli F35, Il mercato del  gas deve cambiare, lo gestiamo noi, infine  NIENTE sconti sul debito pubblico.
"Mi fido di Renzi", assicura Barack Obama. E quindi avanti con gli F35 e la spesa per la difesa. Niente scherzi sulla Russia, dalla quale dobbiamo imparare a comprare meno gas. E basta con questa "falsa contrapposizione", come la definisce il capo della Casa Bianca, tra crescita e rigore di bilancio: ci vogliono entrambe.
Renzie,dal canto suo, non ha potuto che confessarsi un totale fan di Barack:"Obama è per me e per la mia squadra fonte di ispirazione e modello da emulare ‘Yes we can'".
Nel frattempo Papa Francesco,in mattinata, alle sette precise, coglie l’occasione  per fare una lavata di testa  ai  176 senatori, 298 deputati, 9 ministri e 20 sottosegretari che erano andati a messa da Bergoglio,il quale pur conoscendo la politica italiana da poco tempo, ha mollato loro un bel discorso sulla gravità della corruzione.
Non si può non notare,  il grande assente, Silvio Berlusconi, che pur di levarselo dalle palle, è stato convocato come testimone al processo di Bari sul giro di escort che avrebbero frequentato le sue residenze.

                                                                                                    Ruisi Francesco

martedì 25 marzo 2014

MATTEO RENZI SOTTO ESAME DA BARACK OBAMA






Renzi suda freddo, domani l’esame de Padrone, Barack Obama. Il terzo potere manda in campo  alla trattazione  della crisi OBAMA-PUTIN, l' innovato Silvio Berlusconi che ritorna sulla scena internazionale in veste di ambasciatore dell'amico Putin.  Silvio da subito mette i paletti - "Trovo controproducente e antistorica la decisione di escludere la Russia dal G8, fiero di ricordare il lungo e poderoso lavoro diplomatico portato avanti dall'Italia e dai governi da me presieduti per includere la Russia a pieno titolo nel consesso delle democrazie occidentali". Lo stesso addita  come  fattore scatenante  della crisi in atto tra America e Russia,   “Paolo Scaroni”, padron dell’ Eni che assecondò le politiche filorusse, oggi colpevole di tradimento per evere aperto il  Business del  gas a stelle e strisce che Obama vuole cominciare a vendere agli alleati con la scusa di renderli meno dipendenti da Putin.

Quindi Matteo Renzi  è sotto esame  dal capo della Casa Bianca, così come il  dossier energetico, oltre che sulle riforme economiche che ha in mente, d’altro lato  Renzi spera e attende una qualche benedizione elettoralmente spendibile.

Silvio incaricato a fare da PACERE, dimostra di rinascere nella  scena politica  internazionale, è come da buona cultura  commerciale  per dimostrare la disponibilità  ad OBArenzi, salva  il culo  al giovane premier. Dove era  a rischio  la riforma delle provincie, e dopo una mattinata in cui il ddl Del rio è andato sotto due volte in Commissione (decisiva l'assenza sbandierata come un trofeo da Mario Mauro), in Aula la pregiudiziale d'incostituzionalità dei grillini non è passata per soli quattro voti. Con la voce di un "soccorso azzurro" decisamente insistente.
                                                                                     Ruisi Francesco

domenica 23 marzo 2014

Blackrock, I padroni dell’ITALIA per colpa degli incompetenti uomini politici Italiani escono allo scoperto.



 Mps, IntesaSanpaolo e Unicredit, e stato solo l’inizio, ora i Blackrock  presenti come sceicchi  vogliono tutti  i«prodotti » made in Italy.
Il gigante americano - il più grande fondo finanziario del mondo - sta preparando l’assalto alle medie imprese italiane. Il colosso Usa ha allargato il suo portafoglio al 5,75% del Monte dei paschi di Siena e ora è il secondo socio della banca presieduta da Alessandro Profumo dopo la Fondazione di palazzo Sansedoni, scesa al 15%.
 Il portafoglio già pieno d’interesse per le banche della Penisola (secondo azionista sia di Unicredit col 5,2% sia di Intesa col 5%, è poco sotto il 5% in Ubibanca),oggi  per il listino di piazza Affari: Blackrock ha infatti una posizione di primo piano in Telecom (attorno al 5%), Generali (3%), Fiat Industrial (4%), Mediaset (2%) e ha circa il 5% di Atlantia, Azimut e Prysmian. Si registra anche  l’ingresso nel capitale di Rocca Salimbeni.
Larry Fink si trova alla guida  del colosso americano, abbile  ebreo californiano,  in 20 anni ha creato una realtà  da 4.300 miliardi di dollari di investimenti su scala globale
Fink non e solo anche lui deve obbedire ai signori Americani che lavorano con tanti uomini europei  per la conquista economica  del vecchio continente tenendo a bada  le varie scelte dagli stati che compongono  come la Germania o l’infuenza Russa, che potrebbero nuocere agl’affari USA.
 Quindi  una  ciambella di salvataggio arriva nelle mani di Renzi  tramite la combriccola Carrai /De benedetti/Padoan, infatti  potrebbe  scattare l’operazione «pmi». Il progetto, per ora a livelli embrionali, è allo studio con i vertici della Cassa depositi e prestiti. Pochi giorni fa, secondo indiscrezioni, emissari di Blackrock arrivati dalla sede di Londra hanno incontrato a Roma Bernardo Bini Smaghi, responsabile progetti speciali di Cdp. Sul tavolo, la creazione di un «fondo dei fondi» volto a incentivare il mercato dei mini bond. Si tratta di strumenti di indebitamento, sostenuti,ma senza successo, dal decreto «Destinazione Italia» varato a febbraio dal governo di Enrico Letta.
La Cdp sta passando al setaccio varie soluzioni volte ad aiutare le aziende per utilizzare queste speciali obbligazioni che hanno l’obiettivo di aggirare il credit crunch. I prestiti bancari ormai vengono sistematicamente negati e servono alternative per finanziare lo sviluppo delle imprese. La Cassa vuole sfruttare l’enorme liquidità inutilizzata di Blackrock e dare così un nuovo sostegno alle medie aziende del Belpaese. Il piano sembra trovare il gradimento del colosso Usa che, proprio per studiare a fondo l’eco - nomia italiana, ha intensificato le visite dentro i nostri confini: dal quartier generale londinese, i «pellegrinaggi» di manager Blackrock in Italia si sarebbero intensificati da inizio anno. D’altra parte, per comprare un titolo sul listino di piazza Affari bastano grafici e slide, mentre per investire nella cosiddetta economia reale serve una conoscenza diretta del territorio. E forse non è un caso che quest’anno la convention dei 150 top manager Blackrock si terrà in Italia, a Milano.
 I soldi americani potrebbero essere accompagnati da altre fonti di liquidità: la Cassa intenderebbe coinvolgere nel progetto enti di previdenza e fondi pensione. Alcuni approfondimenti su questa opzione dovrebbero essere al centro di una riunione, in programma l’1 aprile, tra l’alta dirigenza della Cdp e i rappresentanti della Covip, l’autorità di vigilanza sulla previdenza complementare.
Il tutto sotto l’attenta regia del presidente della spa controllata dal Tesoro, Franco Bassanini. Che sta progressivamente mutando la natura della Cdp. Senza dimenticare, che lo stesso esecutivo di Matteo Renzi scommette sulla Cassa per sbloccare definitivamente il pagamento dello stock di debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.

lo stadio Lelio Catella al Pascolo delle pecore



    E in  condizioni  disastrose lo stadio di Alcamo  "Lelio Catella"

  A guardare lo stadio si vede un appezzamento di terreno  buono solo a fare pascolare le pecore , qualora esistesse  l’erba,  infatti si presenta  pieno di Buche, pozzanghere e avvallamenti , con il manto erboso inesistente, l’ impianto di drenaggio ormai  obsoleto quindi  mal funzionante, sono solo alcuni dei problemi che crucciano da molto tempo lo stadio alcamese "Lelio Catella".   E una  vergogna  mantenere lo stadio in tali  condizioni,senza contare   il fatto che, essendo l’impianto non utilizzabile, i vari campionati non verranno autorizzati   nello stesso, cosi perdendo oltre alla dignità   personale anche  un momento di attività economica  che ricade nel nostro territorio.
    Non si capisce   questa  cattiva gestione a quale fine  possa  giovare sia dal punto di vista sportivo che da quello  amministrativo,   e importante  capire perché  la manutenzione  dell’impianto sia stata affidata  alla stessa   società sportiva  ALCAMO CALCIO,  che di fatto hanno dimostrato di saper   traghettare  la squadra ad eccellenti risultati, ma nel contempo hanno  dato prova di non avere affatto  il pollice verde,   e poi saremmo curiosi di sapere a che prezzo. E che tipo di gestione oggi ha in mente di  adottare l'amministrazione.
 Noi pensiamo che  gli allenamenti possono anche essere svolti  altrove, per esempio al Maroso  altro impianto  in  nostra dotazione, adoperando l’impianto  Catella  solo per le partite di campionato e perché no, gestire lo stesso facendo sì che sia inserito nei circuiti del CONI , così ci guadagneremmo pure.
                                                                                  Ruisi Francesco

sabato 22 marzo 2014

ALCAMO CHE AFFONDA




Ma dove è,  il piano per lo sviluppo economico della città, tra cambi di figure  e di canotte,  non si vede nessuna linea programmatica  per lo sviluppo economico della città , si scrive fatto  su facebook su fatti  non risolti , ormai si litiga in ogni famiglia politica, per delle poltrone scassate,si fanno commissioni di inchieste  e proclami  confidenziali alle procure,  Vero!, tutti contro tutti ma  la città che  fine farà.   Assessori professionisti, bloccati,  come se il giorno del giuramento una stregoneria gli paralizza le menti ,  stessi  problemi ormai da  quarant’anni , in cancro   ad un’ aggravamento perenne , niente  interazione  scolastica , niente formazione  ne accompagnamento al lavoro,niente Lavoro,  niente di niente, in compenso tanto PITITTU,  eppure le soluzioni le abbiamo sotto il naso, allora perché le attività  sono perennemente congelate, quale  fantasma del passato   e  presente, si trova nei palazzi di città, e ormai da un po’ di tempo che la pianta organica va riformulata  , ma è come se si ha paura  di  quattro sciacalli che fanno i padroni, e no perché tirano le giacchette  e nemmeno per quattro marchette, e allora perché , ma le commissioni di inchiesta , non  INCHIESTANO. Consiglieri , Sindaco, Assessori, BASTA  E ORA  DI SVEGLIARSI , DIMOSTRATE DI ESSERE LIBERI DAGL’ORCHI, se ne avete il CORAGGIO,  in ogni caso  ricordateVi  che  si sta già pensando al nuovo rimpasto magari per il prossimo CARNEVALE.
                                                                               Ruisi Francesco       

mercoledì 19 marzo 2014

Renzi gioca allo scambio dei Marò











278 milioni di euro per comprare la libertà dei Marò

Indiscrezione dai palazzi, pare  che sia in atto uno scambio inconfessabile tra Italia e India.

Il governo di New Delhi ha annunciato ricorso contro la sentenza del tribunale civile milanese sull'affaire dei 12 elicotteri, quindi  se Renzi sta a Washington> i Marò stanno  a 278 milioni di euro.
Ecco L’idea  vincente che potremmo giocarci per riportare a casa Massimiliano e Salvatore.

Un do ut des inconfessabile - economico e giudiziario –, quello che potrebbe presto realizzarsi tra l’Italia e l’India. La ruota gira e finalmente il coltello dalla parte del manico sembra essere tornato nelle nostre mani. Dai giudici milanesi, lo zampino che potrebbe riconsegnarci i nostri marò. L’India presenterà ricorso in appello contro la sentenza del tribunale civile meneghino che ha respinto la richiesta del governo di New Delhi di incassare garanzie bancarie per 278 milioni di euro da Finmeccanica, relativamente alla cancellazione di un ordine per 12 elicotteri targati Agusta Westland. Il Paese asiatico ha stracciato il contratto da 753 milioni lo scorso gennaio, dopo che erano emerse presunte tangenti per 68 milioni che l’azienda avrebbe pagato a politici e funzionari indiani per ottenere la commessa. Una “partita” finita al centro di un’inchiesta per corruzione e che ha visto finire in carcere e sul banco degli imputati l’ex presidente del colosso della difesa Giuseppe Orsi.
Degli “apparecchi” destinati all’elitrasporto dei membri dell’esecutivo indiano ne sono stati consegnati solamente 3. “Solo” una trentina, invece, i milioni incassati dal governo del paese asiatico, che promette sì battaglia, ma potrebbe finalmente cedere e mollare la presa sui fucilieri di Marina. Perché se l’India vedrà respingersi anche il ricorso in appello, non avrà altra opportunità che cercare un accordo con l’Italia. Segreto, naturalmente. Complicato e perché no, illegale. Ma che conviene a tutti. Soldi freschi a loro, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre a noi. Un do ut des inconfessabile, per l’appunto. Ma per nulla impossibile. Il problema è soltanto uno: che la decisione dei giudici milanesi potrebbe non essere celere e arrivare non prima di 2 mesi. Troppo tempo per l’Italia e soprattutto per i nostri militari. In ostaggio in India da oltre 2 anni, avviliti, stanchi, ma sempre speranzosi in un cambiamento di rotta.
La cabala potrebbe sorridere a Renzi e al ministro degli Esteri Mogherini, che se dovessero riuscire a centrare quella che ormai sembra essere diventata un’impresa impossibile – riportare a casa i due marò – salirebbero all’onore delle cronache conquistando meriti e riconoscenze a non finire.
Ipotesi, supposizioni, o forse no. Ne sapremo di più tra un paio di settimane, probabilmente. Il governo italiano tenterà la via del dialogo. Che non significa però cedere a compromessi. Ma questa volta trovare una soluzione conviene a tutti.

domenica 16 marzo 2014

CASALINGA DECLASSATA MATTEO E IL SUO JOBS ACT.





La mossa di Renzi contro le famiglie.

 Pare  che sia scritto nero su bianco sulla scheda di sintesi della legge delega per la riforma del mercato del lavoro, il cosiddetto Jobs act. Si tratta : di cancellare la detrazioni per il coniuge a carico.

L’idea di Matteo è che le donne non devono  essere delle parassite, quindi disincentivare la donna casalinga  e al contrario incentivare  e avviarle al lavoro, perché  restare a casa a badare a figli o anziani genitori, non è produttivo al Paese.

Per la precisione, si trova nell’ ultima pagina della scheda, dove si fa riferimento al capitolo dedicato alla «Delega in materia di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali». Al punto c) si legge infatti: «Abolire la detrazione per il coniuge a carico e introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare».

Le detrazioni per il coniuge a carico  ad oggi sono l’unico sostegno economico per le donne che scelgono di rimanere a casa per curare i figli e gli anziani genitori.

 Una scelta penalizzante, dunque, anche se economicamente modesta - si tratta di 800 euro l’anno per i redditi medio-bassi, riconosciuti al marito o alla moglie che lavora, mentre l’altro coniuge rimane a casa - ma soprattutto,  il segno di una visione puramente ideologica, figlia di una concezione sbagliata della parità, che di fatto nega alle donne una reale libertà di scelta se lavorare fuori casa o dentro, se produrre beni oppure occuparsi a tempo pieno dei figli.

 Questa scelta  ci lascia a dir poco sconcertati  non solo per i suoi significati economici, quanto per le valenze sociali e culturali che porta con sè, infatti pare andare indietro nel tempo  quando la fatica esercitata nel segreto delle mura domestiche veniva considerata come un non-lavoro o una mansione di serie b.
                                                                              Ruisi Francesco 

martedì 4 marzo 2014

ECCO LA TASI


La TASI è la nuova tassa annuale sui servizi  l’acronimo sta per “Tassa sui Servizi Indivisibili”, per esempio la manutenzione stradale o l’illuminazione comunale, che a partire dal 2014 sostituirà, in parte, l’IMU.

Come l’IMU, anche la TASI si calcola sulla base imponibile della rendita catastale: il prodotto fra l’ampiezza della casa e una tariffa calcolata dall’Agenzia del Territorio che varia da comune a comune, il tutto moltiplicato per un fattore proprio alla categoria catastale della propria casa. Di conseguenza non viene considerato il valore di mercato degli immobili al momento del pagamento: contano solo l’estensione della casa, il territorio dove è costruita e la sua “categoria catastale”, in una quota variabile fra il 10% e il 30% dell’intera tassa , sarà il Comune a deciderela.

La TASI è una delle tre parti in cui è divisa la cosiddetta IUC, l’Imposta Unica Comunale: le altre due sono la TARI, la tassa sui rifiuti e l’ IMU su immobili diversi dalla prima casa di proprietà.

Il Consiglio dei ministri Il 28 febbraio 2014 ha dato il via libera alla nuova tassazione sulla casa ed, in particolare, ha rivisto al rialzo le aliquote fissate finora per la TASI, come già concordato da tempo con i Comuni.
Secondo le nuove disposizioni l’aliquota massima della TASI per l’anno 2014 per ciascuna tipologia di immobili può essere aumentata complessivamente fino ad un massimo dello 0,8 per mille complessivo.
Più precisamente le due attuali aliquote base di IMU e TASI, fissate rispettivamente al 10,6 per mille e al 2,5 per mille potranno salire di un ulteriore 0,8 per mille.
Saranno i singoli amministratori locali a decidere se far ricadere tutto il peso dei rincari sull’IMU, facendo salire l’aliquota fino al l’11,4 per mille, oppure sulla TASI, elevando l’aliquota fino a un massimo del 3,3 per mille.
L’incremento può essere deliberato dai Comuni a condizione che il gettito relativo sia destinato a finanziare detrazioni o altre misure relative all’abitazione principale in modo tale che gli effetti sul carico dell’imposta TASI siano equivalenti a quelli dell’Imu prima casa.

Per compensare il mancato gettito ai Comuni dovuto alla differenza tra l’aliquota TASI prima casa che oggi è fissata al 2,5 per mille, rispetto alla aliquota IMU che è del 4 per mille il contributo dello Stato di 500 milioni di euro per il 2014 attribuito ai Comuni dalla legge di stabilità viene incrementato di 125 milioni di euro. Il riparto della cifra è stabilito con un decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’Interno, secondo una metodologia condivisa con l’Anci, tenendo conto dei gettito standard ed effettivi dell’Imu e della Tasi. È eliminato il vincolo di destinazione del contributo alle detrazioni, inizialmente previsto dalla legge di stabilità.

Il versamento della Tasi avviene mediante modello F24 e/o bollettino di conto corrente postale (per consentire all’Amministrazione finanziaria di disporre dei dati in tempo reale non è possibile utilizzare servizi elettronici di incasso e di pagamento interbancari e postali). Il Comune stabilisce le scadenze di pagamento della Tasi e della Tari (tassa sui rifiuti) prevedendo almeno due rate a scadenza semestrale. È consentito il pagamento in un’unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno.

Sono esentati dal versamento della Tasi i fabbricati della Chiesa indicati nei Patti Lateranensi (si tratta di circa 25 immobili ubicati a Roma) ed i terreni agricoli. Eventuali altre esenzioni dovrebbero essere determinate dai vari  Comuni, attenendosi ai richiami che la Corte dei Conti, qualora ne giudichi la non fattibilità.
                                                                                       Ruisi Francesco


sabato 1 marzo 2014

21 PUNTI Già programmati dal Governo «per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita».



 Il Governo avrà un anno di tempo per cambiare il volto al fisco italiano, a partire dalla riforma del catasto degli immobile. Viene riformulata la previsione di un regime fiscale agevolato per la messa in sicurezza e la riqualificazione degli edifici. Poi scontrini detraibili per battere l'evasione, l'ampliamento della possibilità di rateizzare i debiti tributari. Ecco punto per punto  delle novità.

1. 12 mesi per cambiare il Fisco italiano;

Fondamento della riforma è la delega al Governo ad adottare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore, uno o più decreti legislativi per la completa revisione del nostro sistema fiscale. Tra i principi da seguire, il rispetto dalla Costituzione, delle norme europee, dello statuto dei diritti del contribuente, con particolare riferimento al rispetto del vincolo di irretroattività delle norme tributarie, e la coerenza con quanto stabilito dalle norme in materia di federalismo fiscale. Il Governo, nei 18 mesi successivi dalla data di entrata in vigore di ciascun decreto attuativo, può adottare eventuali decreti correttivi e integrativi.

2.  Riforma del Catasto, i mq sostituiscono i vani;

La pietra angolare della Delega fiscale è costituita dall'attesa riforma del catasto degli immobili (articolo 2), con l'obiettivo di correggere molte iniquità del'attuale sistema delle rendite catastali, accentuate a seguito dell'introduzione dell'imposta municipale sperimentale (Imu). Tra i principi e criteri direttivi da applicare per la determinazione del valore catastale degli immobili la delega indica, in particolare, la definizione degli ambiti territoriali del mercato, e la determinazione del valore patrimoniale utilizzando il metro quadrato come unità di consistenza al posto del numero dei vani. La riforma dovrà avvenire a invarianza di gettito, tenendo conto delle condizioni socio-economiche e dell'ampiezza e composizione del nucleo familiare, così come riflesse nell'Isee. Il Parlamento monitorerà il processo di revisione, mentre il cittadino potrà contare su particolari misure di tutela anticipata in relazione all'attribuzione delle nuove rendite. La legge di Stabilità 2014 ha stanziato 45 milioni di euro tra il 2014 e il 2019 per mandare in porto la riforma del Catasto.

3. Regime agevolato per sicurezza e riqualificazione edifici;

Nel corso dell'esame al Senato è stata riformulata la previsione di un regime fiscale agevolato per la messa in sicurezza degli immobili, nel senso che la riforma dovrà essere accompagnata da un regime agevolato per la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica.

4. Rapporto al Parlamento su evasione e spese fiscali;

La Delega fiscale ha anche l'obiettivo di proseguire il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e di permettere il riordino dei fenomeni di erosione fiscale (cosiddette Le tax expenditures) – ferma restando la tutela, oltre che della famiglia e della salute, dei redditi di lavoro dipendente e autonomo, dei redditi da imprese minori e dei redditi da pensione. A questo fine, nelle procedure di bilancio delle agenzie fiscali sono inseriti un rapporto al Parlamento in materia di contrasto all'evasione fiscale (articolo 3) e un rapporto sulle spese fiscali (articolo 4).

5.    Contrasto di interessi, scontrini detraibili per battere l'evasione;

Per favorire l'emersione di base imponibile, la delega dispone l'emanazione di disposizioni per dare attuazione al cosiddetto contrasto di interessi fiscali fra contribuenti, ovvero la contrapposizione dell'interesse del venditore con quello del compratore, che comporta l'ampliamento della detraibilità degli scontrini fiscali per combattere l'evasione. Le maggiori entrate rivenienti dal contrasto all'evasione fiscale (al netto di quelle necessarie per il mantenimento degli equilibri di bilancio) e dalla progressiva limitazione dell'erosione fiscale saranno destinate esclusivamente al Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale, istituito dal decreto-legge n. 138/2011. Al Fondo saranno interamente attribuiti anche i risparmi di spesa derivanti da riduzione di contributi o incentivi alle imprese, che devono essere destinati alla riduzione dell'imposizione fiscale gravante sulle imprese.

6. In arrivo norme per vietare l'abuso del diritto;

L'articolo 5 della delega impegna il Governo ad attuare la revisione delle attuali disposizioni antielusive con l'obiettivo di disciplinare il principio generale di divieto del cosiddetto abuso del diritto, del quale viene fornita una prima definizione: costituisce abuso del diritto l'uso distorto di strumenti giuridici allo scopo prevalente di ottenere un risparmio d'imposta, ancorché tale condotta non sia in contrasto con alcuna specifica disposizione. La riforma salvaguarda comunque la legittimità della scelta tra regimi alternativi espressamente previsti dal sistema tributario. Per questo, si potrà parlare di abuso del diritto nei casi in cui lo scopo di ottenere indebiti vantaggi fiscali risulti come causa prevalente dell'operazione abusiva; al contrario, se l'operazione (o la serie di operazioni) è giustificata da ragioni extrafiscali non marginali, l'abuso non si configura. L'onere di dimostrare il disegno abusivo in campo fiscale è posto a carico dell'amministrazione finanziaria, mentre grava sul contribuente l'onere di evidenziare valide ragioni extrafiscali alternative o concorrenti che giustifichino il ricorso a tali strumenti.

7. Meno adempimenti se si rafforza la cooperazione Fisco-contribuenti;

Per stimolare l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali la delega introduce anche norme per favorire un migliore rapporto tra Fisco e contribuenti attraverso forme di comunicazione e cooperazione rafforzata (articolo 6). Le imprese di maggiori dimensioni dovranno costituire sistemi di gestione e controllo del rischio fiscale, con una chiara attribuzione di responsabilità nel sistema dei controlli interni. Tale sforzo darà diritto a meno adempimenti per i contribuenti, con la riduzione delle eventuali sanzioni, e a forme specifiche di interpello preventivo con procedura abbreviata.

8.  Fisco amico: tutoraggio piccoli contribuenti e invio dichiarazioni precompilate;

Tra le novità delle delega fiscale, anche l'ampliamento dell'istituto del tutoraggio dell'amministrazione finanziaria nei confronti dei contribuenti, in particolare quelli di minori dimensioni e operanti come persone fisiche, per l'assolvimento degli adempimenti, della predisposizione delle dichiarazioni e del calcolo delle imposte. Prevista anche la possibilità di invio ai contribuenti, e di restituzione da parte di questi ultimi, di modelli precompilati delle dichiarazioni fiscali. Il sistema del tutoraggio sarà accompagnato dall'istituzione di forme premiali, consistenti in una riduzione degli adempimenti, in favore dei contribuenti che vi aderiscano.

9. Più spazio alla rateizzazione dei debiti tributari;

Per contrastare l'evasione fiscale e contributiva e garantire l'efficacia dell'attività di riscossione il Governo dovrà ampliare l'ambito applicativo della rateizzazione dei debiti tributari. In particolare si prevede: la semplificazione degli adempimenti amministrativi e patrimoniali per accedere alla rateizzazione; la possibilità di richiedere la dilazione del pagamento prima dell'affidamento in carico all'agente della riscossione anche nel caso di accertamento esecutivo; e la complessiva armonizzazione ed omogeneizzazione delle norme in materia di rateazione dei debiti tributari. I ritardi di breve durata nel pagamento di una rata, ovvero errori di limitata entità nel versamento delle rate non dovranno comportare l'automatica decadenza dal beneficio della rateazione.

10. Regimi fiscali: più semplificazione anche sul fronte adempimenti;

Il Governo è poi delegato a riformare gli attuali regimi fiscali per favorire la semplificazione, anche in riferimento alla struttura delle addizionali regionali e comunali. Dovranno essere semplificati anche gli adempimenti, specialmente quelli che ritenuti superflui ai fini del controllo e dell'accertamento da parte dell'amministrazione finanziaria, o comunque non conformi al principio di proporzionalità. Infine dovranno essere semplificate le funzioni dei sostituti d'imposta, dei Caf e degli intermediari, attraverso il potenziamento dell'utilizzo dell'informatica.

11.  Aggiornato il sistema sanzionatorio penale;

L'articolo 8 della delega fiscale disciplina principi e criteri direttivi per la revisione del sistema sanzionatorio penale, che dovrà rispettare criteri di predeterminazione e proporzionalità, dando rilievo alla configurazione del reato tributario per i comportamenti fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e utilizzo di documentazione falsa.

12. Verso la revisione del regime della dichiarazione infedele;

 Per tali fattispecie non potranno comunque essere ridotte le pene minime al di sotto di determinate soglie. Previste anche una definizione più delle fattispecie di elusione ed evasione fiscale e delle relative conseguenze sanzionatorie e la revisione del regime della dichiarazione infedele e del sistema sanzionatorio amministrativo, per meglio correlare le sanzioni all'effettiva gravità dei comportamenti. Chiarita anche la portata applicativa della disciplina del raddoppio dei termini per l'accertamento, in presenza di un reato tributario, prevedendo che tale raddoppio si verifichi soltanto in caso di effettivo invio della denuncia entro un termine correlato allo spirare del termine ordinario di decadenza.

13. Norme ad hoc per gli abusi del money transfer;

La riforma indica anche i principi e i criteri da perseguire nell'introduzione di norme per il rafforzamento dei controlli fiscali, in particolare contrastando le cosiddette frodi carosello, ma anche gli abusi nelle attività di money tranfer o di trasferimento di immobili, i fenomeni di transfer pricing e di delocalizzazione fittizia di impresa, nonché la fattispecie di elusione fiscale.

14.  Processo tributario, interventi a favore del contribuente;

A tutela del contribuente, la delega fiscale prevede la razionalizzazione dell'istituto della conciliazione nel processo tributario, anche per ridurre il contenzioso tributario, e il miglioramento della giurisdizione tributaria con una serie di interventi sulla distribuzione territoriale delle commissioni tributarie e l'ampliamento delle ipotesi in cui il contribuente può stare in giudizio senza assistenza tecnica. Previsto anche l'uso della posta elettronica certificata per comunicazioni e notificazioni, la semplificazione dell'elezione del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, il rafforzamento della qualificazione professionale dei componenti delle commissioni tributarie.

15. Nuova definizione per l'"Autonoma organizzazione";

Il Governo avrà il compito di chiarire la definizione di autonoma organizzazione, adeguandola ai più consolidati princìpi desumibili dalla fonte giurisprudenziale, ai fini della non assoggettabilità dei professionisti, degli artisti e dei piccoli imprenditori all'Irap.

16.  Cambia la tassazione per le imprese e piccoli contribuenti;

In arrivo anche norme per la ridefinizione della tassazione per le imprese e l'imposizione sui redditi. In particolare i decreti legislativi dovranno prevedere: l'assimilazione all'Ires dell'imposizione sui redditi d'impresa, compresi quelli prodotti in forma associata, da assoggettare a un'imposta sul reddito imprenditoriale, con un'aliquota proporzionale allineata all'Ires. Le somme prelevate dall'imprenditore e dai soci (da assoggettare a IRPEF) dovranno essere deducibili dalla predetta imposta sul reddito imprenditoriale. Prevista poi l'introduzione di regimi forfettari per i contribuenti di minori dimensioni, coordinandoli con analoghi regimi vigenti; possibili forme di opzionalità per i contribuenti; semplificazione dell'imposizione su indennità e somme percepite alla cessazione del rapporto di lavoro.

17. Criteri razionali per reddito d'impresa produzione netta My24;

La delega fiscale si occupa anche di ridurre le incertezze nella determinazione del reddito e della produzione netta per favorire l'internazionalizzazione dei soggetti economici operanti in Italia. Per questo, in linea con la legislazione comunitaria, la nuova normativa prescrive l'introduzione di criteri chiari e coerenti con la disciplina di redazione del bilancio, estendendo il regime fiscale oggi previsto per le procedure concorsuali anche ai nuovi istituti introdotti dalla riforma fallimentare e dalla normativa sul sovra indebitamento. Stesso discorso anche su altri fronti come la revisione della disciplina impositiva delle operazioni transfrontaliere, o la revisione dei regimi di deducibilità degli ammortamenti.

18.  Revisione Iva e imposte minori;

La riforma affida al Governo un gran numero di compiti, tra cui la revisione delle cosiddette imposte minori, vale a dire le imposte sulla produzione e sui consumi, di registro, di bollo, ipotecarie e catastali, sulle concessioni governative, sulle assicurazioni e sugli intrattenimenti, privilegiando in particolare la semplificazione degli adempimenti, la razionalizzazione delle aliquote e l'accorpamento o la soppressione di fattispecie particolari. La delega contiene anche i criteri direttivi che il Governo dovrà seguire per la semplificazione dei sistemi speciali Iva nonché l'attuazione del regime del gruppo Iva.

19. Riordino dei giochi pubblici;

Un altro fronte importante di intervento che il legislatore ha delegato al Governo riguarda i giochi pubblici. Oltre ad una raccolta sistematica della disciplina in un codice delle disposizioni sui giochi e ad un riordino del prelievo erariale sui singoli giochi, Palazzo Chigi dovrà occuparsi di introdurre disposizioni specifiche su aspetti collaterali come la tutela dei minori dalla pubblicità dei giochi, la lotta alla ludopatia; il divieto di pubblicità relative ai giochi nelle trasmissioni radiofoniche e televisive. Attesa anche una ridefinizione della normativa dei giochi per quanto riguarda l'imposizione fiscale, l'armonizzazione di aggi e compensi spettanti ai concessionari, e la revisione del sistema sanzionatorio.

20.  Green taxes e promozione della fiscalità ambientale;

L'articolo 15 della delega fiscale affida al Governo il compito di introdurre nuove forme di fiscalità destinate a preservare e garantire l'equilibrio ambientale (green taxes), in raccordo con la tassazione vigente e nel rispetto del principio della neutralità fiscale. In base alle modifiche al testo introdotte al Senato, tale tassazione dovrà essere finalizzata a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili.

21. Riformare il Fisco per ridurre la pressione fiscale;
Chiude l'articolato in cui si sviluppa le delega fiscale norma programmatica che lega la revisione del sistema fiscale all'obbiettivo prioritario di ridurre la pressione tributaria sui contribuenti. Dall'attuazione della delega non potranno quindi derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato né un aumento della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti.
                                                                                   Ruisi Francesco